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A poca distanza dalla recente esposizione dedicata al Novecento, i Musei San Domenico di Forlì ospitano una nuova grande mostra dedicata alla rilettura di un’altra stagione felice dell’arte italiana del secolo scorso.
Sotto le sigle di
Liberty in Italia,
Art Nouveau in Francia,
Jugendstil in area tedesca e mitteleuropea,
Modern Style nei paesi anglosassoni, tra Otto e Novecento si diffuse a livello internazionale un gusto nuovo, che si prefiggeva di superare lo storicismo e il naturalismo dominanti nell’arte del XIX secolo.
Nell’Italia da poco uscita dall’unificazione, il liberty incarnò
l’aspirazione a un linguaggio artistico nazionale, capace di superare i regionalismi e di rappresentare il mondo in rapida e radicale trasformazione grazie al progresso scientifico e tecnologico, quale veniva celebrato nelle grandi Esposizioni nazionali (Palermo, 1891-1892; Torino, 1902; Milano, 1906).
Accanto a questa esplicita tensione “modernista” il Liberty, con una contraddizione solo apparente, intese peraltro recuperare la gloriosissima tradizione rinascimentale, filtrata e resa attuale anche attraverso l’influenza dell’Estetismo e dei Preraffaelliti inglesi.

La mostra si impegna a mettere a fuoco le specificità dello stile liberty attraverso una nutrita rappresentanza di opere di alto livello, fra cui non pochi capolavori della pittura e della scultura non solo italiana all’incirca fra 1890 e 1915. Sono così allineati, lungo le varie sezione della rassegna, artisti che, pur indiscutibilmente distinti per formazione, poetica e linguaggio rivelano una non meno evidente comunanza e affinità di carattere e contenuti, come
Segantini (fig. 2)
, Previati, Boldini, Sartorio (fig. 3)
, Tito, Tallone, De Carolis, Longoni, Stratta, Morbelli, Nomellini, Kienerk, Chini (fig. 1)
, Casorati, Canonica, Andreotti, per limitarsi ad alcune delle personalità più celebri.
La mostra propone anche confronti illuminanti con opere di artisti stranieri, che furono certo interlocutori attivi e influenti dei nostri, come
Klinger, Klimt, von Stuck, Beardsley, Khnopff, Burne-Jones, istituendo altresì, necessariamente, un dialogo serrato con le altre tecniche e forme creative che si identificavano e traducevano gli stessi valori decorativi diffusi attraverso le arte cosiddette maggiori.
Ampio spazio viene così riconosciuto alle arti applicate, nelle sezioni dedicate alla grafica, all’illustrazione, ai manifesti pubblicitari, attraverso i ferri battuti di
Mazzucotelli e Bellotto, le ceramiche di
Chini, Baccarini, Cambellotti, Spertini, Calzi, i manifesti di
Dudovich, Hohenstein, Boccioni, Terzi, Beltrame; i mobili di
Zen, Issel, Basile, Bugatti, Fontana, gli arazzi di
Zecchin.


Attraverso incontri, intrecci e relazioni a volte sorprendenti, la mostra racconta il mito di un’arte totale, trionfante nella stagione della
Belle Époque. Sotto uno slancio vitale apparentemente incontenibile serpeggiava del resto nel Liberty un’inquietudine e un malessere sociale che di lì a poco si sarebbero manifestati tragicamente. Il sogno progressista e l’utopia di una bellezza che doveva cambiare il mondo erano destinati a infrangersi definitivamente allo scoppiare della Grande Guerra.
La mostra è curata da Maria Flora Giubilei, Fernando Mazzocca e Alessandra Tiddia. La direzione generale dell’esposizione è di Gianfranco Brunelli.
(25/03/2014)
Liberty. Uno stile per l’Italia moderna
Forlì, Musei San Domenico, piazza Guido da Montefeltro 12
1 febbraio – 15 giugno 2014
Orario di Visita
da martedì a venerdì: 9.30-19.00; sabato, domenica, giorni festivi: 9.30-20.00. Lunedì chiuso.
21 aprile e 2 giugno aperto.
La biglietteria chiude un’ora prima.
Informazioni e Prenotazioni:
tel: 199 15 11 34
mostraliberty@civita.it
www.mostraliberty.it