Giovan Battista Crespi il Cerano_Flagellazione di Cristo_ca_ 1600_Olio su rame_cm_ 52,5x39,5_Isola Bella (Verbania), collection BorromeoAncora per qualche settimana c’è la possibilità di visitare presso il magnifico Musée des Beaux-arts nel Palais Fesch di Ajaccio un’importante rassegna dedicata alla pittura lombarda del Seicento, curata da due fra i suoi maggiori specialisti, Francesco Frangi e Alessandro Morandotti. La mostra mette a fuoco per intero l'arco cronologico secolare attraverso opere di assoluta rilevanza eseguite da tutti i principali protagonisti della scuola lombarda ed è la prima dedicata al tema in terra francese. 

 
Le opere sono suddivise in cinque sezioni organizzate secondo il tradizionale, ma in questo caso più che opportuno, criterio cronologico, che permette di dar conto nei termini più chiari degli sviluppi della pittura lombarda lungo quel secolo cruciale, grazie alla presenza di lavori, fra gli altri, di Cerano, Morazzone, Daniele Crespi, Camillo e Giulio Cesare Procaccini, Tanzio da Varallo, Francesco Cairo, i Nuvolone, per giungere, a cavallo tra XVII e XVIII secolo, a Lanzani e Legnanino. E’ così possibile riconoscere con una certa precisione i caratteri distintivi che donano relativa coerenza e omogeneità a quella tradizione pittorica, soprattutto nei primi tre decenni del secolo, a partire dall’opzione preferenziale in favore di un marcato realismo, di un colorismo potente e intensamente chiaroscurato, di una drammaticità teatrale di notevole impatto sul riguardante e di un accentuato fervore spirituale, inevitabilmente connesso all’esempio di Carlo e Federico Borromeo.
 
La prima sezione della mostra è intitolata “La formation des grands maniéristes lombards du début du XVIIe siècle” e mette in evidenza le molteplici influenze tardo manieriste (romane, emiliane e veneziane) che si possono riscontrare nel percorso di formazione e di definizione di un linguaggio pittorico personale di artisti come Camillo Procaccini, Cerano, Morazzone, Tanzio, attraverso una selezione di loro opere giovanili di piccolo formato e di destinazione privata, per lo più di tema devozionale.
 
Daniele Crespi, David e Saul, Milano, Coll_ KoellikerLa seconda sezione è dedicata a “Les peintres de la peste”, espressione talora impiegata per qualificare la generazione di artisti attivi a Milano tra la fine del XVI e i primi decenni del XVII secolo che richiama il ricorrente riferimento, diretto o implicito, nella pittura dell’epoca alla peste che sconvolse la lombardia e il Veneto fra il 1576 e il 1577. Cerano, Morazzone, Tanzio da Varallo e il giovane Francesco Cairo, furono gli interpreti più appassionati di questa drammatica congiuntura storica, come dimostra il loro impegno nei luoghi sacri dell’arcidiocesi milanese, imperniato sulle scene della Passione di Cristo o della vita dei santi.
 
La terza sezione, ”Une idée de la beauté lombarde”, è imperniata sull’opera di Giulio Cesare Procaccini, Daniele Crespi e dei loro allievi e seguaci. La loro pittura esprime un gusto più classico, sentimentale e aggraziato, che guarda soprattutto ai modelli di Correggio e Parmigianino e stempera la violenza espressiva e i conflitti luministici e compositivi caratteristici degli artisti protagonisti delle sezioni precedenti. L’esasperato patetismo di Cerano, Tanzio, Cairo lascia qui il posto a una religiosità più confidenziale e accostante, configurando un legame con fedele destinatario del messaggio figurativo confortante e profondamente umano. 
 
La quarta sezione, “L’adhésion au baroque”, si focalizza sugli anni centrali del secolo e su pittori ormai riconducibili all’interno della categoria, pur controversa, di “barocco”. Dominano questa parte dell’esposizione le opere di Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone, Johann Christoph Storer, Giovan Battista Discepoli detto lo Zoppo da Lugano, Antonio Busca e Francesco Cairo nella sua produzione matura. Sono presenti sia opere spettacolari di grande formato e destinazione pubblica, sia dipinti di misure contenute e di carattere intimo, come le teste femminili di Cairo, Zoppo da Lugano e Carlo Cornara. Esposti anche dipinti “da cavalletto” di soggetto mitologico e allegorico, destinati alle quadrerie dei principali collezionisti lombardi dell’epoca, eseguiti da Nuvolone, Cairo, Busca e Storer, che testimoniano l’originale ricezione da parte degli artisti locali dei modelli inaggirabili della pittura di Rubens e Van Dyck, combinati con influssi romani e genovesi. 
 
Giulio Cesare Procaccini_Abramo visitato dagli angeli_Torino_Museo Civico di Palazzo MadamaL’ultima sezione della mostra ci accompagna verso i profondi cambiamenti della tradizione locale che si verificano all'approssimarsi del Settecento grazie ad artisti come Andrea Lanzani e Stefano Maria Legnani, detto Legnanino, che assumono un ruolo di primo piano negli ultimi due decenni del XVII secolo con loro stile caratterizzato da una speciale grazia e morbidezza di colorito di stretta, seppur profondamente rielaborata, ispirazione correggesca.
Lu.Bo., 06/09/2014
 
La peinture en Lombardie au XVIIe siècle. La violence des passions et l'idéal de beauté
A cura di Francesco Frangi, Alessandro Morandotti
Ajaccio, Palais Fesch - Musée des Beaux-arts
Fino al 29 settembre

Lunedì, mercoledì e sabato  10.30 - 18.00 
Giovedì e domenica 1200 - 18.00 
Venerdì 12.00 – 18.00
Martedì chiuso

Biglietti:
Intero € 8 - Ridotto € 5
http://www.musee-fesch.com


Didascalie immagini:
1. Giovan Battista Crespi, detto il Cerano (1573-1632)
Flagellazione di Cristo, circa 1600
Olio su rame, 52,5 x 39,5 cm
Isola Bella (Verbania), collezione Borromeo
2. Giulio Cesare Procaccini (1574-1625)
Abramo visitato dai tre angeli, circa 1615-1620
olio su tela, 209 x 132,5 cm
Torino, Museo Civico di Palazzo Madama
3. Daniele Crespi (1597/1600-1630)
David e Saul, circa 1625-1626
Olio su tela, 183 x 138,5 cm
Milano, collezone Koelliker