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La politica - tutta la politica - è fatta di gesti e si esprime per immagini. Così, da sempre, un saluto negato, uno schiaffo, un invito a caccia, un regalo prestigioso hanno avuto peso in politica più di mille parole. Ciascun gesto si lega a determinate immagini, oggi espresse per mezzo fotografico, ieri legate alle immagini per eccellenza, le opere d'arte, dai rilievi egizi alle parate del Reich, passando per i ritratti di corte. Lo si è visto anche recentemente, quando una risatina durante una conferenza s'è trasformata in lacrime amare per milioni di persone, a suggello di quel fermo-immagine dei due attori-politici in campo. Certo, vi sono gesti grossolani (e gli esempi, appunto, si sprecherebbero) e gesti molto raffinati. È capitato, così, di assistere ad uno di quest'ultimi proprio in questi giorni, in occasione dell'apertura del G7 in Olanda.


10149462_10152372740886457_1372926000_nGli attori-politici in campo sono stati nuovamente due, Mark Rutte (primo ministro olandese) e Barack Obama. Il palcoscenico il Rijksmuseum. Si, Obama, il Museo Nazionale d'Olanda e Rembrandt.
Di primo acchito, la cosa può sembrare senza senso o assurda, invece la conferenza ufficiale d'apertura del G7 è avvenuta proprio dentro un museo, utilizzando come sfondo per il discorso dei due politici La Ronda di Notte di Rembrandt Harmenszoon van Rijn. L'opera non è stata scelta solo per le sue dimensioni, la sua incontestata fama o simili, ma soprattutto per i significati che reca in sé.

Realizzata nel 1642, la grande tela fu commissionata dagli ufficiali della Compagnia degli Archibugieri di Amsterdam in occasione della visita ufficiale di Maria de' Medici, regina di Francia. Di lì a pochi anni, le cosiddette Province Unite ottennero l'indipendenza, divenendo la Repubblica delle Sette Province, cioè L'Olanda. Un popolo di mercanti, notai, farmacisti, imprenditori, in sostanza di cittadini borghesi, aveva compiuto - per primo -  un'impresa rivoluzionaria, divenendo autenticamente fautore del proprio destino e dando il via al Secolo d'Oro d'Olanda.

Rembrandt, assieme a una vasta schiera di artisti (molti dei quali si possono oggi apprezzare in mostra a Bologna), fu tra i cantori di questa epopea e la Ronda di Notte ne è un esempio perfetto. Ai piedi di un palazzo cittadino, una folla di personaggi si prepara allo scontro. Non sono eroi del mito, sono eroi della storia, la propria. Non sono Filippo II, sul cui impero non tramonta mai il sole, né Luigi XIV, che contro L'Olanda perderà rovinosamente, ma Frans Banning Cocq, sindaco di Amsterdam e figlio d'un farmacista, ed il suo luogotenente Willem Van Ruytemburgh, con tutto il loro seguito di cittadini, armati come possono e carichi di entusiasmo. Certo, Rembrandt li guarda anche con ironia, consapevole che la storia dell'Olanda non può che risultare inspiegabile e scandalosa a tutti gli altri paesi, ma anche con la serenità di chi la partita col destino l'ha vinta contro ogni aspettativa e si prepara a procedere verso orizzonti nuovi.

954525_10152372740891457_709467874_nLo stato olandese, oggi, ha deciso di mettere Obama davanti a tutto questo, con almeno un triplice significato: storico, politico, etico.
Storico, perché l'Olanda, al di là dei luoghi comuni, è il più antico degli stati moderni, a cui l'America ha guardato come imprescindibile esempio per la sua rivoluzione. Il messaggio è quindi chiaro ed estremamente efficace verso un politico americano, che in Europa (come tutti i politici americani) può veramente sentire il peso del "Vecchio Continente" solo nel suo essere incommensurabilmente più antico dell'America. A Obama, dunque, è stato ricordato di essere in presenza di ciò che ha dato vita alla sua stessa civiltà. Lo conferma il fatto che, durante la visita culturale, è stato scelto di dare particolare spazio alla visione dell'Atto di Abiura del 1581, cioè la formale dichiarazione di indipendenza dei Paesi Bassi dal re Filippo II di Spagna, tra le fonti ufficiali di ispirazione per la Dichiarazione di Indipendenza Americana.

10157059_10152372740901457_833805941_nPolitico, perché il quadro parla di un gruppo di uomini che si prepara ad affrontare nemici che non sono in scena, così come Putin, tabù e centro nevralgico al tempo stesso del meeting internazionale, non è presente (dal G8 si è passati al G7). Obama, infatti, giunge in Europa per parlare di un futuro geopolitico che si prospetta grigio e che, probabilmente, chiamerà alle armi della politica internazionale tutte le forze disponibili, costrette ad armarsi nonostante non sia questo il loro primario mestiere
Etico, perché la Ronda di Notte è un canto della Civiltà e del suo processo di perfezionamento. Perché gli uomini del dipinto si sono difesi e non hanno attaccato. Perché i loro sforzi hanno portato benessere condiviso e non personali tornaconti. Di tutto questo, consciamente o meno, Obama s'è detto entusiasta, spiegando di non aver mai avuto sfondo più fantastico di questo per un'apertura di meeting e ringraziando per aver potuto apprezzare appieno uno dei capolavori studiati a scuola in gioventù.

E se fosse avvenuto qualcosa di simile in Italia?
In effetti, un'operazione similare fu intentata ai tempi del terremoto in Abruzzo da Giorgio Napolitano che, di fronte ad un G8 in cui il catering era affidato ad Autogrill e ad altre note di colore che esulano dal nostro ragionamento, presentò ad Obama lo strepitoso "Guerriero di Capestrano", proprio in funzione della sua provenienza abruzzese e, anche in questo caso, con un messaggio a forte valenza simbolica e storica. Tuttavia, ragioni, esiti e corollari di questo episodio rimangono molto diversi rispetto al caso olandese.
 
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Proviamo, invece, ad immaginare un'apertura di meeting per esempio con la Primavera del Botticelli.
Superato lo shock della boutade, ecco alcune ipotesi:
A nessun politico italiano verrebbe un'idea del genere, sicuramente è questo il primo pensiero che ha percorso la mente di molti lettori. Ma se invece un politico decidesse con determinazione di intentare un simile esperimento? Gli sarebbe semplicemente impossibile. Facilissimo immaginare la fiumana di polemiche, il dibattito con "esperti" chiamati in causa da ogni dove, i fiumi di editoriali rampognanti sui giornali, l'ostruzionismo duro e puro di soprintendenze, poli museali, musei civici, pinacoteche e ministeri. E poi ancora l'emergere come funghi di dibattiti paralleli sul mercimonio dell'arte, sulle casse vuote, sullo sfacelo di questo o di quel monumento, tutto all'insegna di un polverone mastodontico, matto e disperatissimo.
Certo, se a deciderlo fosse Napolitano a poco varrebbero le lagne di chiunque e all'estero non stupirebbe, dal momento che Napolitano (piaccia o meno) è e rimane l'unica figura di riferimento della politica italiana a livello internazionale.

10151441_10152372740906457_434924609_nMa, rigirando la domanda, gli olandesi hanno fatto un abuso dell'arte? O forse gli hanno restituito per un giorno una parte del suo primario scopo e del suo vero significato, che non è quello di cristallizzarsi immobilmente in un museo (giacché nessuna opera è nata a scopo museale), ma di "significare" qualcosa nella vita quotidiana degli uomini? A vedere i loro musei, zeppi di bambini che si divertono, di famiglie che ci trascorrono la domenica pomeriggio, di aule didattiche e di eventi paralleli, verrebbe da dire che siamo noi ad abusare della tanta (troppa?) arte che abbiamo in casa. Anche se può sembrare assurdo, Belgio ed Olanda hanno un patrimonio artistico che, per certi versi, è simile al nostro, almeno a livello pittorico e per i secoli dal XV al XVII. Ma l'uso che ne viene fatto oggi è totalmente diverso.

Vero, sono paesi piccoli e non hanno il Colosseo. Ma basta questo a giustificare il successo dei loro musei ed il rapporto dei cittadini con l'arte? Certamente hanno giocato e giocano un ruolo importante le cause storiche e (forse) una diversa classe politica, ma un esame di coscienza del sistema culturale italiano nel suo complesso sarebbe doveroso, senza isterismi o inopportuni sensi di superiorità.
Allora, un meeting con la Primavera come sfondo (accuratamente organizzato dentro il museo, come è avvenuto in Olanda) potrebbe risultare una sorta di manifesto per l'Italia di adesso, pronta a presentarsi con la sua più spiccata caratteristica: la capacità costante di rinascere.
Perché l'Italia non può certo esibire con orgoglio il primato della rivoluzione civile o dei valori ad essa legati, ma quando si tratta di pura bellezza, di classicità nel più alto senso del termine, non teme né rivali, né confronti. Certo, siamo giunti ad un puro volo di fantasia, dove arte e fantapolitica si confondono: ma l'episodio olandese dovrebbe invitare tutti gli amanti dell'arte a riflettere, chiedendosi veramente quale sia il ruolo dell'arte per noi uomini di oggi, il cui futuro pare sempre più minacciato da una barbarie sorda, populista, caotica e superficiale, dove tutti sono vittime e carnefici ad un tempo. Ma, del resto, bisogna prepararsi ad ogni evenienza, come gli uomini della Ronda di Notte.
Massimiliano Caretto, 27/03/2014