L'annegato di
Giuseppe Pellizza da Volpedo, del 1894, riveste una sorta di funzione introduttiva della
prima sezione, mettendo in chiaro la continuità fra le ricerche artistiche di fine secolo e quelle di inizio Novecento. Si tratta di un’opera emblematica del percorso tecnico ed espressivo che avrebbe raggiunto il suo apice nel celeberrimo
Il quarto Stato, nonché un chiaro esempio del "socialismo umanitario" che attraversa e sostanzia la poetica dell’artista. Un’ispirazione analoga si ritrova nell’unica scultura in mostra,
Lo Scaccino di
Medardo Rosso, eseguita giusto nel 1900.
La precoce
Scena notturna. Pa
rigi, pure del 1900, gemella di quella conservata al Museo del Novecento di Milano, è chiamata a rappresentare la
stagione divisionista di Giacomo Balla. In mostra fanno compagnia a Balla quelli che poco più avanti sarebbero divenuti, più o meno a lungo, i suoi principali compagni di strada nell’avventura futurista, qui pure catturati nella fase giovanile di più intensa suggestione divisionista:
Carlo Carrà, con
La strada di casa del 1900,
Umberto Boccioni, con il
Ritratto della madre intenta a cucire del 1907, e
Gino Severini, con il
Ritratto del pittore Utter, un pastello eseguito nel 1910-1911 che ritrae il compagno di
Suzanne Valadon. Di tema futurista, ma dall’andamento pittorico ancora divisionista, è
Macchina in corsa, di
Aroldo Bonzagni, del 1911-1912. Con
Giovanni Costetti (
Ritratto di Papini, 1903) e
Ardengo Soffici (
Giocatori di carte, 1909, fig. 1), si entra invece nel clima culturale della
Firenze d'inizio secolo: se il primo mescola le suggestioni della pittura di
Böcklin con una chiara
memoria della pittura rinascimentale toscana, nel secondo traspare il
potente modello di Cézanne, indice della conoscenza profonda e di prima mano che l’autore poteva vantare dell'impressionismo e delle tendenze della pittura francese post-impressionista.
La seconda sezione è dedicata alle vicende delle
Secessioni Romane, le quattro grandi esposizioni che si susseguirono nella capitale
dal 1913 al 1916, di notevole rilievo per la cultura artistica italiana di primo Novecento sebbene non ancora indagate appieno dopo gli studi pionieristici di
Rossana Bossaglia. In modo anche più radicale rispetto alla
Biennale di Venezia, esse avviarono, infatti, un
confronto diretto con le tendenze contemporanee internazionali - francesi, ma anche mitteleuropee e nordiche - destinato a innescare un ormai improcrastinabile processo di aggiornamento culturale e a gettare le basi per la costruzione di un peculiare linguaggio moderno dell’arte italiana.
Nate in opposizione al passatismo dell'arte ufficiale, ma anche in polemica col movimento futurista (assente come gruppo da tutte le esposizioni), le
Secessioni romane diedero visibilità alle varie anime di una produzione artistica nazionale che andava ricercando una nuova identità: divisionista, sintetista, espressionista, primitivista.
La presenza in mostra di opere, fra gli altri, di
Enrico Lionne (
Figura femminile con copricapo, 1913, fig. 2),
Felice Casorati (
Notturno, 1912-1913, fig. 3),
Gino Rossi, Armando Spadini, Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Ferruccio Ferrazzi, Felice Carena, fornisce una visione adeguatamente panoramica di una scena in rapida evoluzione e inevitabilmente condizionata nei suoi sviluppi successivi dalla tragica cesura della prima guerra mondiale.

La sezione "
Ritorno all'ordine, Novecento Italiano e oltre" è introdotta problematicamente da
Cocomero, fruttiera e bottiglia di
Ardengo Soffici e da
Nascita di
Virgilio Guidi, entrambi del 1914. Gli anni postbellici spinsero l’arte italiana, come all’incirca quella di tutta Europa, verso il clima del "
rappel à l'ordre", caratterizzato da una comune tendenza a una
purificazione delle forme e a una
consapevole operazione di recupero della tradizione figurativa, che aprirono la strada ad una stagione posta sotto
l’egida classicista, sia pur modernamente ed elasticamente intesa.
La mostra illustra alcune tappe essenziali di questo complesso processo storico-culturale: il realismo sintetico di
Ardengo Soffici, la temperie metafisica di
Marina con conchiglie di
Filippo de Pisis, del 1916, la ricomposizione spaziale della
Testa di San Giovanni di
Giorgio de Chirico, del 1921, che richiama le atmosfere di
Valori Plastici. Il
Ritratto di Renato Gualino del 1923, esemplifica il "
Realismo magico" di
Felice Casorati, mentre il
Ritratto della moglie di
Piero Marussig, 1920, appare ancora denso di suggestioni
Jugendstil. I dipinti di
Achille Funi e
Mario Sironi restituiscono la classicità energica del
Novecento Italiano, mentre soprattutto temi parigini e nature morte sono chiamati a dar conto dei cosiddetti "
italiens de Paris",
Giorgio de Chirico, Mario Tozzi, Filippo de Pisis e Massimo Campigli (
Donne al sole, 1931, fig. 4).
La rassegna si conclude con i chiari indizi dell’ormai prossimo e necessario
superamento dell’estetica del Novecento Italiano, che traspaiono dalle
aperture espressioniste di
Ottone Rosai (
Case nei dintorni di Firenze, 1932) e
Fausto Pirandello (
La scala, 1934, fig. 5).
Luca Bortolotti, 25/07/2013
Prima e dopo la Secessione Romana. Pittura in Italia 1900-1935
A cura di Ada Masoero, Susanna Ragionieri, Nicoletta Colombo
Centro Matteucci per l'Arte Moderna,
via D'Annunzio 28, Viareggio
20 luglio - 3 novembre 2013
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