Nato nel 2003 come uno spazio dedicato esclusivamente al cinema, perlopiù di produzione indipendente, con l’intento di mostrare opere nazionali e internazionali circolate pochissimo nelle sale cinematografiche, il Festival ha poi allargato progressivamente i suoi orizzonti, inaugurando già nel 2006 una sezione dedicata alla fotografia con Fotocoppie & ritratti ’80 del fiorentino Maurizio Berlincioni. Da allora, la sezione si è trasformata in un appuntamento fisso nel contesto della manifestazione, ospitando gli allestimenti di Queer Remix, Back on Marble di Francesco Astolfi, Play with us, play different!, un’installazione di Aftortwo creative group, Queer Faces di Filippo Milani e visual ARTivist di Zanele Muholi.
Quest’anno la programmazione artistica del Festival, come sempre ricca di appuntamenti anche per quanto riguarda il teatro e la letteratura, comprende due mostre fotografiche molto interessanti e riserva altresì uno spazio alla video arte del regista veneziano Daniele Sartori, che presenta What about Alice? (fig. 1), una rivisitazione in chiave dark del mondo incantato della favola di Carroll.
Il 26 ottobre, presso lo IED – Istituto Europeo di Design di Firenze, apre The Pink Choice della vietnamita Maika Elan (fig. 2), vincitrice dei premi “World Press Photo” 2013 e il “Pride Photo Award”. L’esposizione è costituita da trentadue scatti che ritraggono scene d'intimità di coppie vietnamite omosessuali: con essi Elan allude al cambiamento che sta avvenendo nel suo Paese sul piano dei diritti, una svolta testimoniata dal primo Gay Pride ad Hanoi nel 2012 e, sempre nello stesso anno, dall’apertura del governo alla possibilità (in futuro) dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nelle sue foto l’autrice lavora sulla restituzione della dimensione di normale e intima quotidianità delle coppie ritratte, attraverso la messa a fuoco di alcuni semplici gesti della vita di ogni giorno (fig. 3).
Tuttavia, la prima mostra in scaletta è Corpovisione della fotografa campana Sandra Nastri – vernissage il 19 ottobre prossimo presso la sede di IREOS – che comprende una selezione di immagini che hanno quale oggetto di indagine il corpo e le sue relazioni con lo spazio. Per l’occasione abbiamo incontrato Sandra Nastri, che ha esposto per ArtGallery di Milano, per il Premio Arte Laguna, per il KunStart di Bolzano, per Espace Culturel Bertin Poirée di Parigi, per Adiacenze di Bologna, e ha collaborato con diversi grandi fotografi come Gianni Berengo Gardin. Le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa del suo lavoro per il Florence Queer Festival.
GB: Come nasce Corpovisione e quali sono le tematiche che affronti?
SN: Corpovisione è un progetto fotografico che riunisce un insieme di lavori che ho realizzato nell’arco di circa dieci anni, il cui obiettivo d’indagine è il corpo. La mostra parte con le foto di Precisione e metamorfosi, in cui la mia ricerca aveva lo scopo di sondare la geometria dei corpi, le spigolosità, i pieni e i vuoti delle linee di cui siamo composti, le superfici della pelle con le sue naturali irregolarità costituite dai peli, dai nei, dalle cicatrici (fig. 4). In quel frangente mi sono servita di modelle e modelli, e ho lavorato in studio, in analogico e rigorosamente in bianco e nero. Il percorso espositivo prosegue con In fondo alla scatola, in cui il soggetto è rimasto il corpo, ma l’attenzione da esterna è divenuta interna (fig. 5).
Si potrebbe dire che ho spostato l’obiettivo su di me. In questo modo sono nati i primi autoscatti, sempre in bianco/nero, in cui il corpo era materia presente ma nello stesso tempo costantemente negata. Sulla scorta di un percorso che compivo in quegl’anni, nel 2005 è nata anche la collaborazione con le coreografe Frida Vannini e Sara Wiktorowicz che, nel contesto del XII Festival di Fondazione Europa, ha dato avvio al cantiere di Interlinea. Entrambe lavoravano a un progetto coreografico chiamato In-Side, in cui sviluppavano il rapporto tra donna e nutrimento in relazione al parto e alla maternità. Io le ho seguite durante le loro performance e le ho fotografate mentre ballavano davanti alle videoproiezioni dei frammenti di loro precedenti esibizioni per In-Side. La collaborazione mi ha avviato alla pellicola a colori, sempre in analogico, con cui ho potuto far emergere con più intensità le sovrapposizioni casuali che si instauravano tra i corpi nudi delle artiste e le proiezioni che le invadevano, creando una sorta di seconda pelle (fig. 6). Il passaggio verso un’ulteriore dimensione e percezione del corpo è avvenuta con Inside (fig. 7) che rappresenta un’apertura verso una graduale ma inesorabile spersonalizzazione del corpo, oggetto tra gli oggetti, parte di un tessuto inanimato in cui il tempo è arrivato al grado zero. Da qui sono giunta ai polittici Senza titolo (fig. 8), i miei ultimi lavori.
GB: su un piano puramente ontologico, cosa rappresenta per te il corpo e in che modo è «[…] superficie di viaggio attraversabile»?
SN: Il corpo è un tessuto su cui è scritta la storia di ognuno di noi, e tuttavia può diventare, preso nelle sue singole parti, frammento di un luogo irriconoscibile, la base reale e materica per una ricerca che vira all’astratto. Nel tempo le mie indagini mi hanno portata a modificare la visione del corpo: all’inizio era il centro focale di ogni cosa, quasi un totem sacro, l’espressione più compiuta del sé. Man mano è divenuto solo un corpo, a volte in armonia e altre volte imprigionato tra gli oggetti e gli arredi del quotidiano, come accade pienamente nei Senza titolo. In queste serie di scatti ho lavorato più sul ritmo e le corrispondenze; ho selezionato i contesti, in alcune situazioni case disabitate, cui ho fatto seguire le immagini del mio corpo secondo un processo di restituzione della memoria.
GB: Nei tuoi lavori ti sei confrontata in particolare con lo sviluppo fotografico in camera oscura, ma poi anche con il digitale. Puoi spiegarci meglio il valore della tecnica nella ricerca creativa che ti proponi di affrontare?
SN: Cambiando la ricerca e l'itinerario rispetto al tema del corpo sono cambiati anche gli strumenti e la tecnica. L'uso della pellicola bianco/nero e la scelta di luci in studio in lavori come Precisione e metamorfosi e In fondo alla scatola era strumentale a un’indagine che mirava all’immagine pura, non manipolata. Il colore, prescindendo da Interlinea, in cui ho lavorato ancora con la fotografia analogica, è arrivato con la fotografia digitale e a partire da Inside.
GB: Su cosa stai lavorando in questo momento?
SN: Si è chiusa il 10 ottobre la mostra collettiva organizzata come ultima tappa del progetto Sense of community #5, con la cura di Silvia Petronici, allestita negli spazi della galleria Adiacenze di Bologna. L’esposizione rientrava tra gli eventi bolognesi della nona “Giornata del Contemporaneo”, che ha coinvolto musei, gallerie e istituzioni legate all’arte contemporanea di tutta Italia. Io ho lavorato sull’installazione dal titolo Respiro, in cui ho inserito una zolla di terra e d’erba tra le grate che stanno all’ingresso della galleria d’arte, illuminandola con una luce che ho posizionato nel piano sotterraneo. In questo lavoro ho sviluppato il tema del contenuto simbolico della soglia, passaggio che ho immaginato come un corpo vivente e sacralizzato che il fruitore è costretto a guardare per scoprire che sotto il piano calpestabile c’è altro, come sotto la soglia del visibile e del consapevole. La terra in questo caso è la sede della memoria, la radice di senso da cui origina il discorso che si svolge in piena luce.
Giulia Bonardi, 14/10/2013
FLORENCE QUEER FESTIVAL
Firenze, 19 ottobre – 1 dicembre 2013
SANDRA NASTRI, Corpovisione
Vernissage 19 ottobre, ore 18.00
Orari della mostra:
Lunedì-Giovedì dalle 18.00 alle 20.00
Venerdì – Sabato – Domenica CHIUSO
IREOS – Centro Servizi Autogestito Comunità Queer
Via de’ Serragli, 3 (Ponte alla Carraia)
50124 – Firenze
Tel. e fax 055216907/e-mail: info@ireos.org
Ingresso gratuito
MAIKA ELAN, The Pink Choice
Vernissage 26 ottobre, ore 18.00
IED – Istituto Europeo di Design
Via M. Bufalini 6/r 50122 Firenze t. 055 29821 – 055 2645685
Orari mostra:
Lunedì – Giovedì : 9.00 – 21.30
Venerdì: 9.00 – 18.00
Sabato: 10.00 – 18.00
Ingresso gratuito
DANIELE SARTORI, What about Alice?
Presentazione 26 ottobre, ore 19.30
IED – Istituto Europeo di Design
Via M. Bufalini 6/r 50122 Firenze t. 055 29821 – 055 2645685
Ingresso libero
Programmazione: http://www.florencequeerfestival.it/
Didascalie delle immagini
1. Daniele Sartori, fotogramma di What about Alice? (copyright Sartori)
2. Maika Elan, TPC 02, fotografia digitale, 2011 (cortesia del Florence Queer Festival)
3. Maika Elan, TPC 05, fotografia digitale, 2011 (cortesia del Florence Queer Festival)
4. Sandra Nastri, Precisione e metamorfosi, fotografia analogica b/n, stampa su carta baritata, 2000 (cortesia dell’artista)
5. Sandra Nastri, In fondo alla scatola, fotografia analogica b/n, stampa su carta baritata, 2000 (cortesia dell’artista)
6. Sandra Nastri, Interlinea, fotografia analogica, stampa ink jet, cm 50x60, 2005 (cortesia dell’artista)
7. Sandra Nastri, Inside, fotografia digitale, stampa ink jet, cm 45x60, 2007 (cortesia dell’artista)
8. Sandra Nastri, Untitled, fotografia digitale, stampa ink jet, cm 25x100, 2013 (cortesia dell’artista)