L’esposizione inaugurale della serie costituisce il primo approfondimento monografico mai riservato a
Pietro Bellotti, la cui attività nel corso della seconda metà del XVIII secolo si svolse soprattutto in Francia. Si tratta di una personalità artistica, seppur minore, alla quale studi recenti hanno inopinatamente riconosciuto un ruolo di un certo rilievo a fianco dei grandi protagonisti dell’arte veneziana del ‘700.

Curata da Charles Beddington, Alberto Craievich e Domenico Crivellari, attraverso
oltre quaranta dipinti la mostra ricostruisce in termini esaurienti la parabola produttiva di Bellotti, documentandone interamente il vasto repertorio figurativo. La mostra ospitata dal
Museo del Settecento veneziano è forte dei pochi dipinti firmati dal pittore e di un nucleo prezioso di diciassette tele con vedute delle principali città europee, alcune delle quali firmate sul retro, le cui peregrinazioni di collezione in collezione risultano documentate sin dal XVIII secolo. È proprio a queste opere che si deve la riscoperta e la progressiva messa a punto filologica del
corpus di
Pietro Bellotti.
Attraverso uno stile piuttosto riconoscibile l’artista elaborò le invenzioni normative del Canaletto, costruendo un repertorio che, come si conveniva, oltre alle immagini di Venezia includeva le vedute delle più importanti città d’Europa e gli allora richiestissimi capricci architettonici.

La conoscenza articolata che oggi abbiamo della sua produzione, consente di comprenderne più adeguatamente peculiarità e caratteri originali, e di collocarne i lavori accanto a quelli di figure come
Michele Marieschi, Francesco Albotto, Jacopo Fabris, Giovan Battista Cimaroli, Antonio Joli o Francesco Tironi.
Catalogo edito da Scripta.
Lu.Bo., 07/02/2014
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Pietro Bellotti. Nasce a Venezia nel 1725 e a sedici anni è registrato come apprendista nella bottega del fratello Bernardo, che ha solo tre anni più di lui ma che alla stessa età era già documentato negli elenchi della ‘Fraglia dei pittori’.
L’atto notarile che sta alla base della sua recente riscoperta critica, impegna il maggiore dei due fratelli a insegnare al più giovane la propria arte. In cambio, Pietro si impegna a versare a Bernardo la bella somma di centoventi ducati per essere istruito in un genere che gode il favore dei visitatori stranieri. Dopo meno di un anno il contratto però viene sciolto e il giovanissimo pittore abbandona la casa dove il fratello abita con la madre. Non sappiamo se questa rottura fosse dovuta a difficili rapporti con il fratello oppure se rispondesse a un semplice desiderio d’indipendenza. Lungo tutta la seconda metà del secolo Pietro Bellotti è documentato in Francia. Si stabilisce con la famiglia a Tolosa, città che costituì il centro della sua attività. Negli anni '60 del ‘700 soggiorna in Inghilterra. Infine, un contemporaneo, Jean-Paul Lucas, nel 1805 lo ricorda “morto da poco tempo in Francia”.
Anche Pietro utilizzò, per evidenti motivi promozionali, il nome di Canaletto, anche se in maniera meno continua rispetto al fratello Bernardo. Il pittore si firma in alcuni casi noti “Bellotti dit Canaletti”, cercando sempre di avocare a sé almeno parte della fama di cui gode lo zio.
Archivi del vedutismo 1: “Pietro Bellotti. Un altro Canaletto”
A cura di Charles Beddington, Alberto Craievich, Domenico Crivellari
Ca’ Rezzonico - Museo del Settecento Veneziano
Dorsoduro 3136, 30123 Venezia
7 dicembre 2013 – 28 aprile 2014
Orario
Fino al 31 marzo 10.00 – 17.00 (biglietteria 10.00 – 16.00)
Dal 1 aprile 10.00 – 18.00 (biglietteria 10.00 – 17.00)
Chiuso martedì, 25 dicembre, 1 gennaio
BIGLIETTI
Intero: 8 € - Ridotto: 5,50 €
carezzonico.visitmuve.it
info@fmcvenezia.it