BodyPart(1)Il 9 ottobre 2013, si presenta alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma il primo tomo del Catalogo ragionato di Giuseppe Capogrossi, che riguarda la sua produzione negli anni 1924-1949, da poco pubblicato per i tipi di Skira a cura di Guglielmo Capogrossi, Presidente della Fondazione Archivio Capogrossi, e Francesca Romana Morelli, docente di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, nonché membro del Comitato scientifico della stessa Fondazione.
L’evento sarà introdotto dalla direttrice del Museo, Maria Vittoria Marini Clarelli, e vedrà come relatori Valerio Rivosecchi, Carla Fendi e Bruno Mantura alla presenza dei curatori del volume.


Questo primo tomo si concentra in modo esaustivo sul quarto di secolo che va dagli esordi figurativi del pittore fino alle soglie degli anni ‘50, cioè fino alla nascita del “segno”: un approdo in senso lato iconografico che, lungi dall’essere frutto di un’intuizione subitanea, è stata preparato attraverso un lento processo di ricerca ed evoluzione linguistica, durato circa un decennio. Si può dire, in effetti, che fin dai suoi esordi Capogrossi abbia sottilmente e costantemente elaborato gli strumenti e gli orientamenti di stile che nel tempo lo avrebbero portato a diventare uno dei protagonisti internazionali dell’Informale.

Il catalogo ragionato, oltre a ricostruire capillarmente il percorso di Capogrossi sino alla conquista della sua più propria e riconoscibile identità artistica, pubblica un gran numero di inediti e di opere che si ritenevano disperse, arricchendo significativamente le nostra conoscenza intorno ai due decenni di maggiore spinta propulsiva di una delle figure chiave della Scuola romana: dapprima, negli anni Trenta, quando si chiarisce in Capogrossi la necessità di sperimentare nuove direzioni per raggiungere approdi inediti e personali; e poi, negli anni Quaranta, quando attraverso le “ballerine” e le nature morte l’artista procede a una rielaborazione dei suoi originari moduli figurativi in una direzione sempre più astratta, fino all’invenzione del famoso “segno”.

Il Catalogo scheda in modo dettagliato circa 600 opere, ordinate cronologicamente e suddivise per tecnica (dipinti, opere su carta, grafica). Completano il volume saggi critici dei due autori e un’introduzione di Bruno Mantura, che curò la grande personale dell’artista del 1974/’75 alla Galleria nazionale d’arte moderna, l’occasione del pieno rilancio critico dell’attività figurativa di Capogrossi, sin lì abbastanza trascurata.
Un accurato regesto biografico e una bibliografia completa rendono  il catalogo uno strumento di lavoro imprescindibile per chiunque in futuro voglia approfondire l’opera del maestro romano.
Lu.Bo., 05/10/2013

GIUSEPPE CAPOGROSSI nasce a Roma nel 1900. Nel 1922 consegue la laurea in giurisprudenza, ma, nonostante le reticenze della famiglia, decide di intraprendere la strada dell’arte. Nel 1923 passa nella celebre Scuola di Nudo di Felice Carena. Qui diventa amico di Emanuele Cavalli e Fausto Pirandello. Esordisce nel 1927 in una collettiva assieme a Cavalli e Francesco Di Cocco. Tra il 1927 e il 1931 soggiorna più volte a Parigi. Nel 1931 stringe un sodalizio conlo stesso Cavalli e Corrado Cagli. Nel 1933 a Milano il trio è presentato come "Gruppo dei nuovi pittori romani" nella Galleria del Milione, cuore dell’astrattismo italiano. In ottobre Capogrossi, Cavalli e Cagli decidono di stilare il Manifesto del Primordialismo Plastico, ma a causa di divergenze teoriche sciolgono il sodalizio. In dicembre i tre artisti espongono comunque assieme a Parigi nella Galerie Jacques Bonjean, presentati da Waldemar George come École de Rome. Nel 1935 alla Quadriennale di Roma Capogrossi presenta Giocatore di ping-pong (1932-‘33; Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale), Ritratto muliebre (1932 circa; Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma) e Piena sul Tevere (1934, collezione privata), tra i suoi capolavori del periodo tonale, come pure Ballo sul fiume, inviato alla Biennale di Venezia del 1936. Nel 1937 è presente all’International Exhibition of Paintings di Pittsburgh, (USA) all’Anthology of Contemporary Italian Painting della Cometa Art Gallery di New York e in una rassegna di arte italiana all'Akademie der Kunste di Berlino. Nel 1939 gli viene riservata una sala alla III Quadriennale di Roma. Nel 1942 ottiene un successo al IV Premio Bergamo. Nel 1946 inaugura nella Galleria San Marco la suo prima personale. Nel 1948 alla Biennale veneziana presenta Le due chitarre (1948; Galleria Nazionale d'Arte Moderna), opera cerniera tra la fase figurativa e quella astratta. Nel 1950 a Roma esordisce con il “segno” nella Galleria del Secolo, suscitando scandalo tra la critica.

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Guglielmo Capogrossi, nipote dell’artista, è Presidente della Fondazione Archivio Capogrossi. Ha curato la sezione delle opere su carta nelle due grandi antologiche alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna: Giuseppe Capogrossi, 1974-75 e Capogrossi. I segni del secolo, 1999-2000.

Francesca Romana Morelli, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e membro del comitato scientifico della Fondazione Archivio Capogrossi, ha curato numerose esposizioni dedicate all’artista. Tra queste: Scuola romana. Artisti a Roma tra le due guerre (2008) e la prima mostra di approfondimento sulla storia del “Gruppo Origine” (Capogrossi, Burri, Colla, Ballocco), presso L.U.CC.A. Center, Lucca, 2009.

Mercoledì 9 ottobre 2013, ore 17.30, presentazione del volume:
Giuseppe Capogrossi. Catalogo ragionato
. Tomo primo (1920-1949),
a cura di Guglielmo Capogrossi e Francesca Romana Morelli,
Milano, Skira, 2013.
GNAM - Galleria nazionale d'arte moderna
Viale delle Belle Arti 131, Roma
Informazioni
Tel. +39 06.32298221
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