Prato, in effetti, nella prima fase del Rinascimento accolse e promosse i lavori di alcuni dei protagonisti di quella stagione.
Donatello e
Michelozzo eseguirono il pulpito esterno del Duomo tra il 1428 e il 1438, con i celebri putti danzanti a rilievo; sempre negli anni Trenta e sempre in Duomo,
Paolo Uccello affrescò la cappella dell’Assunta con
Storie della Vergine e di Santo Stefano, portate a termine con ogni probabilità da
Andrea di Giusto Manzini, vicino ai modi di Masaccio.
L’
officina pratese – la formula, manco a dirlo, costituisce l’immancabile riferimento a Roberto Longhi, sebbene indiretto – vantava dunque presenze d’avanguardia, che si arricchirono ulteriormente grazie all’arrivo in città della
bottega di Filippo Lippi, dominatore della scena alla metà del secolo. Il frate carmelitano, nel 1454, fu chiamato a dipingere la cappella maggiore della Cattedrale con
Storie dei Santi Stefano e Giovanni Battista, concluse un decennio più tardi in collaborazione con
Fra Diamante.
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Attorno all’
atelier lippesco, oltre al citato collaboratore, gravitarono diverse figure di ottimo mestiere come, tra gli altri, il
Maestro della Natività di Castello, e, ai suoi esordi, un artista di livello notevole come
Filippino, figlio del Lippi, capaci di segnare gli sviluppi della pittura a Prato.
La mostra, curata da
Andrea De Marchi e da
Cristina Gnoni Mavarelli, intende dunque documentare i brillanti esiti artistici di un contesto estremamente fertile, presentando altresì alcune significative ricostruzioni di opere eseguite per committenti pratesi e poi smembrate nel corso del tempo.
Sono esposte, quindi, l’
Assunta di
Zanobi Strozzi un tempo in Duomo (Dublino, National Gallery of Ireland), la Pala proveniente dalla chiesa dei Santi Giusto e Clemente di
Faltugnano del
Maestro della Natività di Castello (Prato, Museo dell’Opera del Duomo), riunita agli scomparti della predella custoditi a Londra, National Gallery, e a Philadelphia, Johnson Collection, nonché la
Pala di Budapest di
Fra Diamante (
Madonna col Bambino tra i Santi Antonio Abate e Lorenzo), realizzata per l’Oratorio di San Lorenzo.
Una sezione di grande interesse, inoltre, è costituita da una ricognizione sistematica sulla
giovinezza di Paolo Uccello, che offre l’occasione per fare il punto su una fase filologicamente problematica della carriera del pittore fiorentino.
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La riapertura del museo consente, infine, di tornare ad osservare nelle condizioni ottimali anche la
collezione permanente, che annovera alcuni pezzi rinascimentali di sicura qualità. Spicca tra essi un acquisto recente del Comune di Prato: si tratta di un
Crocifisso di
Filippino Lippi, battuto da Christie’s a New York il 27 gennaio 2010. La tavola di piccole dimensioni, dipinta tra il 1500 e il 1504, costituisce una replica del
Cristo della
Pala Valori eseguita dallo stesso
Filippino per la chiesa di San Procolo a Firenze (1498-1500), già al Kaiser Friederich Museum di Berlino e andata distrutta nel 1945.
(F. So. 19/6/2013)
Da Donatello a Lippi. Officina pratese
Museo di Palazzo Pretorio, Prato
13 settembre 2013 – 13 gennaio 2014
Poco prima dell'inaugurazione di "Officina Pratese", la città toscana ha esposto nella Saletta Valentini del Palazzo Pretorio le
monete che appartennero alla raccolta di Francesco Bernocchi assieme a una
coppia di tavole provenienti dalla collezione Moretti: una
Crocifissione attribuita al
Maestro della Pietà, artista senese attivo alla metà del XIV secolo, e una
Madonna col Bambino, e i Santi Giovanni Battista e Giacomo Maggiore, eseguita da
Francesco d’Antonio, che lavorò a Firenze e Pisa nella prima metà del Quattrocento.
Didascalie immagini
1. Filippo Lippi e aiuti, Natività con San Giorgio e San Vincenzo Ferrer, Prato, Museo Civico, foto Fototeca Museo Civico
2. Maestro della Natività di Castello, Pala di Faltugnano, scomparto centrale, Prato, Museo dell'Opera del Duomo
3. Filippino Lippi, Crocifisso, Prato, Museo Civico