Soffici_I giocatori_1909La mostra organizzata dal Centro Matteucci di Viareggio è costruita attorno a un nucleo di opere proveniente da un’importante collezione privata completamente dedicata all’arte italiana tra le due guerre. Rispetto al periodo storico privilegiato da quella raccolta, la mostra intende offrire un significativo ampliamento di visuale, impegnandosi a fornire una sintetica ricostruzione del più ampio e articolato scenario dei primi 35 anni del secolo in Italia, sino alle soglie della seconda guerra mondiale, attraverso esempi significativi selezionati da altre collezioni private.
In mostra trova così rappresentazione l’arte italiana dalla Belle Epoque sino al rinnovato classicismo degli anni Venti e dei primi anni Trenta, riservando una particolare messa a fuoco all'avventura delle Secessioni Romane. L’esposizione, forte di una cinquantina di opere, è suddivisa in tre sezioni: "Sotto l'impulso del nuovo secolo", a cura di Ada Masoero, "Il clima delle Secessioni Romane", affidata a Susanna Ragionieri, "Ritorno all'ordine, Novecento Italiano e oltre", curata da Nicoletta Colombo.


L'annegato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, del 1894, riveste una sorta di funzione introduttiva della prima sezione, mettendo in chiaro la continuità fra le ricerche artistiche di fine secolo e quelle di inizio Novecento. Si tratta di un’opera emblematica del percorso tecnico ed espressivo che avrebbe raggiunto il suo apice nel celeberrimo Il quarto Stato, nonché un chiaro esempio del "socialismo umanitario" che attraversa e sostanzia la poetica dell’artista. Un’ispirazione analoga si ritrova nell’unica scultura in mostra, Lo Scaccino di Medardo Rosso, eseguita giusto nel 1900.

La precoce Scena notturna. PaEnrico Lionne_Figura femminile con copricapo_1913rigi, pure del 1900, gemella di quella conservata al Museo del Novecento di Milano, è chiamata a rappresentare la stagione divisionista di Giacomo Balla. In mostra fanno compagnia a Balla quelli che poco più avanti sarebbero divenuti, più o meno a lungo, i suoi principali compagni di strada nell’avventura futurista, qui pure catturati nella fase giovanile di più intensa suggestione divisionista: Carlo Carrà, con La strada di casa del 1900, Umberto Boccioni, con il Ritratto della madre intenta a cucire del 1907, e Gino Severini, con il Ritratto del pittore Utter, un pastello eseguito nel 1910-1911 che ritrae il compagno di Suzanne Valadon. Di tema futurista, ma dall’andamento pittorico ancora divisionista, è Macchina in corsa, di Aroldo Bonzagni, del 1911-1912. Con Giovanni Costetti (Ritratto di Papini, 1903) e Ardengo Soffici (Giocatori di carte, 1909, fig. 1), si entra invece nel clima culturale della Firenze d'inizio secolo: se il primo mescola le suggestioni della pittura di Böcklin con una chiara memoria della pittura rinascimentale toscana, nel secondo traspare il potente modello di Cézanne, indice della conoscenza profonda e di prima mano che l’autore poteva vantare dell'impressionismo e delle tendenze della pittura francese post-impressionista.

11_Casorati__Notturno_1912-1913La seconda sezione è dedicata alle vicende delle Secessioni Romane, le quattro grandi esposizioni che si susseguirono nella capitale dal 1913 al 1916, di notevole rilievo per la cultura artistica italiana di primo Novecento sebbene non ancora indagate appieno dopo gli studi pionieristici di Rossana Bossaglia. In modo anche più radicale rispetto alla Biennale di Venezia, esse avviarono, infatti, un confronto diretto con le tendenze contemporanee internazionali - francesi, ma anche mitteleuropee e nordiche - destinato a innescare un ormai improcrastinabile processo di aggiornamento culturale e a gettare le basi per la costruzione di un peculiare linguaggio moderno dell’arte italiana.
Nate in opposizione al passatismo dell'arte ufficiale, ma anche in polemica col movimento futurista (assente come gruppo da tutte le esposizioni), le Secessioni romane diedero visibilità alle varie anime di una produzione artistica nazionale che andava ricercando una nuova identità: divisionista, sintetista, espressionista, primitivista.
La presenza in mostra di opere, fra gli altri, di Enrico Lionne (Figura femminile con copricapo, 1913, fig. 2), Felice Casorati (Notturno, 1912-1913, fig. 3), Gino Rossi, Armando Spadini, Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Ferruccio Ferrazzi, Felice Carena, fornisce una visione adeguatamente panoramica di una scena in rapida evoluzione e inevitabilmente condizionata nei suoi sviluppi successivi dalla tragica cesura della prima guerra mondiale.

Massimo Campigli_Donne al sole_1931La sezione "Ritorno all'ordine, Novecento Italiano e oltre" è introdotta problematicamente da Cocomero, fruttiera e bottiglia di Ardengo Soffici e da Nascita di Virgilio Guidi, entrambi del 1914. Gli anni postbellici spinsero l’arte italiana, come all’incirca quella di tutta Europa, verso il clima del "rappel à l'ordre", caratterizzato da una comune tendenza a una purificazione delle forme e a una consapevole operazione di recupero della tradizione figurativa, che aprirono la strada ad una stagione posta sotto l’egida classicista, sia pur modernamente ed elasticamente intesa.
La mostra illustra alcune tappe essenziali di questo complesso processo storico-culturale: il realismo sintetico di Ardengo Soffici, la temperie metafisica di Marina con conchiglie di Filippo de Pisis, del 1916, la ricomposizione spaziale della Testa di San Giovanni di Giorgio de Chirico, del 1921, che richiama le atmosfere di Valori Plastici. Il Ritratto di Renato Gualino del 1923, esemplifica il "Realismo magico" di Felice Casorati, mentre il Ritratto della moglie di Piero Marussig, 1920, appare ancora denso di suggestioni Jugendstil. I dipinti di Achille Funi e Mario Sironi restituiscono la classicità energica del Novecento Italiano, mentre soprattutto temi parigini e nature morte sono chiamati a dar conto dei cosiddetti "italiens de Paris", Giorgio de Chirico, Mario Tozzi, Filippo de Pisis e Massimo Campigli (Donne al sole, 1931, fig. 4).
La rassegna si conclude con i chiari indizi dell’ormai prossimo e necessario superamento dell’estetica del Novecento Italiano, che traspaiono dalle aperture espressioniste di Ottone Rosai (Case nei dintorni di Firenze, 1932) e Fausto Pirandello (La scala, 1934, fig. 5).
Luca Bortolotti, 25/07/2013

Fausto Pirandello_Donne sulla scala (La scala)_1934Prima e dopo la Secessione Romana. Pittura in Italia 1900-1935
A cura di Ada Masoero, Susanna Ragionieri, Nicoletta Colombo
Centro Matteucci per l'Arte Moderna,
via D'Annunzio 28, Viareggio
20 luglio - 3 novembre 2013
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