
L’espansione e la riconquista del proprio tempo interiore tramite disegni dai tratti sovrapposti eseguiti con la penna BIC in nero, rosso e blu, racchiudono una risposta di rivolta al ritmo despota e frenetico, a cui tutti dobbiamo sottostare quotidianamente.
Questa è la produzione artistica di Giuseppe Stampone, che oscilla appunto tra installazioni multimediali e creazioni realizzate con la BIC e rappresenta un valido “media”, attraverso cui il pubblico viene invitato a riflettere su temi sociali quali l’immigrazione, il sisma e la guerra.
Ogni opera è il risultato di un processo di partecipazione e di condivisione. L’artista si fa infatti portavoce della memoria storica altrui, tramutandola in immagine e la comunicatività degli oggetti dipende dai ricordi, a cui essi sono legati, oltre che dai ghiribizzi della fantasia dell’artista stesso.
Stampone crea una serie di Abbecedari,
leit motiv di tutta la sua attività creativa, che si pongono come “lettering di riqualificazione educativa” e che spingono a riflessioni analitiche, al fine di ridisegnare il mondo e di frenare lo straripante fenomeno della perdita di identità culturale, di catalogazione e di omologazione. L’artista lancia così l’ipotesi di una nuova alfabetizzazione, ricreata attraverso la partecipazione attiva delle persone.

Stampone osserva e annota incessamente tutto ciò, che lo circonda, sul suo taccuino con vivace curiosità e desiderio di conoscenza. Si definisce una “fotocopiatrice intelligente” in grado di ripercorrere le tappe del pensiero creativo portandolo all’origine.
Il suo modo di lavorare presenta forti affinità con il modello del social network. L’arte è infatti aperta e partecipativa per sua natura. L’artista deve quindi interpretare e guidare verso nuove strade, utilizzando i medium del suo tempo, scrivere un’accurata storia del futuro, consapevole di ciò che accade nel presente. Un’esortazione a vivere qui e ora.
Per questo nel 2003 ha iniziato a prendere lezioni di “surf”: cavalcare l’onda è infatti l’unico modo per non essere travolti dal tsunami tecnologico e annegare nel grande mare dell’informazione.
Stampone ha spesso lavorato soprattutto in paesi esteri come l’India, la Corea del Sud e Cuba.
Questi sono luoghi da lui definiti ancestrali e proiettati al futuro, al contrario di un Europa statica e autoreferenziale ormai obsoleta. Pensiamo erroneamente che l’asso nella manica delle nostre grandi mostre europee siano gli Archivi e tendiamo esclusivamente a preservare, conservare, salvaguardare e proteggere i monumenti e l’Arte. In quei posti dionisiaci la keyword è invece sperimentazione e la tradizione è dinamicamente proiettata nel presente. (“Per fortuna nel nostro paese è arrivato un artista, Maurizio Cattelan, che ha svecchiato l’iconografia, donando al mondo un’immagine nuova e innovativa”) .

In mostra siamo catturati da queste creazioni, che legano indissolubilmente l’arte contemporanea alle
performance tramite uno spettacolo
pop up: l’allestimento scenico tenta di contenere il circostante e il mondo prende vita davanti ai nostri occhi.
L’opera non è l’antitesi della forma chiusa, nè un elemento solamente da contemplare o collezionare. Si sceglie di non cristallizzare il passato, ma di interrogarlo, di dedicarsi alla ricerca e alla sperimentazione, anzichè alla celebrazione. Ci troviamo dinanzi non a una
gallery di oggetti ben definiti, ma pensati per mettersi perennemente in discussione attraverso un’investigazione, che parte da un’angolazione prospettica sempre differente.
E’ importante non vedere i suoi lavori in modo frammentato, ma nel suo insieme di “network” (architettura dell’intelligenza) ovvero unione di Mente, Corpo e Spazio, fatto di collegamenti tra diverse discipline, procedimenti ed espressioni, allo scopo di estendere lo studio delle realtà contemporanee.
L’artista ricrea così una nuova estetica del quotidiano tramite una
forma mentis, che usa l’intelligenza come forma d’arte.
In particolare attraverso l’opera su tavola “Perchè il cielo è unico e la terra è tutta spezzettata” (titolo tratto da una frase dello scrittore fantasista Rodari) viene ridata linfa al polittico di Donna Brigida del 1942 di Nicolò Alunno, conservato nella chiesa di San Nicolò a Foligno.
Questa creazione è affiancata da sei cornici in legno bianco vuote al loro interno, corredate da una dicitura, in cui sono indicati autori e dati tecnici del soggetto a cui si fa riferimento, come la Resurrezione di Piero della Francesca, La zattera della Medusa di Gericault, La libertà guida il popolo di Delacroix, il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, La rivoluzione siamo noi di Beuys e Guernica di Picasso.

Lo spettatore viene chiamato così a riempire quello spazio vuoto tramite la sua
forma mentis di fantasia e coscienza, che gli permetterà di ricostruire mentalmente l’intero contenuto dell’
art frame.
Le tematiche atemporali affrontate dalle opere sono fortemente connesse a questo spazio, dove sono conservati pensieri e parole, che attraversano le stanze espositive.
Non a caso Stampone è stato paragonato più volte a Michelangelo Pistoletto, il principale rappresentante dell’arte in relazione allo spazio sociale.
Durante questo viaggio lo spettatore si troverà in perfetta sintonia emotiva con queste creazioni, che agiranno come specchi, riflettendo le sue stesse emozioni, che l’architettura amplificherà.
Lasciate quindi che tutto (vi) accada, esplorando l’esperienza della metamorfosi nell’Arte di oggi.
Stampone ci restituisce con il suo gesto, svincolato da stili o generi, quelle tracce sottili che liberano il pensiero, lo invitano ad uno sconfinamento ed ad un aprirsi all’imprevedibile, che è materia della vita stessa.
Se una persona lo vuole può smuovere le montagne. Può dividere in due le acque. Può invertire cielo e terra.
Maria Cristina Bibbi
Info
CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea
Via del Campanile, 13 Foligno
GIUSEPPE STAMPONE
Dal 24 Marzo 2018 al 30 Settembre 2018
Web: www.centroitalianoartecontemporanea.com