“… Un imperatore che non arriverà mai”. Al prestigioso Museo Napoleonico, situato in piazza di Ponte Umberto I, è in scenala mostra
“Aspettando l’Imperatore” Monumenti Archeologia e Urbanistica nella Roma di Napoleone 1809-1814.
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Firmata da Marco Pupillo,curatore presso il Museo Napoleonico, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto cultura, l’esposizione, totalmente gratuita, è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 18:00.(Primo maggio escluso). Arte, storia, fascino: attraverso cinquanta opere alcune delle quali inedite e poco note, provenienti dal Museo di Roma e dal Museo Napoleonico,il visitatore ripercorre la Roma napoleonica. Tra archeologia eurbanistica, entrerà in contatto con un periodo storico di estrema importanza e coglieràl’essenza di un uomoche hacambiato il mondo.
Qual è il vero significato della mostra “Aspettando l’Imperatore”?
“E’ una mostra che, nel suo piccolo, non è mai stata fatta. Mentre sono stati in passato già affrontati degli aspetti della Roma Napoleonica, come quello degli scavi archeologici e quello degli interventi urbanistici, fino ad ora non è mai stata tentata una ricostruzione a tutto tondo dell’esperienza di governo francese di Roma, dal 1809 al 1814. Realizzata con i materiali del Museo Napoleonico e del Museo di Roma a Palazzo Braschi, questa mostra ha l’ambizione di raccontare a tutto tondo la Roma di Napoleone. E’ un momento importante della storia della città, che viene poco ricordato, quindi ci è sembrato importante fare il punto su di esso”.
Perché ha scelto questo tema?
“Siamo in un triennio napoleonico. Nel 2019 sono stati i 250 anni della nascita di Napoleone Bonaparte, nel 2021, il 5 maggio, saranno 200 anni dalla sua morte. Quindi a cavallo tra queste due date abbiamo voluto porre al centro dell’attenzione questa figura. E abbiamo voluto farlo dal punto di vista romano, ponendo l’attenzione sugli anni in cui Roma è stata governata dai francesi; anni in cui è stata a tutti gli effetti una città francese, la seconda Capitale dell’Impero dopo Parigi. E questo perché c’era una serie di materiali molto interessanti, diversi dei quali inediti, nei nostri depositi e in quelli del Museo di Roma, che permettevano di costruire un discorso nuovo”.
La mostra come si snoda?
“Sono quattro sezioni. In quella introduttiva proviamo a mostrare alcuni aspetti generali della Roma Napoleonica e quindi esponiamo un interessante album di progetti architettonici, come la grande pianta di Roma dell’incisore Pietro Ruga, appartenuto al vicesindaco di Roma, il Principe Pietro Gabrielli. Esponiamo una serie di ritratti, divolti del mondo della cultura, dell’arte e del potere della Roma Napoleonica, realizzati a matita dal disegnatore francese Jean-Baptiste Vicard. Esponiamo un bando per l’esposizione degli oggetti d’arte in Campidoglio. Esponiamo archi di Trionfo in onore di Napoleone e progetti per monumenti scultorei, tutte cose che poi effettivamente non sono state realizzate. La seconda sezione riguarda i festeggiamenti che si fanno a Roma per la nascita del figlio di Napoleone, dichiarato Re di Roma ancora prima che nascesse, da un senato consulto francese. A Roma per tutta la primavera del 1811 si susseguono celebrazioni, feste pubbliche. Ogni categoria di cittadini è chiamata a festeggiare e ci sono una serie di omaggi figurati, quindi allegorie di immagini che celebrano questa nascita, in particolare Bartolomeo Pinelli è molto attivo su questo fronte. Omaggi figurativi, ma anche letterari. Ci sono una quantità dicanzoni, componimenti e sonetti, come quello di Bartolomeo Sivoli, poeta dell’epoca.Ed infine esponiamo progetti di apparati effimeri per le stanze del Campidoglio. La terza sezione riguarda gli scavi archeologici, ovvero il settore in cui i francesi ottengono i risultati più importanti. I francesi sono piùpiù interessati a restaurare e valorizzare le emergenze monumentali antiche, molte dei quali erano in stato di abbandono. Vogliono far rivivere la Roma antica. Qui mostriamo alcuni esempi di importanti operazioni di scavo e ripristino come ad esempio quello all’epoca era creduto il tempio di Giove Tonante, ma in realtà oggi sappiamo che è il tempio de Divo Vespasiano e gli scavi al Colosseo che riportano alla luce gli ambienti ipogei. Il terzo esempio che portiamo in mostra sono le demolizioni e la sistemazione che si fa nell’area della Basilica Oppia e della colonna Traiana. L’ultimo percorso che abbiamo pensato per questa mostra sono i progetti urbanistici.I francesi vogliono costruire delle grandi passeggiate pubbliche nel verde, quello che mancava in quel momento a Roma, per cui fanno usa serie di progetti e qui noi ne presentiamo tre: il progetto tra Ponte Milvio e Porta del popolo, la zona che vogliono chiamare
Villa Napoleone, quello per le
jardindu Capitolee infine il progetto per le
jardinduGrandCesaire”.
Qual è sezione più significativa?
“In ognuno di queste sezioni ci sono delle novità, degli inediti, delle situazioni capite in maniera più approfondita. Credo che questa sia una mostra interessante per ogni visitatore, perché fa il punto su un momento importante della storia della città che oggi è poco ricordato. Parlando degli inediti, dico che questa esposizione è interessante anche per chi si occupa professionalmente di questi argomenti”.
Perché ha scelto l’urbanistica e l’archeologia per celebrare la Roma napoleonica?
“Perché sono due settori in cui avvengono delle importanti trasformazioni, anche se nel campo urbanisticoi progetti si realizzeranno più tardi. Rendono bene questo clima di trasformazione della città, nell’attesa dell’Imperatore che non arriva mai. L’abbiamo chiamata
Aspettando l’Imperatore, proprio perché c’è questo clima di attesa, in particolare nel 1812. Napoleone deve venire a Roma, il Quirinale deve diventare il palazzo che accoglierà l’Imperatore, quindi si fanno importanti lavori interni di restauro, cambiano gli arredi e le decorazioni. Però Napoleone non viene a Roma, non c’è mai venuto neanche da generale durante le campagne d’Italia, si è sempre fermato poco prima e nel 1812 non riuscirà a venirci, la guerra d’Europa incalza, comincia la campagna di Russia, che sarà un disastro militare. Non verrà lui, come non verrà mai suo figlio. Tuttavia Roma è molto importante per i Bonaparte. Dopo la fine dell’esperienza Napoelonica, tantissimi suoi familiari passeranno per Roma. Il fratello Luciano compra un palazzo nella città, più tardi verrà il fratello Louis, ma soprattutto resterà fino alla morte a Palazzo Bonaparte in Piazza Venezia, sua madre Letizia Ramolino”.
gennaio 2020 Michela Micheli