Man mano che si allontanano, in effetti, gli anni Settanta ci appaiono sempre più chiaramente come un’epoca-cerniera, nel corso della quale, anche in ambito artistico, molti processi storicamente complessi giunsero a maturazione e compimento, mentre altri e assai diversi presero avvio (e di taluni di essi possiamo ancor oggi constatare la portata e misurare gli effetti). Il tratto forse maggiormente peculiare dell’arte a Roma negli anni Settanta, del resto, è proprio la sua
ricchezza e pluralità di indirizzi, disposti su un ventaglio di opzioni produttive e poietiche che si estende dagli sperimentalismi più estremi e spericolati sino ai ritorni all’ordine più sorprendenti: ed è esattamente questa
varietas che la mostra di
Palazzo delle Esposizioni si prefigge di documentare con attenzione.

Per ricostruire il clima di quegli anni la mostra punta a mettere a fuoco la densa trama costituita dall’attività delle principali gallerie e associazioni romane.
L'Attico di Fabio Sargentini,
La Tartaruga di Plinio De Martiis,
La Salita di Gian Tomaso Liverani, gli
Incontri Internazionali d'Arte di Graziella Lonardi Buontempo, gli spazi autogestiti dagli artisti (
Gap, Jartrakor, La Stanza, S. Agata dei Goti, Lavatoio Contumaciale), o da gruppi femministi (
Cooperativa del Beato Angelico), senza dimenticare la
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e lo stesso
Palazzo delle Esposizioni, contribuirono a una vorticosa offerta di mostre, performance, dibattiti.
Negli anni Settanta, del resto, vissero e operarono nella città capitolina moltissimi artisti italiani e stranieri, del cui lavoro il percorso espositivo s'impegna a dar conto capillarmente. La mostra, così, cerca di corrispondere alla multiforme varietà di proposte e personalità che contrassegnarono allora la scena romana, fornendo adeguata rappresentazione ai lavori legati all'
Arte Concettuale e alla più esplicita
militanza politica, all'
Arte Povera e alla cosiddetta “
Scuola romana”, alla
Narrative Art fino alle tendenze di
ritorno alla pittura e alla
Transavanguardia, che ebbe proprio Roma come suo epicentro.

Senza istituire rigidi corridoi tematici o concettuali, la mostra si suddivide in due parti, che corrispondono approssimativamente alla prima e alla seconda metà del decennio. Accanto alle opere viene disposto un apparato di immagini di confronto che consente di vedere come esse erano state presentate per la prima volta a Roma negli anni Settanta.
Il percorso prende avvio dalla Rotonda, con una serie di fotografie d'autore – tra gli altri, di
Claudio Abate, Ugo Mulas, Massimo Piersanti – volta a documentare quattro mostre che fra il 1970 e il 1975 svolsero un ruolo di particolare importanza per l’arte contemporanea romana:
Vitalità del negativo dell'arte italiana 1960/70, a cura di
Achille Bonito Oliva (Palazzo delle Esposizioni, 1970-71),
Fine dell'alchimia, con presentazione di
Maurizio Calvesi (L'Attico, 1970),
Contemporanea, da una idea di
Achille Bonito Oliva con dieci diverse sezioni e relativi curatori (Parcheggio di Villa Borghese, 1973-74);
Ghenos Eros Thanatos, a cura di
Alberto Boatto, (La Salita, 1975).

Muovendo da questa premessa, la mostra prosegue attraverso due itinerari. Nelle tre sale a sinistra della Rotonda vengono proposti i seguenti spunti tematici: 1)
“La carne e l'immaginario”, che ha come protagonisti
Claudio Abate, Alberto Burri, Giorgio de Chirico, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Salvo; 2)
“Il doppio”, attraverso lavori di
Giovanni Anselmo, Elisabetta Catalano, Sandro Chia, Gino De Dominicis, Tano Festa, Carlo Maria Mariani, Maurizio Mochetti, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto; 3)
“L'altro”, che presenta opere di
Ferruccio De Filippi, Ettore Innocente, Ketty La Rocca, Renato Mambor, Duane Michals, Richard Nonas, Vettor Pisani, Michele Zaza.
Nelle tre sale a destra della Rotonda l'attenzione viene invece focalizzata intorno alla
riflessione sui linguaggi, che fece sovente da basso continuo meta-critico alla produzione artistica di quegli anni (non di rado connotata da un’
esplicita consapevolezza progettuale).
Queste le linee-guida individuate e gli artisti chiamati a rappresentarle: 1) "
Il disegno e la scultura":
Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Sol LeWitt, Fausto Melotti, Marisa Merz, Giuseppe Penone, Richard Tuttle, Cy Twombly; 2)
"Sistema":
Carla Accardi, Daniel Buren, Giuseppe Capogrossi, Nicola Carrino, Enrico Castellani, Jan Dibbets, Marco Gastini, Laura Grisi, Niele Toroni; 3)
"Il linguaggio":
Vincenzo Agnetti, Douglas Huebler, Joseph Kosuth, Sergio Lombardo, Francesco Matarrese, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Gianfranco Notargiacomo, Luca Maria Patella, Lawrence Weiner.

Nella sala oltre la Rotonda in asse con l'entrata, viene presentato un gruppo di opere in cui si riflette una sorta di volontà di espressione sintetica e unitaria dell’universale. A questa sezione è stato dato il titolo inequivocabile di
"Tutto", concetto che viene esplorato e restituito attraverso opere di
Vincenzo Agnetti, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, André Cadere, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Maurizio Mochetti, Giulio Paolini, Mario Schifano, Ettore Spalletti.
Se nel transetto risuonerà la voce di
Joseph Beuys (registrata a Roma nel 1972), che ci ricorda (o ci minaccia) che “
La Rivoluzione siamo noi”, nelle sale successive si accentuano le
commistioni di linguaggi, strumenti espressivi e progetti poetici, attraverso quattro ulteriori sezioni: 1)
"Fenomeno" (opere di
Christian Boltanski, Elisabetta Catalano, Gilbert & George, Richard Long, Carlo Maria Mariani, Mario Merz, Maurizio Mochetti, Hidetoshi Nagasawa, Nam June Paik, Salvo, Cesare Tacchi, Gilberto Zorio); 2)
"Racconto" (opere di
Michael Badura, Bill Beckley, Francesco Clemente, Giosetta Fioroni, Hamish Fulton, Alberto Garutti, Mimmo Germanà, Jochen Gerz, Peter Hutchinson, Jean Le Gac, Urs Lüthi, Katharina Sieverding, Franco Vaccari); 3)
"Politica" (opere di
Gianfranco Baruchello, Carlo Maurizio Benveduti, Tomaso Binga, Tullio Catalano, Mario Cresci, Tano D'Amico, Franco Falasca, Verita Monselles, Cloti Ricciardi, Suzanne Santoro, Videobase, Ufficio per la immaginazione preventiva); 4)
"Labirinto":
Bruno Ceccobelli, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Stefano Di Stasio, Giuseppe Gallo, Felice Levini, Vittorio Messina, Luigi Ontani, Franco Piruca, Giuseppe Salvatori, Giulio Turcato, Francesca Woodman.

Accanto alla grande esposizione, fra il 18 dicembre 2013 e il 27 febbraio 2014,
Palazzo delle Esposizioni ospiterà un ciclo di incontri, “
Anni '70. Arte a Roma: i protagonisti raccontano”, a cura di
Claudio Zambianchi. Otto appuntamenti con i protagonisti dell'arte degli anni Settanta a Roma per approfondire i temi e i percorsi che attraversano la mostra e ascoltare il racconto di una fertile stagione artistica.
Lu.Bo., 16/12/2013
Anni '70. Arte a Roma
17 dicembre 2013 - 2 marzo 2014
a cura di Daniela Lancioni
Palazzo delle Esposizioni, Roma
Via Nazionale, 194
Orario mostre:
Martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 - 20.00
Venerdì, sabato: 10.00 - 22.30
Domenica: 10.00 - 20.00
Lunedì: chiuso
intero € 7,50
ridotto € 6,00
www.palazzoesposizioni.it
Didascalie immagini:
1. Alberto Burri, Nero Cretto, 1974
acrovinilico su cellotex, cm 172 x 152, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello (Perugia), inv. 746, Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, Alberto Burri by SIAE 2013
2. Joseph Kosuth, The Eighth Investigation, Proposition #4’, 1971
notebooks, tavoli, sedie, orologi, testo in vinile, misure variabili, Collezione Lia Rumma, Joseph Kosuth by SIAE
3. Francesco Clemente, Pitture barbare, 1976
gouache e inchiostro su carta, cm 113 x 150, collezione privata, Foto Vincenzo Pirozzi
4. Jannis Kounellis, Senza titolo, 1973
tela, pittura, stoffa, lampada, cornice, cm 235 x 235, collezione privata courtesy Konrad Fischer Galerie, inv. 234, Jannis Kounellis by SIAE
5. Giuseppe Penone, Albero di 3,50 metri, 1970
Legno, cm 348,5x19x9, collezione dell’artista, Archivio Penone, Giuseppe Penone by SIAE 2013
6. Enrico Castellani, Superficie bianca, 1976
acrilico su tela, cm 208 x 285, Collezione privata, Milano Foto Giovanni Ricci, per gentile concessione dell’Archivio Castellani, Milano, Enrico Castellani by SIAE 2013
7. Giovanni Anselmo, Lato sinistro, 1970
matita su carta intelata, cm 120 x 102, collezione privata