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Il 15 gennaio scorso è stata inaugurata, dopo oltre dieci anni di lavori, la nuova struttura della Biblioteca Hertziana. L’apertura al pubblico è invece prevista per il primo di febbraio.

Si concretizza finalmente, dunque, l’opportunità di tornare a fruire dell’ingente patrimonio librario di un’istituzione di riferimento per gli studi storico-artistici, senza i vincoli imposti dalla accessibilità parziale che l’Hertziana ha comunque generosamente garantito presso la biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna durante le fasi della ristrutturazione.
L’evento, va da sé, assume speciale significato per la comunità scientifica romana costretta, dall’epoca della chiusura della sede di Palazzetto Zuccari, a fare i conti con lo stato di grave difficoltà, per usare un eufemismo, in cui versano le biblioteche capitoline, tanto più preoccupante in quanto, almeno all’apparenza, irreversibile.
La costruzione di una nuova architettura, germogliata – è il caso di dirlo – attorno allo spazio dell’antico giardino della residenza ideata da Federico Zuccari verso la fine del Cinquecento, si è resa necessaria anzitutto a causa degli importanti problemi di statica che interessavano le vecchie strutture, la cui risoluzione è divenuta improcrastinabile negli anni Novanta del secolo scorso. 

foto Andrea Jemolo
 

Interno-4-foto-Andrea-Jemolo-copyright-Bibliotheca-HertzianaIl progetto, che ha mutato radicalmente il volto della biblioteca, si deve all’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, vincitore del concorso internazionale bandito nel 1995 e approvato dall’amministrazione comunale nel 1999. 
L’agenda dell’opera, nel senso della categoria delineata da Michael Baxandall (Forme dell’intenzione. Sulla spiegazione storica delle opere d’arte [1985], Torino 2000), doveva apparire certamente molto complicata nelle fasi aurorali della pianificazione, in ragione dell’articolato sistema di vincoli determinati dal contesto. Il cantiere si insedia, infatti, nel cuore della Capitale, tra due edifici storici – Palazzetto Zuccari, appunto, e Palazzetto Stroganoff. Insiste, inoltre, su alcuni resti degli Horti Luculliani, la villa voluta sul Pincio da Lucio Licinio Lucullo dopo aver sconfitto Mitridate nel 63 a.C., venuti alla luce durante la realizzazione del nuovo fabbricato. 
Le componenti storiche del sito hanno dunque agito profondamente sulle condizioni di possibilità del progetto. Baldeweg ha escogitato un ventaglio di soluzioni in grado di massimizzare i risultati: una grande piattaforma su cui si impalca l’intera struttura, ad esempio, consente di isolare e preservare le vestigia romane (un ninfeo, per la precisione, commissionato in età claudia dall’allora proprietario della villa luculliana, Valerio Asiatico), mentre la disposizione dei piani esibisce dichiaratamente la memoria dei celebri terrazzamenti di epoca repubblicana, attivando una sottile trama di rimandi alla storia, ricchissima, del luogo.                                                                                                                                                               foto Gabriele Fichera
 
Juan Navarro Baldeweg_Biblioteca HertzianaL’idea su cui si regge il senso complessivo del lavoro è illustrata da un paio di metafore semplici quanto seducenti, come ha riconosciuto lo stesso Baldeweg in un’intervista rilasciata a Michael Maltzan e pubblicata nel novembre del 2012 sulla rivista “Abitare” (un estratto si legge online, all’indirizzo http://www.abitare.it/it/architecture/fenomenologia-dellhertziana-2/): la biblioteca è una testa e illumina la mente. Le due analogie condensate – valide in fondo, sia pure con sfumature diverse, per ogni raccolta libraria – possiedono, nel caso dell’Hertziana, una pertinenza singolare, trovando nel celeberrimo mascherone, disegnato da Federico Zuccari per incorniciare l’accesso alla sua dimora, un suggestivo terreno su cui innestare i propri effetti di senso.
 
Biblioteca-Hertziana-Palazzo-ZuccariL’architetto ha riallestito l’ingresso alla biblioteca in corrispondenza del volto fantastico, lasciando immaginare quella soglia come una specie di “anticamera del cervello”.

foto Andrea Jemolo

Lo spazio interno diventa così una mente, che si nutre dei milioni di pagine custodite sugli scaffali. La luminosissima serie di vetrate, aperte sulla corte già zuccaresca, alimenta ulteriormente la macchina analogica. Provvede, infatti, a rischiarare la vita intellettuale che ferve dietro il portale, bagnando di luce il mondo degli studi.
 

L’intervento di Baldeweg si inserisce in modo significativo nel novero dei progetti recenti che hanno portato anche a Roma scorci notevoli degli stili contemporanei. A differenza dei contributi arcinoti di alcuni colleghi internazionali, però, quello dello spagnolo ha origine, per ammissione dello stesso autore (si veda in proposito l’intervista menzionata), da una concezione dell’architettura come medium e non come fine in sé, centrata sull’obiettivo di creare strutture capaci di incidere sull’esistenza fisica e psicologica delle persone piuttosto che sulla produzione di oggetti, magari magnifici, in scala monumentale.
                                                                                                                                                        Francesco Sorce
 
Interno-3-foto-Andrea-Jemolo-copyright-Bibliotheca-HertzianaDal 1 febbraio 2013 i fondi della biblioteca e della fototeca sono consultabili dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 18 (da aprile 2013 orario previsto fino alle ore 20). L’ingresso alla biblioteca è in via Gregoriana 30, ed è possibile accedervi solo presentando una valida tessera di ammissione.
Bibliotheca Hertziana
Via Gregoriana 28, 00187 Roma
institut@biblhertz.it 
Tel.: +39 0669 993 242
 foto Andrea Jemolo