Conferenza stampa oggi pomeriggio al Museo Ala Ponzone di Cremona per annunciare nel prossimo autunno una mostra che riprende il tema sacro del Riposo durante la fuga in Egitto, partendo da due opere di Orazio Gentileschi messe per la prima volta a confronto. Il 19 ottobre 2019 le tele: una quella del  Kunsthistorisches Museum di Vienna e la seconda appartenente ad una collezione privata verranno affrontate  in un contesto che prevede e propone una selezione di opere che comprende dipinti, incisioni, sculture e avori. L’annuncio alla stampa è stato dato dal Sindaco Gianluca Galimberti, alla presenza del Presidente della Camera di Commercio di Cremona Giandomenico Auricchio, l'Assessore ai Sistemi Culturali del Comune di Cremona Luca Burgazzi e Mario Marubbi, Conservatore della Pinacoteca e Curatore della mostra. La mostra mette in rilievo due tele eguali, di mano di Orazio Gentileschi, realizzate l’una dopo l’altra, dedicate al racconto del “Riposo durante la fuga in Egitto”. Un tema che, così come splendidamente ricreato dal Gentileschi, affascinò diversi committenti. Tanto che, accanto alle due versioni riunite a Cremona, se ne conoscono altre due, l’una al Louvre e al Birmingham Museum la seconda.  Dipinti  che sono riconosciuti tra i più intriganti del primo Seicento italiano. Le due versioni esposte all’Ala Ponzone risalgono al momento in cui Orazio Gentileschi - forse il più precoce, intelligente e spregiudicato interprete tra i pittori caravaggeschi - godeva di enorme fama internazionale. Fama accresciuta a Parigi, dove era stato chiamato alla corte di Maria de’ Medici, e ampliata a Londra dove era stato chiamato da George Villiers, primo duca di Buckingham.
Mario Marubbi ha poi spiegato in conferenza stampa il tema della mostra qui integralmente ripreso: Le storie dell’infanzia costituiscono un ciclo narrativo chiuso, estendendosi cronologicamente nella vita di Gesù tra la Fuga in Egitto, quando è ancora infante, per sfuggire alla furia omicida di Erode, e il ritorno della Sacra Famiglia in Palestina dopo la morte del re. Riguardando i primi anni di vita passati nella bottega del falegname Giuseppe, tale periodo non ha costituito motivo di interesse per i vangeli canonici, tra i quali solo quello di Matteo (2, 13-21) lo ricorda con un fugace cenno, non fornendo alcun elemento utile alla costruzione di un profilo adeguato alla sua fama di rabbi (maestro) quale si forma in Palestina dopo i primi atti pubblici che stavolta tutti i canonici concordano nel fare iniziare dalla Predica di Gesù nel Tempio. Seguendo il racconto evangelico Gesù entra nel Tempio ancora adolescente, ben al di sotto dell’età che il giudaismo riteneva adeguata per predicare in pubblico, costituendo questo episodio il primo atto irrispettoso della legge. Per quanto induttivamente, il periodo trascorso in Egitto sarebbe dunque compreso tra i primi mesi di vita e i quindici anni all’incirca, poco meno della metà dell’intera esistenza di Gesù. Di contro al silenzio dei vangeli canonici, l’infanzia di Gesù ha però costituito argomento di interesse per una serie di racconti, tutti circoscrivibili nell’ambito degli apocrifi, che hanno fornito ampio materiale letterario e spunti iconografici per racconti favolistici. La moderna esegesi conta fino a quindici fonti, tra primarie e secondarie, sia di tradizione greco-latina (vangelo dello pseudo Tommaso del III-IV secolo, vangelo dello pseudo Matteo o vangelo dell’infanzia del VI-VII secolo), che di tradizione araba (Corano, Vita di Gesù in arabo del V/VI-XIII secolo), ma annoverando anche testi in copto, come la Storia di Giuseppe falegname tra IV e VII secolo, e in armeno (Libro armeno dell’infanzia, tra V e XIV secolo). A queste fonti vanno aggiunti i racconti dei pellegrini che tra primo e secondo millennio hanno percorso le vie carovaniere del deserto, a partire dall’Anonimo piacentino che nel VI secolo visita Menfi, dove una porta del tempio si era chiusa per sempre al passaggio del piccolo Gesù, e fino ai viaggiatori del XV secolo come il fiammingo Joos van Ghistele o il domenicano Felice Fabri che sembrano disporre di una topografia ormai assestata, e probabilmente monumentalizzata dalla chiesa copta, circa il viaggio della Sacra Famiglia, le cui tappe più significative sembrano ora essere la chiesa di San Sergio a Fustat (Cairo Vecchia) e l’oasi di Matarea con il pozzo e il sicomoro da dove si raccoglieva il mitico balsamo. Durante le tappe che avevano visto peregrinare la sacra famiglia, verso e poi di ritorno dall’Egitto, erano fiorite innumerevoli leggende secondo i più fortunati modelli agiografici della letteratura medievale, i cui nuclei salienti si possono riassumere negli eventi soprannaturali che si manifestano al passaggio della santa carovana e nei miracoli compiuti dal giovane Gesù, al cui cospetto gli idoli pagani si infrangono, leoni e draghi vengono ammansiti, le messi maturano improvvisamente, uccellini di argilla si animano per miracolo, secondo modelli palingenetici cari anche al mondo classico. L’evidente risvolto fiabesco di tale racconto ha circoscritto la sua diffusione in un ambito di agiografia popolare, veicolato soprattutto attraverso manoscritti illustrati, e ad uso principalmente di forme di devozione privata. Assai raramente tali episodi hanno trovato riscontro in contesti pubblici di grande visibilità, almeno al di fuori delle committenze dovute alle confraternite dei falegnami, intitolate a san Giuseppe, e che spesso attingono ad un comune repertorio iconografico.
Nel testo il riposo durante la fuga in Egitto del Museo di Vienna in copertina la versione in collezione privata entrambi opere di Orazio gentileschi.
 
La mostra inizierà il 19 ottobre 2019 e si protrarrà sino al 2 febbraio 2020.
Redazione luglio 2019