Questo primo tomo si concentra in modo esaustivo sul quarto di secolo che va dagli esordi figurativi del pittore fino alle soglie degli anni ‘50, cioè fino alla
nascita del “segno”: un approdo in senso lato iconografico che, lungi dall’essere frutto di un’intuizione subitanea, è stata preparato attraverso un lento processo di ricerca ed evoluzione linguistica, durato circa un decennio. Si può dire, in effetti, che fin dai suoi esordi Capogrossi abbia sottilmente e costantemente elaborato gli strumenti e gli orientamenti di stile che nel tempo lo avrebbero portato a diventare
uno dei protagonisti internazionali dell’Informale.
Il catalogo ragionato, oltre a ricostruire capillarmente
il percorso di Capogrossi sino alla conquista della sua più propria e riconoscibile identità artistica, pubblica un
gran numero di inediti e di opere che si ritenevano disperse, arricchendo significativamente le nostra conoscenza intorno ai due decenni di maggiore spinta propulsiva di una delle figure chiave della Scuola romana: dapprima, negli anni Trenta, quando si chiarisce in Capogrossi la necessità di sperimentare nuove direzioni per raggiungere approdi inediti e personali; e poi, negli anni Quaranta, quando attraverso le “ballerine” e le nature morte l’artista procede a una
rielaborazione dei suoi originari moduli figurativi in una direzione sempre più astratta, fino all’invenzione del famoso
“segno”.
Il Catalogo scheda in modo dettagliato
circa 600 opere, ordinate cronologicamente e suddivise per tecnica (dipinti, opere su carta, grafica). Completano il volume saggi critici dei due autori e un’introduzione di
Bruno Mantura, che curò la grande personale dell’artista del 1974/’75 alla Galleria nazionale d’arte moderna, l’occasione del pieno rilancio critico dell’attività figurativa di Capogrossi, sin lì abbastanza trascurata.
Un accurato regesto biografico e una bibliografia completa rendono il catalogo uno strumento di lavoro imprescindibile per chiunque in futuro voglia approfondire l’opera del maestro romano.
Lu.Bo., 05/10/2013
GIUSEPPE CAPOGROSSI nasce a Roma nel 1900. Nel 1922 consegue la laurea in giurisprudenza, ma, nonostante le reticenze della famiglia, decide di intraprendere la strada dell’arte. Nel 1923 passa nella celebre
Scuola di Nudo di Felice Carena. Qui diventa amico di
Emanuele Cavalli e Fausto Pirandello. Esordisce nel 1927 in una collettiva assieme a Cavalli e Francesco Di Cocco. Tra il 1927 e il 1931 soggiorna più volte a Parigi. Nel 1931 stringe un sodalizio conlo stesso
Cavalli e Corrado Cagli. Nel 1933 a Milano il trio è presentato come "
Gruppo dei nuovi pittori romani" nella Galleria del Milione, cuore dell’astrattismo italiano. In ottobre
Capogrossi, Cavalli e Cagli decidono di stilare il
Manifesto del Primordialismo Plastico, ma a causa di divergenze teoriche sciolgono il sodalizio. In dicembre i tre artisti espongono comunque assieme a Parigi nella Galerie Jacques Bonjean, presentati da Waldemar George come
École de Rome. Nel 1935 alla Quadriennale di Roma Capogrossi presenta
Giocatore di ping-pong (1932-‘33; Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale),
Ritratto muliebre (1932 circa; Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma) e
Piena sul Tevere (1934, collezione privata), tra i suoi capolavori del periodo tonale, come pure
Ballo sul fiume, inviato alla Biennale di Venezia del 1936. Nel 1937 è presente all’
International Exhibition of Paintings di Pittsburgh, (USA) all’
Anthology of Contemporary Italian Painting della
Cometa Art Gallery di New York e in una rassegna di arte italiana all'
Akademie der Kunste di Berlino. Nel 1939 gli viene riservata una sala alla III Quadriennale di Roma. Nel 1942 ottiene un successo al IV Premio Bergamo. Nel 1946 inaugura nella Galleria San Marco la suo prima personale. Nel 1948 alla Biennale veneziana presenta
Le due chitarre (1948; Galleria Nazionale d'Arte Moderna),
opera cerniera tra la fase figurativa e quella astratta.
Nel 1950 a Roma esordisce con il “segno” nella Galleria del Secolo, suscitando scandalo tra la critica.
Guglielmo Capogrossi, nipote dell’artista, è Presidente della Fondazione Archivio Capogrossi. Ha curato la sezione delle opere su carta nelle due grandi antologiche alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna: Giuseppe Capogrossi, 1974-75 e Capogrossi. I segni del secolo, 1999-2000.
Francesca Romana Morelli, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e membro del comitato scientifico della Fondazione Archivio Capogrossi, ha curato numerose esposizioni dedicate all’artista. Tra queste: Scuola romana. Artisti a Roma tra le due guerre (2008) e la prima mostra di approfondimento sulla storia del “Gruppo Origine” (Capogrossi, Burri, Colla, Ballocco), presso L.U.CC.A. Center, Lucca, 2009.
Mercoledì 9 ottobre 2013, ore 17.30, presentazione del volume:
Giuseppe Capogrossi. Catalogo ragionato. Tomo primo (1920-1949),
a cura di Guglielmo Capogrossi e Francesca Romana Morelli,
Milano, Skira, 2013.
GNAM - Galleria nazionale d'arte moderna
Viale delle Belle Arti 131, Roma
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