Il programma ha previsto l’uso della macchina
Polaroid Gigante – una strumentazione di cui esistono
solo cinque esemplari al mondo, prodotti alla fine degli anni Settanta – che è in grado di sviluppare istantanee dal formato più grande:
50 centimetri per 60, al posto del tradizionale 8x10. Il cantiere di lavoro si è svolto in
Almerìa, coinvolgendo autori come
Chema Madoz,
Juan Manuel Castro,
Manuel Vilariño,
Monica Lleó,
Roberto Chicharro,
Manuel Falces,
Ricardo Martìn,
Toni Catany,
Ouka Lele,
Ceferino López,
Rafael Roa,
Josep Vicent Monzó e il polacco
Krzystof Pruszkowsk. Ognuno di loro ha testato il formato inconsueto secondo il proprio sentire, proponendo indagini coerenti con le tematiche e la ricerca artistica sperimentata con altre tecniche e in diversi contesti.
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Così, le opere di
Chema Madoz, ad esempio, continuano sulla strada della costruzione surreale, giocata sull’illusione ottica e il paradosso, come si osserva nei
Sin Titulo presenti nella mostra romana (fig. 1). Analogamente accade nelle fotografie di
Ricardo Martìn, che rimandano a storie lontane dal presente, a un vissuto fatto di cose e di persone che non abitano più la realtà ma solo la dimensione dell’immagine, del documento (fig. 2).
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La mostra apre poi verso le esplorazioni di
Manuel Falces, che mettono in scena bizzarre e stranianti interazioni tra oggetti ormai acquisiti nell’immaginario collettivo – frammenti di opere d’arte, elementi architettonici oppure cose insolite – e immensi spazi naturali, all’interno dei quali quegli stessi oggetti sono ricontestualizzati (fig. 3). Nel percorso espositivo trovano ancora spazio le fotografie di
Tony Catany, costruite come palinsesti di immagini in cui opere d’arte note del passato sono accostate, in una dimensione onirica, a piccoli oggetti naturali come conchiglie, o riprese sullo sfondo di apparati decorativi che rievocano un Rinascimento fantastico.
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La mostra prosegue con i nudi di
Juan Manuel Castro, con le poderose croci di
Monica Lleò, con le “impronte” di
Roberto Chicharro, per finire con le nature morte con animali di
Manuel Vilariño, che tradiscono lo studio della pittura di genere sviluppata in tutta Europa particolarmente nel Seicento, che l’autore interpreta in chiave surrealista.
L’evento della Real Academia de España è certamente un’occasione per tornare a riflettere sull’uso dell’analogico e del digitale nella fotografia artistica, e sulla rivoluzione che ha costituito la nascita della pellicola Polaroid a partire dalla metà degli anni Quaranta del Novecento, mettendo in luce una fase rara e sconosciuta a molti della sua storia, la sperimentazione con Polaroid Gigante.
Giulia Bonardi 11/9/2013
50 X 60 Polaroid Gigante
10 settembre – 31 ottobre 2013
Real Academia de España en Roma
Piazza San Pietro in Montorio, 3
00153 Roma
Info : info@raer.it
Orario della mostra: dalle 10.00 alle 20.00
Ingresso: gratuito
Didascalie delle immagini
1. Chema Madoz, Sin título, Almería, 1994.
2. Ricardo Martín, Manuel “El Trigorro”, Antonio “el Rebeco”, Manuel “el Sordo”, el tío Benito,
Serafín Sáez, Pepe “el Guarda”, José “el Aguardientero”, el tío Joseico “el Cortijero”, Antonio Correa y Miguel Aráez, Almería, 1992.
3. Manuel Falces, Sin título, Almería, 1992.