Il suo lavoro parte da un
solido interesse per le tecniche esecutive dell’arte rinascimentale e moderna, che l’artista ha preso in esame sin da giovane dedicandosi allo studio dei grandi trattati d’arte del passato, da Cennino Cennini e Leonardo Da Vinci a Giorgio Vasari. Un altro dei punti fermi del suo linguaggio artistico è lo
studio del disegno. Il procedimento creativo da cui nascono i dipinti di Zefferino ha alla base una forte
componente polemica nei riguardi del concetto di realtà, che tende a connotare le immagini fotografiche.
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L’artista parte proprio da una fotografia scattata in digitale, per poi modificarla con un software di fotoritocco e ri-creando così un modello di realtà totalmente altro, che infine disegna e dipinge. Di conseguenza, il “ready-made” del nostro non prevede soltanto la traslazione di un oggetto o di un’immagine da un contesto ad un altro – spesso si tratta di immagini che Zefferino rintraccia in internet – ma anche la traduzione da un linguaggio ad un altro:
dalla realtà manipolata dalla foto digitale, insomma, si passa alla realtà manipolata dalla pittura. Il risultato è la combinazione libera di scene e persone reali ricontestualizzate in situazioni e ambienti totalmente nuovi, irreali ma verosimili, creati dall’artista al computer e poi dipinti.
Zefferino, dunque, non si limita alla semplice imitazione del reale, pur sfruttando un linguaggio chiaramente realista.
Un tema importante della sua riflessione è il
disagio profondo dell’umanità, lo stato d’ansia costante cui i farmaci possono donare soltanto un sollievo effimero e palliativo. Tale “soggetto” è attraversato da Zefferino nelle
serie che recano il nome dei medicinali (psicofarmaci, droghe, anestetici), che egli usa come
medium pittorico. Ad esempio,
Diprivan ritrae scene di feste in cui i protagonisti sono ragazzi che ballano e apparentemente sorridono, dipinti mescolando il Diprivan, una sostanza semitrasparente bianca utilizzata per effettuare le anestesie totali (fig. 1).
Una serie nuova è costituita da dipinti astratti intitolati
Mercure chrome,
methylene,
betadine,
iodine, in cui gli agenti chimici dei farmaci sono posti in dialogo tra di loro. I disinfettanti di diverso colore reagiscono con lo smalto bianco; ad esempio il blu di metilene, usato anche come mezzo di contrasto, reagisce allo smalto creando
effetti di superficie che evocano la pittura informale. Zefferino si esprime tuttavia anche attraverso
sculture insolite – un omaggio, stando alle intenzioni dell’artista, alle composizioni di Alberto Giacometti – create attraverso l’
assemblaggio di scatole di medicinali intitolate
Study for woman figure (fig. 2).
Precedentemente Zefferino aveva utilizzato le scatole di medicinali per dipingervi sopra i ritratti di
celebrities morte a causa dell’uso sconsiderato dei farmaci. Il tema dello sfruttamento dei giovani attori e dei cantanti da parte dello star system e del problematico rapporto tra età e celebrità, è ripreso anche nella
serie delle aspirine, nelle quali Zefferino dipinge come fossero delle miniature i ritratti dei divi scomparsi (fig. 3). A Milano l'artista presenta una composizione ispirata alle
Vanitas seicentesche, in cui un teschio è affiancato dai ritratti di
Amy Winehouse,
Jim Morrison e
Whitney Houston. Recentemente, alcune opere di queste serie di lavori sono state acquisite dal museo
MART di Rovereto per la sua collezione permanente.
Giulia Bonardi, 12/9/2013
Mercurochrome
13 settembre - 22 ottobre 2013
Galleria Whitelabs
via Gerolamo Tiraboschi, 2/76 Milano, Porta Romana
www.whitelabs.it | info@whitelabs.it | Info: +393489031514
Apertura:
venerdì 13 settembre
dalle 18.00 alle 22.00
Orario: mar - ven 15.00 | 19.00
sabato su appuntamento
Didascalie delle immagini
1. Francesco Zefferino, Diclofenac sodium, olio e farmaco su tela cm 140x200.
2. Francesco Zefferino, Study for woman figure, scatole di farmaci, cm-167x24x16.
3. Francesco Zefferino, Aspirin (Amy Winehouse), inchiostro su compressa di aspirina.