di Maria Cristina Bibbi
I dipinti attribuiti con certezza alla mano di Leonardo da Vinci sono meno di venti e non c’è quindi da stupirsi se da decenni studiosi, mercanti e collezionisti vadano alla ricerca dei suoi capolavori perduti.
Uno di questi è il
Salvator Mundi, acquistato all’asta per 450 milioni di dollari dal Louvre di Abu Dhabi e localizzato recentemente sullo yacht, il Serene, ancorato nel porto di Sharm el-Sheikh, del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
A dichiararlo è stato il sito Artnet.com, che ha messo la parola
end anche a un giallo, che ormai andava avanti da oltre un anno.
Il quadro è “scomparso” subito dopo essere stato assegnato per la cifra
record di quasi mezzo miliardo di dollari da Christie’s nel 2017 a degli emissari del museo emiratino.
La tela avrebbe dovuto essere presente nell’Aprile dell’anno scorso in una mostra, che è stata però dapprima rinviata e poi annullata, senza una chiara motivazione.
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Alla fine la direzione del museo ha ammesso, lo scorso 30 marzo, che non era in grado di sapere dove si trovasse il quadro.
Esperti d’arte e sostenitori del Genio da Vinci, di cui si celebra quest’anno il quinto Centenario dalla sua morte, hanno invece individuato la “rotta” giusta.
La collocazione è stata confermata ad Artnet.com da due “funzionari coinvolti nella transazione” di Christie’s, rimasti nell’anonimato.
La presenza dell’opera a bordo dovrebbe però essere transitoria, in quanto il principe ha in progetto di realizzare un grande centro di esibizioni nella località turistica di Al-Ula, la “Petra saudita”, dove il quadro troverà la sua ubicazione.
L’inaugurazione è prevista per la fine di quest’anno e di certo la presenza di uno dei più noti capolavori del Rinascimento attirerà un numero maggiore di visitatori e turisti.
Il Salvator Mundi non è l’unico quadro a trovarsi al centro di una storia misteriosa: “nella Milano del XXI secolo secolo si giunge infatti alla sconvolgente rivelazione che la psicoterapeuta e fotografa Adele Cattaneo, giovane ed avvenente studiosa, decifra per prima la firma nascosta dell’artista, cui alludono le mani dei personaggi di una delle sue opere più famose ed enigmatiche, la Vergine delle rocce” (cit. presentazione del libro).
Esistono due versioni del quadro: uno esposto al Louvre ed un secondo conservato presso la National Gallery di Londra.
I personaggi nella scena inglese sono delineati da linee più definite e precise rispetto alla versione francese. Inoltre i toni della Vergine di Parigi sono molto più impalpabili e soffusi, al contrario di quella successiva in cui sono decisamente più evidenti ed “ombreggiati”.
Infine nel quadro del Louvre vi sono delle riproduzioni botanicamente accurate di piante reali, mentre in quello londinese fioriscono da guizzi di fantasia.
La prima versione fu
realizzata nel periodo milanese di Leonardo su commissione della Confraternita della Immacolata Concezione, per la loro cappella della chiesa di San Francesco Grande. Data la lunga controversia scaturita tra le due parti è ipotizzabile che la seconda sia stata realizzata, per accordarsi alle diverse richieste dei committenti.
Nell'opera viene rappresentata la Vergine che, insieme a Gesù bambino, incontra il piccolo San Giovanni Battista in un luogo deserto, ove si erano rifugiati, a seguito della strage degli innocenti, voluta da Erode. La Madonna mostra la sua infinita amorevolezza nei confronti di Giovannino, poggiando la mano sulla sua spalla, con un gesto che lo mette sotto la protezione dell'Arcangelo Gabriele, che appare alla sua destra. Nel contempo Gesù, seduto in basso e sorretto dall’angelo, indirizza un istintivo ma profondissimo gesto di benedizione a San Giovanni bambino.
L'originalità di questa immagine, da cui ha poi origine il titolo, con il quale noi tutti la conosciamo, è di aver inserito una scena iconografica sacra già ampiamente utilizzata, in un panorama roccioso di grande suggestione e fascino, che occupa quasi metà dell'opera e che sembra mimare e richiamare il movimento della mano protettiva della Vergine. Leonardo tramite i suoi personaggi si avvale infatti del linguaggio delle mani e delle possibilità offerte dalla diramazione “connettiva” dello spazio. E’ un po’ quello che si avverte anche guardando l’Annunciata, opera del pittore siciliano del Quattrocento Antonello da Messina, con la lieve ed impercettibile rotazione della sua figura e il movimento della mano, che danno naturalezza alla composizione, mentre lo sguardo etereo e le dita sono sospese in una dimensione astratta. Anche nella Vergine delle Rocce la mano benedicente è stata spostata in avanti, in modo da accentuare le valenze spaziali della composizione stessa.
Il gioco di luci e di ombre, che avvolgono le figure, è creato con sapiente tecnica sfumata e osservandolo ci riporta indietro nel tempo con un flash back.
Siamo in Italia ed è il 25 aprile 1483.
Leonardo da Vinci è ormai un pittore affermato e ha una reputazione di tutto rispetto, che lo porta ad essere conteso dai vari committenti.
Nel contratto stipulato per l’esecuzione della Madonna delle rocce, si legge chiaramente, che l’artista è indicato come “Maestro”.
Nono solo: c’è anche scritto, che il soggetto per il pannello centrale della pala d’altare doveva raffigurare una scena con la Vergine Maria e Gesù Bambino, in compagnia di due profeti, Davide e Isaia, sorvolati da degli angeli.
La data di consegna del lavoro è l’8 dicembre 1483, il giorno dell’Immacolata Concezione.
Leonardo ed i suoi collaboratori, tra cui Ambrogio de Predis, portarono a termine l’incarico in tempo, ma il vero problema fu il pagamento.
I committenti non intendevano pagare gli artisti per l’importo concordato, in quanto non erano pienamente soddisfatti del loro lavoro, soprattutto per le modifiche, che erano state apportate al progetto originale.
Fu l’inizio di un’interminabile trattativa.
Il pittore chiede invano un ulteriore pagamento al termine e alla consegna dell’opera.
Leonardo e i suoi committenti continuano a discutere fino al 1503.
Dopo aver concluso il lavoro, non ci sono più informazioni sicure sugli spostamenti del quadro
Una cosa però è certa.
Nel 1625 il capolavoro è a Fontainebleau, in Francia, come risulta dagli scritti del collezionista Cassiano dal Pozzo.
Successivamente, nel 1806, sarà il restauratore Hacquin a trasferire l’originale del pannello di Leonardo su di una tela.
Infine l’opera arriva al Louvre, dove si trova tutt’oggi.
Ora “a guidare Adele verso una rivoluzionaria scoperta è la misteriosa relazione che, attraverso il tempo e lo spazio, lega la sua esistenza a quella del genio più ammirato del Rinascimento italiano.
Un intreccio straordinariamente calzante e serrato fra scienza e letteratura dà così vita a un romanzo, dove il lettore viene catapultato nei continui colpi di scena suscitati da un vertiginoso gioco di specchi. È come se le estreme esperienze sperimentate da Leonardo alla corte di Ludovico il Moro, fra macabre camere oscure e labirinti abitati da invisibili potenze, evocassero le peripezie affrontate da Adele nell’Italia dei nostri giorni, dove è a sua volta chiamata a sfidare le tenebre in compagnia del piccolo Edmondo, bambino sordo di cui deve prendersi cura” (cit. presentazione libro).
Si terrà il 18 giugno alle 18.30 presso la Feltrinelli di Piazza Piemonte, a Milano, la presentazione del volume edito da Skira “L’ultimo messaggio di Leonardo”, di Maria Pirulli e Stefano Ferrio. Interviene nel dialogo con gli autori Gianfelice Facchetti.
Maria Pirulli, specializzata nelle disabilità sensoriali, è autrice del saggio “La lingua dei segni nella Vergine delle rocce. Un'ipotesi sulla firma di Leonardo”, lo studio scientifico, da cui ha tratto spunto per la realizzazione di questo romanzo.
Stefano Ferrio, giornalista e scrittore, dopo aver scritto per “Il Giornale di Vicenza”, “l’Unità”, “Diario”, “Il Venerdì di Repubblica”, attualmente collabora con il Corriere del Veneto e Lettera 43.
Un romanzo che fa luce sugli aspetti più nascosti e segreti di Leonardo da Vinci, di cui solo ora si viene a conoscenza.
Del resto lui era un abile comunicatore silenzioso, dote artistica inusuale per i tempi.
E noi lo prendiamo in parola.
Info
Feltrinelli, piazza Piemonte
Martedì 18 Giugno ore 18.30
L’ultimo messaggio di Leonardo, Maria Pirulli Stefano Ferrio, Edizioni Skira
Lucia Crespi, Ufficio Stampa Skira
Telefono: 02/ 89415532 – 02/ 89401645
E-mail: lucia@luciacrespi.it