L’esposizione dell’opera s'inquadra in un programma di collaborazione tra le due istituzioni museali (il cui primo episodio è stato la mostra
Il Collezionista di Meraviglie. L’Ermitage di Basilewsky, vedi su News-art:
https://news-art.it/news/capolavori-dal-medioevo-al-rinascimento-dalla-collezione-ba.htm), che prevede il soggiorno del
Ritratto d’uomo di
Antonello da Messina delle raccolte di Palazzo Madama a San Pietroburgo nel periodo in cui Raffaello sarà a Torino.
Non è agevole esprimere un giudizio netto e definitivo sull’utilità e la sensatezza di questo
format espositivo (diciamo “
one-piece-show”) che sta prendendo sempre più piede,
in primis per i suoi
costi contenuti e poi perché asseconda al più alto ed esplicito grado - col
minimo impegno scientifico, organizzativo e museografico -
il mito del “capolavoro assoluto”, che,
faute de mieux, fa sempre breccia nella sensibilità degli appassionati: anche se, occorre aggiungere, in definitiva si risolve in un
fast-food estetico dagli
effetti cognitivi inevitabilmente modesti (fatte salve imponderabili agnizioni e sindromi di Stendhal, presumibilmente marginali sotto il profilo quantitativo).
Datata concordemente dagli specialisti intorno al 1505-1506 - negli anni della prima e già piena maturità che precede il trasferimento di Raffaello a Roma, sul finire del 1508 - la
Sacra Famiglia dell'Ermitage viene in genere identificata (ma in effetti sulla base di modesti elementi indiziari) con uno dei due “
quadri di Nostra Donna” che
Giorgio Vasari, nella
Vita di Raffaello, segnala tra quelli realizzati dall’artista per il duca di Urbino
Guidobaldo da Montefeltro.
Di fatto, le prime notizie certe sulla tavoletta risalgono al Settecento, quando essa è documentata in Francia, nella celebre collezione di
Pierre Crozat (1665 - 1740). L’opera fu acquistata dall’
imperatrice Caterina II e giunse in Russia nel 1772. Nel 1827 fu oggetto di un restauro durante il quale la pittura fu trasportata da tavola a tela.
Nel corso della carriera, e soprattutto nei suoi anni centrali, Raffaello, com’è noto, ha esplorato in ogni piega e variazione possibile il tema diffusissimo (e cardinale nella tradizione della pittura devozionale italiana) della
Madonna col Bambino (con o senza San Giuseppe e/o San Giovannino). Rispetto agli ampi fondali puramente paesaggistici prediletti in molte delle sue più celebrate redazione dell’iconografia, il pittore privilegia nel dipinto dell’Ermitage un’imponente quinta architettonica, che solo sull’estremità destra della composizione si apre, dietro una balconata, a un piccolo brano di paesaggio di intonazione lirica.
Ma quel che maggiormente caratterizza il dipinto di Raffaello, e gli conferisce una sua
peculiarità distintiva rispetto a molte altre redazioni del soggetto, è il
carattere marcatamente malinconico e sin quasi cupo che accomuna il mesto gruppo delle tre figure: la Vergine assorta in meditazione, l’anziano Giuseppe, dall’aria preoccupata e amaramente presaga, che incrocia lo sguardo del Bambino Gesù, nudo a esplicitare la sua autentica umanità, che cerca protezione aggrappandosi al seno della madre.
Luca Bortolotti, 20/12/2013
RAFFAELLO. La Sacra Famiglia dell’Ermitage
Dal 21 dicembre 2013 al 23 febbraio 2014
Palazzo Madama - Museo Civico d’Arte Antica
Piazza Castello, Torino
La mostra è compresa nel biglietto del Museo
Ingresso al museo: intero € 10, ridotto € 8, gratuito ragazzi minori di 18 anni
Orario del museo: martedì-sabato 10-18, domenica 10-19, chiuso lunedì.
www.palazzomadamatorino.it