DE_HOOCH_002mCominciamo col dire che la mostra bolognese presenta una panoramica, sintetica ma piuttosto esaustiva, della pittura olandese del Seicento (la “Golden Age”, come pomposamente si usa definirla) nei suoi autori e nei suoi generi principali, attraverso un blocco di una quarantina di dipinti proveniente da uno dei più importanti musei olandesi di arte antica, il Mauritshuis dell’Aia. In coincidenza di una lunga chiusura al pubblico per lavori di ristrutturazione, la direzione del museo ha infatti organizzato un fitto tour internazionale di una selezione delle sue opere più rappresentative, di cui la mostra di Palazzo Fava costituisce l’ultima tappa, l’unica europea prima del definitivo ritorno a casa per la riapertura prevista il prossimo 27 giugno.


Sebbene, dunque, si tratti per così dire di un’esposizione “monografica” della gloriosa istituzione, e non certo di una mostra-dossier sulla “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer, quest’ultima (tra le icone del museo, naturalmente) ha catalizzato e risucchiato come un buco nero l’attenzione del pubblico e della stampa, con un’operazione di marketing forse inevitabile ma senza alcun dubbio di basso profilo, che ha puntato esclusivamente su quell’unico dipinto celeberrimo (reso tale, com’è noto, anche grazie al sostanzioso, seppur recente, contributo di cinema e letteratura) attraverso un implacabile tam tam comunicativo: al punto che molti, comprese tante persone avvedute, si erano convinti che la mostra consistesse di quell’unica tela, e andasse così a incrementare con un nuovo spettacolare capitolo la deriva un po’ ottusa dei one-piece-show, sempre più in voga nel mondo non di rado scassato, roboante e cialtronesco delle mostre d’arte.

steen003mIn effetti, non è facilissimo parlare col necessario equilibrio di una mostra così. Tomaso Montanari, non senza buoni argomenti, ha stroncato l'evento sulle pagine del “Fatto Quotidiano” del 10 febbraio (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/10/la-ragazza-con-lorecchino-di-perla-marketing-o-conoscenza/875749/). E’ vero che il genere “capolavori in tournée dai grandi musei”, blockbuster pre-confezionato per definizione, non è il più sofisticato sotto il profilo del progetto critico o della funzione pedagogica: ma, occorre aggiungere, non è nemmeno necessariamente ignobile o vuoto; tanto più, come in questo caso, quando permette di continuare a godere di opere importanti in periodi di inagibilità delle loro sedi permanenti e quando presenta una rassegna coerente di opere.
Inoltre, com’è noto, l’Italia non detiene nuclei di primo piano di arte olandese del Seicento, né si può sostenere che L’Aia sia tra le mete più frequentate dal nostro turismo. Del tutto innegabile è, altresì, il tenore odiosamente e perfino grottescamente pubblicitario con cui l’operazione è stata lanciata, a riprova di come nell’ambito della cultura una comunicazione non qualificata e votata solo al quantitativo possa avvolgere di un abito kitsch, e impoverire di significato, anche le proposte più dignitose (per farsi un'idea riportiamo solo qualche riga dell'introduzione di Marco Goldin, co-curatore dell'edizione italiana della mostra, che da un anno si legge sul sito della società organizzatrice, http://www.lineadombra.it/ragazza-con-orecchino/la-mostra: "La ragazza con l’orecchino di perla. Pochi altri titoli al mondo evocano, come questo, il senso di una immediata riconoscibilità, di una conoscenza acquisita, di una bellezza suprema e misteriosa. Il riferimento istantaneo, per tutti, a un’immagine ... Assieme alla Gioconda e all’Urlo, si tratta del quadro più conosciuto e più amato nel mondo. Opere delle quali non è nemmeno necessario ricordare l’autore, poiché nel titolo è già detto e riconosciuto il loro peraltro indicibile fascino. Conservato a L’Aia ... fa di quella città olandese uno dei luoghi maggiormente visitati dagli amanti della bellezza. Tutti con l’unico pensiero in testa di andare a incontrare La ragazza con l’orecchino di perla ...").

REMBRANDT_007mA maggior merito dell’esposizione va però evidenziato che la cosiddetta Ragazza con l’orecchino di perla è accompagnata a Bologna da molte altre opere di indiscutibile qualità e importanza, fra le quali un secondo dipinto comunemente riferito (pur con qualche non trascurabile dissenso) all’attività giovanile dello stesso Vermeer, Diana e le ninfe, e svariati capolavori di molti degli attori principali della scena artistica olandese del Seicento: da Rembrandt a Frans Hals, da Pieter de Hooch a Gerard Ter Borch, da Pieter Claesz a Gerrit Van Honthorst, da Jacob Ruisdael a Jan Steen.
I dipinti sono quindi stati correttamente suddivisi in sei sezioni tematiche: la prima legata alla storia del Mauritshuis, tesa a raccontare la prestigiosa istituzione attraverso cinque tele dal Seicento all’Ottocento; la seconda dedicata al genere del paesaggio (con 8 opere superbe e autenticamente rappresentative di Meindert Hobbema, Jan Van Goyen, Jacob Ruysdael, Salomon van Ruysdael, Gerrit Berckheyde, Jan Both, Paulus Potter); la terza alla ritrattistica (8 dipinti di Rembrandt, Hals, Ter Borch, Honthorst, Govaert Flick): la quarta alle scena di interni con figure (11 lavori di Rembrandt, de Hooch, Steen, Ter Borch, Ostade, Vermeer, Emanuel De Witte, Nicolaes Maes); la quinta alle nature morte (5 opere di Pieter Claesz, Adriaen Coorte, Carel Fabritius, Willem Claesz Heda); e infine l’ultima, riservata - in religioso isolamento, a ribadirne il ruolo di sacra reliquia artistica - alla Ragazza vermeeriana: ulteriore dimostrazione di come il sommo artista di Delft abbia ormai effettuato l’ultimo scatto nella percezione diffusa, per non dire nell’immaginario collettivo, guadagnando una popolarità e una capacità di irresistibile richiamo di massa prossimo alle super-star dell’arte antica (Caravaggio, Leonardo, gli impressionisti…), per andarsi a piazzare in quella zona liminare dove opere e biografia, mito e realtà, emozioni autentiche e auto-inganno coesistono ormai inscindibilmente.

VERMEER_003mCome già per la Gioconda, la nebulosa aura cultuale e la notorietà trasversale che oggi accompagnano e si sovrappongono alla pur sempre favolosa effige vermeeriana che dà il titolo alla mostra bolognese sono un fenomeno che trascende largamente l’arte e l’amore per l’arte, e contro cui gli studiosi non possono nulla.
Sono materia per sociologi o storici della cultura, che è certo necessario analizzare, demitizzare e decostruire. Fatto che però, di per sé, non dovrebbe impedirci di considerare questi oggetti, per quanto senz’altro divenuti loro malgrado feticci consumistici, anche per quello che intrinsecamente essi sono: bellissimi dipinti.
Luca Bortolotti, 16/02/2014

La ragazza con l’orecchino di perla. Il mito della Golden Age da Vermeer a Rembrandt. Capolavori dal Mauritshuis

Bologna, Palazzo Fava
FINO AL 25 MAGGIO 2014
a cura di Marco Goldin, Emilie E.S. Gordenker, Quentin Buvelot, Ariane van Suchtelen, Lea van der Vinde

ORARIO MOSTRA
da lunedì a giovedì: ore 9-20
venerdì e domenica: ore 9-21
sabato: ore 9-22

Biglietti con prenotazione:
Intero € 13,00
Ridotto € 10,00: studenti universitari fino a 26 anni con tessera di riconoscimento, oltre i 65 anni
Ridotto € 7,00: minorenni (6-17 anni)


HALS_007mDidascalie immagini:
1. Pieter de Hooch, Uomo che fuma e donna che beve in un cortile, 1658-1660 circa
olio su tela, cm 78 x 65
L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis, dono di Mr e Mrs Ten Cate-van Wulfften Palthe, Almelo, 1947
(Inv. n. 835) © L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
2.
Jan Steen, Ragazza che mangia ostriche, 1658-1660 circa
olio su tavola (arrotondata in cima), cm 20,5 x 14,5
L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis, dono di Sir Henri W.A. Deterding, Londra, 1936
(Inv. n. 818) © L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis

3. Rembrandt van Rijn, Canto di lode di Simeone, 1631
olio su tavola, cm 60,9 x 47,9
L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis, per successione ereditaria al principe Guglielmo V, L’Aia, fino al 1795
(Inv. n. 145) © L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
4. Johannes Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla, 1665 circa
olio su tela, cm 44,5 x 39
L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis, lascito di Arnoldus Andries des Tombe, L’Aia, 1903
(Inv. n. 670) © L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis
5. Frans Hals, Ritratto di Aletta Hanemans (1606-1653), 1625
olio su tela, cm 123,8 x 98,3
L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis, trasferito al Mauritshuis nel 1881
(Inv. n. 460) © L’Aia, Gabinetto reale di pitture Mauritshuis