
Lo studio milanese si espresse da principio attraverso il linguaggio del cinema, ma seguì con curiosità e interesse le nuove tecnologie. Vennero così concepiti numerosi
videoambienti –
Luci di inganni,
Il nuotatore,
Vedute e i cicli
Storie per corse e
Osservazioni sulla natura – ma anche spettacoli teatrali come
La camera astratta (1987), commissione di
Documenta 8 di Kassel.
Paolo Rosa collaborò anche nel campo della produzione indipendente. Lavorò con
Giorgio Barberio Corsetti, interprete del lungometraggio
L'osservatorio nucleare del sig. Nanof (1985) e degli spettacoli
Prologo a diario segreto contraffatto (1985),
Correva come un lungo segno bianco (1986) e
La camera astratta. Fondò con altri registi "Indigena", una cooperativa per la promozione del cinema indipendente, con la quale realizzò, assieme a
Cochi Ponzoni, il mediometraggio
La variabile Felsen (1988) e il film-saggio
Rimini Lux, che nacque dall'elaborazione di
materiali di repertorio dell’Istituto Luce. Gli anni Novanta segnarono l'interesse di Rosa e di
Studio Azzurro per la ricerca intorno
all'interattività e alla multimedialità: studi che ne sollecitarono l'applicazione nell'ambito delle arti visive e che sfociarono nella creazione di una
serie di installazioni e di "ambienti sensibili". Una fase di assidua sperimentazione – l'impiego, ad esempio, di telecamere a infrarossi e raggi X – e attenzione per gli aspetti della
fruizione sensoriale dell'opera d'arte.
L'approccio di Rosa non sembrò seguire logiche gerarchiche o scale di valori fra le discipline artistiche e dello spettacolo.
Si occupò in modo trasversale di musica, arte e teatro, spesso intrecciandoli. La sua ricerca faceva incontrare il processo artistico con l'interattività e si poneva in qualche modo all'interno di quella che è stata definita, nel corso degli anni Novanta, una dimensione estetica di tipo relazionale.
Tra il 1999 e il 2008 creò con
Studio Azzurro numerose opere tra le quali vanno ricordate
Megalopolis, per la
Biennale di Architettura di Venezia, la mostra
Aristocratic Artisans di New York, il film
Il Mnemonista, la personale dello studio
Embracing Interactive Art e
Meditazioni Mediterraneo. Ancora nel 2004 l’opera contemporanea
Neither per la
Staatsoper di Stoccarda, nel 2006 uno spettacolo interattivo incentrato sul genio di Galileo e nel 2008 il
Museo Laboratorio della Mente a Roma premiato nel 2010 dall'ICOM come miglior museo italiano.
Paolo Rosa concepì anche opere interattive attente ad una lettura del territorio sociale, come
Portatori di storie e
Sensitive City – quest'ultima commissionata dall’EXPO 2010 di Shangai. Va ricordata infine la mostra
Fare gli Italiani – 150 anni di storia italiana di cui Rosa curò personalmente la progettazione e fu direttore artistico. L'ultima fatica, dal titolo
In Principio (e poi), è stata l'installazione per il
Padiglione della Santa Sede nella
55.Biennale di Venezia, opera che ha visto Rosa ancora una volta operativo in seno a
Studio Azzurro.
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Impegnato anche nell'insegnamento, all'Accademia di Brera e allo IULM,
Paolo Rosa è stato per molti, e non solo per i suoi studenti, un punto di riferimento e un costante termine di confronto.
Attento e lucido osservatore del sistema dell'arte, ha scritto con
Andrea Balzola il libro dal titolo
L'arte fuori di sé. Un manifesto per l'età post-tecnologica, edito da Feltrinelli nel 2011. Come egli stesso sottolineò nell'ottobre dello stesso anno, durante una presentazione del libro a Trento,
L'arte fuori di sé era nato “da una esigenza fisiologica […] da vent'anni di lavoro dall'interno”. In qualche modo questa pubblicazione ci aiuta oggi a leggere in profondità l'impegno più che trentennale di un uomo e di un artista che amava l'espressione “
pensare con le mani”. Ne illumina il percorso creativo e al contempo evidenzia
un approccio in cui etica ed estetica venivano chiamate a dialogare.
L'arte era per Rosa “il risultato di una stratificazione emozionale lunga e potente che è quella della sofferenza e della gioa. […] Sono gli stati d'animo che creano dei percorsi che racchiudono in sé tutto ciò, il percorso che lo stesso spettatore riesce a leggere”. Un'arte che, come ebbe ad affermare lo stesso Rosa riprendendo Remo Bodei, “crea combinazioni capaci di disincagliare il nostro sentire”.
Alessandra Benacchio, 21/08/2013
Didascalie immagini:
1. Paolo Rosa
2. Studio Azzurro
3. STUDIO AZZURRO, In Principio (e poi), 2013
installazione multimediale Padiglione della Santa Sede, 55.Biennale di Venezia