LA MOSTRA - Attraverso diciotto ritratti – appartenenti alla “collezione nascosta” dell’Accademia Carrara, distribuiti in quattro sezioni (La città degli artisti, La città delle professioni, La città dell’aristocrazia La città al femminile) – il pubblico potrà ripercorrere, da un punto di vista inedito, una storia di Bergamo e dei bergamaschi tra Ottocento e Novecento. 
Nell’ambito del suo storico progetto Grandi Restauri, Fondazione Creberg si è assunta il compito di effettuare importanti interventi di ripristino su due opere monumentali (4 x 4 m ciascuna) realizzate da Simone Peterzano per la Chiesa di San Barnaba in Milano. Per la mostra autunnale a Palazzo Creberg – curata da Angelo Piazzoli e Paolo Plebani – Fondazione Creberg ha ottenuto in prestito da Accademia Carrara sedici dipinti appartenenti alla “collezione nascosta”, ovvero una selezione di opere che normalmente non sono fruibili nel percorso museale, di grande interesse per il pubblico bergamasco in quanto strettamente legate al territorio. A completamento del progetto espositivo vengono presentati due capolavori della Pinacoteca normalmente collocati nelle sale del museo cittadino (l’affascinante Ritratto di Bice Presti Tasca di Giacomo Trécourt e la straordinaria Ragazza con rose di Cesare Tallone).
 “Attraverso diciotto ritratti distribuiti in quattro sezioni (La città degli artisti, La città delle professioni, La città dell’aristocrazia e La città al femminile) il pubblico potrà ripercorrere parte della storia di Bergamo e dei bergamaschi tra Ottocento e Novecento – ricorda Angelo Piazzoli, Segretario Generale della Fondazione Creberg – con ritratti che lasciano percepire i cambiamenti di gusto che si manifestano nella classe borghese e aristocratica. Specchiandoci in queste opere, suggestive e dense di fascino, per un mese vivremo a Palazzo Creberg avvolti nella meraviglia che quotidianamente si respira nella celebre Pinacoteca, rafforzata dall’ammirazione suscitata dai capolavori restaurati di Peterzano e di Palma il Giovane.” I ritratti ufficiali, mondani, intimisti, romantici – dipinti dai migliori protagonisti della pittura locale (tra cui Giuseppe Diotti, Giovanni Carnovali detto il Piccio, Francesco Coghetti, Giacomo Trécourt, Cesare Tallone, Giorgio Oprandi) – lasciano trasparire i cambiamenti di gusto che, in particolare, si manifestano nella classe borghese e aristocratica. Soprattutto con Giovanni Carnovali detto il Piccio – uno degli allievi più interessati della Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara e con Cesare Tallone, grande interprete del ritratto prima che il genere fosse sostituito dalla fotografia, nonché direttore della Scuola dal 1884 al 1899 – prosegue quella tradizione per una ritrattistica franca e veritiera che già dal Cinquecento aveva caratterizzato la storia artistica cittadina.
Maria Cristina Rodeschini, Direttore dell’Accademia Carrara, sottolinea che “questa scelta di ritratti ottocenteschi e di primo novecento dalle collezioni dell’Accademia Carrara è la costruzione di un racconto della città, un’indagine intorno a una comunità di cui narrare l’articolazione sociale, fatta non solo da uomini, ma anche da donne e bambini. La ricerca, condotta con la consueta cura da Paolo Plebani, ha assicurato diverse novità sui personaggi raffigurati, anche dal punto di vista dell’informazione storica. Ha dato esiti interessanti il confronto tra pittura e fotografia, poiché l’affermarsi di quest’arte nella seconda metà dell’Ottocento, oltre a introdurre una tecnica rivoluzionaria, ha fatto bene alla pittura che ha dovuto necessariamente rinnovare in modo profondo se stessa nel suo rapporto con la realtà. Lo specchio della città” è un progetto di studio ed espositivo che, nell’aver stimolato una ricerca puntuale, offre un caleidoscopico atlante dell’esistenza delle persone ritratte. Si tratta di una mostra che condivide molto con la città e proprio per questo i cittadini di Bergamo sono invitati a visitarla come opportunità di un incontro con un pezzo della propria storia.
Nell’ambito dell’iniziativa “Grandi Restauri” sono esposti nel Salone principale del Palazzo Storico del Credito Bergamasco quattro capolavori di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, riportati al loro originario splendore grazie alla sapiente opera dei restauratori incaricati dalla Fondazione.
Palma il Giovane è annoverato tra i più fecondi pittori del tardo Cinquecento ed è una figura importante per il nostro territorio non soltanto perché ebbe diverse committenze nella bergamasca – all’epoca sotto il dominio veneto – ma soprattutto perché, sebbene nato a Venezia, vanta origini serinesi sia da parte del padre Antonio, pittore, che del famoso prozio, l’artista Jacopo Negretti detto Palma il Vecchio.
Le opere di Palma il Giovane, grande studioso della lezione di Tiziano, colloquiano perfettamente con il telero del suo contemporaneo Simone Peterzano che del maestro cadorino fu allievo.
Andrea Lutti e Sabrina Moschitta hanno curato a Palazzo Creberg il restauro della Adorazione dei Pastori, proveniente dalla Chiesa di Sant’Andrea in Bergamo Alta e donato alla chiesa nel 1848 dal Conte Guglielmo Lochis, la cui collezione, giunta in Accademia Carrara dopo la sua morte, costituisce una parte fondamentale del museo. Nel monumentale dipinto (olio su tela, cm 238x155) il sacro avvenimento è presentato in un’insolita invenzione architettonica che funge da piccolo palcoscenico. La pulitura dell’opera ha evidenziato da subito la rilevanza dell’intervento svelando, nel contempo, dei dettagli inconsueti.
La Fondazione Credito Bergamasco ha affidato a Francesca Ravelli il restauro di due significative opere di Palma il Giovane. San Francesco d’Assisi riceve le stimmate, (olio su tela, cm 223x121) è firmato e datato 1595 e proviene dalla Chiesa di San Rocco in Bianzano. Un’opera di forte impatto emotivo dove il Santo, quasi a grandezza naturale, si staglia sull’apertura paesaggistica di sfondo animata dalla figura di frate Leone spaventato dall’evento sovrannaturale. I dettagli del viso dolce ed espressivo, gli occhi arrossati e il minuscolo teschio, memento mori che ne adorna il saio, ne fanno un assoluto capolavoro.  La Presentazione di Gesù al tempio (olio su tela, cm 269x166) – proveniente dalla Chiesa di Sant’Alessandro in Viadanica – evoca i forti richiami del colorismo veneziano con i rossi squillanti e i blu profondi delle vesti dei personaggi tra cui l’indimenticabile sacerdote dal volto reso con precisione naturalistica.
Da ultimo, la splendida Trinità con Cristo morto in gloria e angeli, Sant’Anna e Maria giovinetta, l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo (olio su tela, cm 294,5x187), appartenente alla Collezione della Accademia Carrara, è stata oggetto di un importante intervento di restauro – sostenuto economicamente dalla Fondazione Creberg – affidato dalla Pinacoteca alle cure di Antonio Zaccaria. La bellezza dell’immagine si condensa nel corpo di Cristo sorretto da Dio Padre nel registro superiore mentre nel registro inferiore l’attenzione è richiamata dall’elegantissimo arcangelo che accompagna Tobiolo nel leggendario viaggio per guarire il padre dalla cecità.
 
Redazione ottobre 2019 FONTE C.S.