Francesco Molinari Pradelli nacque a Bologna nel 1911 e frequentò il Liceo musicale “Gian Battista Martini”. Completò la propria formazione musicale a Roma, dove presto si distinse dirigendo, tra l’altro, solisti come Arturo Benedetti Michelangeli e Wilhelm Kempff. A partire dagli anni Quaranta fu presente sulla scena delle principali piazze musicali italiane, mentre con una tournée in Ungheria nel 1949 ebbe inizio il successo internazionale. Fu per sei stagioni consecutive all’Opera di Vienna e riscosse grande successo nei teatri lirici americani, dapprima a San Francisco, poi, dal 1966, al Metropolitan di New York. Assidua fu la sua presenza a Firenze a partire dal 1942, come direttore dell’orchestra del Teatro Comunale, mentre data al 1967 il debutto lirico al Maggio Musicale Fiorentino.

Negli anni Cinquanta il maestro cominciò a coltivare una crescente passione per la pittura, raccogliendo dapprima dipinti dell’Ottocento, quindi rivolgendosi alla
pittura barocca, con una speciale predilezione per la natura morta. Nell’approccio collezionistico di Molinari-Pradelli convivevano inscindibilmente
il piacere del possesso, l’apprezzamento estetico e un genuino desiderio di conoscenza, come testimoniano la biblioteca privata di rango specialistico, la raccolta di fotografie, gli appunti delle sue ricerche storico-artistiche, la fitta corrispondenza epistolare e le relazioni con molti dei principali storici dell’arte dell’epoca, da Roberto Longhi a Federico Zeri, da Francesco Arcangeli a Carlo Volpe, da Ferdinando Bologna a Marcel Roethlinsberger, da Erich Schleier a Giuliano Briganti e a Mina Gregori.
Molinari-Pradelli, peraltro, non basò mai le sue scelte sui pareri degli storici e dei critici, né tanto meno sull’onda delle mode. Non attribuendo ai quadri valore d’investimento, seguì esclusivamente la bussola del suo gusto personale, senza inseguire la politica del “grande nome”, ma solo la qualità intrinseca o storica dei pezzi selezionati.

Attraverso un centinaio di dipinti, la mostra documenta capillarmente le aree privilegiate dal maestro, che fece della pittura del Seicento e del Settecento il suo terreno d’elezione, documentando le diverse scuole italiane e rivolgendo un’attenzione specifica ai bozzetti e ai modelletti.
Prevalenti sono i dipinti di figura della scuola emiliana (con opere di
Pietro Faccini, Mastelletta, Guido Cagnacci, fig. 1,
Marcantonio Franceschini, fig. 3,
e i fratelli Gandolfi), e di quella napoletana (
Luca Giordano, Micco Spadaro, Francesco De Mura, Lorenzo De Caro). Ma non mancano gli artisti veneti (
Palma il Giovane, Alessandro Turchi, Sebastiano Ricci, Giovanni Battista Pittoni), liguri (
Bernardo Strozzi, Bartolomeo Biscaino), lombardi (
Giulio Cesare Procaccini, Carlo Francesco Nuvolone, fra Galgario, Giuseppe Bazzani) e romani (
Gaspard Dughet, Pier Francesco Mola, Lazzaro Baldi, Paolo Monaldi).
La notorietà internazionale della collezione dipende, però, soprattutto dalla ricca sezione di natura morta, che annovera autori come
Jacopo da Empoli, fig. 2,
Luca Forte, Giuseppe Recco, Cristoforo Munari, fig. 4,
Arcangelo Resani, Carlo Magini, presenti con dipinti che spesso sono da annoverare fra i loro maggiori e più celebri capolavori.
Lu. Bo., 14/02/2014
LA STANZE DELLE MUSE. Dipinti barocchi dalla collezione di Francesco Molinari Pradelli
Galleria degli Uffizi, Firenze
11 febbraio – 11 maggio 2014
A cura di Angelo Mazza
BIGLIETTO
intero: € 11.00; ridotto: € 5.50 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 ed i 25 anni
ORARIO
Martedì – Domenica ore 8.15 - 18.50; la biglietteria chiude alle 18.05
Chiuso il lunedì e il 1 maggio
www.unannoadarte.it
Catalogo Giunti Editore, 336 pp., €. 38,00