Nella concezione generale delle
Vite,
Giorgio Vasari esaltava la «
Maniera moderna» in quanto evoluzione e fisiologico compimento della tradizione quattrocentesca, situando canonicamente
Leonardo, Michelangelo e Raffaello al cuore di questa fase di insuperabile maturità e felicità creativa e tecnica dell'arte italiana. A questi titani egli affiancava, ma in subordine,
Fra’ Bartolomeo e Andrea del Sarto, virtuosi del disegno, imitatori instancabili della natura, fautori di un linguaggio pittorico “puro, semplice e naturale”, che a Vasari appariva però superato e senza futuro.
Andrea del Sarto e Fra’ Bartolomeo, peraltro, oltre a restare punti di riferimento ineludibili negli anni della magnificenza medicea, riguadagnarono una nuova attualità sul declinare del Cinquecento sotto la spinta delle esigenze dottrinarie sancite dal
Concilio di Trento, come ebbe a rilevare
Filippo Baldinucci alla fine del Seicento, nelle sue
Notizie de’ professori del disegno. Proprio nel recupero dei valori espressi da quei due capofila Baldinucci vide, infatti, lo strumento necessario a superare l’
impasse del tardo manierismo e al tempo stesso capace di istituire uno stile aderente alle nuove istanze spirituali della controriforma.
Se
Santi di Tito e Jacopo da Empoli furono i più convinti sostenitori del primo rilancio di Fra’ Bartolomeo e Andrea del Sarto, esso conobbe una nuova fortuna a metà Seicento attraverso l’opera di
Lorenzo Lippi e Antonio Novelli, in alternativa all’ormai dilagante civiltà figurativa barocca.
La mostra
Puro semplice e naturale è strutturata lungo cinque sezioni cronologiche e quattro tematiche, e si compone di oltre 70 fra dipinti e sculture. In apertura, l’esposizione accosta le
Annunciazioni di
Andrea della Robbia, Andrea del Sarto, Santi di Tito e Jacopo da Empoli, offrendo un colpo d’occhio sui tratti che legano i maestri della «Maniera moderna» e gli artisti attivi a Firenze tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.

Nella Firenze del primo Cinquecento il registro di nobile chiarezza, non privo di elementi di connessione col pensiero di
Girolamo Savonarola, fu un ideale condiviso da artisti come
Lorenzo di Credi e Fra’ Bartolomeo, Ridolfo del Ghirlandaio, Sogliani e Bugiardini. Alcuni di essi fecero capo alla cosiddetta “
Scuola di San Marco”, cuore di un gusto artistico improntato ad essenzialità e austerità. Fu con loro, e naturalmente con Andrea del Sarto, che si fondarono quei principi imperniati su una sintassi chiara, capace di modellare con plastica evidenza figure e cose, così caratterizzante dell'arte fiorentina.
Superate le generazioni di
Bronzino e Alessandro Allori, si approda a Firenze a un Seicento caratterizzato da artisti che diedero continuità a quell’identità in senso lato “purista” della pittura fiorentina, tracciando una linea chiaramente alternativa rispetto al naturalismo caravaggesco e al barocco: da
Santi di Tito a Jacopo da Empoli, da Ottavio Vannini a Lorenzo Lippi
Dopo una sala dedicata al disegno dal vero, che spazia da Andrea del Sarto e Pontormo alla metà del Seicento, gli stessi artisti si ripresentano accostati per temi: “pitture di casa”, di affetti intimi; “pitture di cose”, che ha per protagonisti gli oggetti domestici; e infine la “tradizione del sacro”, che chiude la mostra con uno spettacolare trittico di busti del
Redentore, opera di
Torrigiani, Caccini e Novelli.
17/06/2014
Puro, semplice e naturale nell'arte a Firenze tra Cinque e Seicento
Galleria degli Uffizi, Firenze
17 giugno - 2 novembre 2014
IDEAZIONE E CURA DELLA MOSTRA
Alessandra Giannotti, Claudio Pizzorusso
PREZZO BIGLIETTO :
Intero: € 11.00; ridotto: € 5.50 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 ed i 25 anni
Gratuità del biglietto per i minori di 18anni e per i cittadini dell’U.E. sopra i 65 anni
ORARIO:
Martedì – Domenica ore 8.15 - 18.50; la biglietteria chiude alle 18.05
Chiuso il lunedì
www.unannoadarte.it
CATALOGO Giunti Editore
a cura di Alessandra Giannotti, Claudio Pizzorusso