Dopo un formazione avvenuta nella natia Venezia,
Saraceni svolse nell'Urbe pressochè tutta la sua breve carriera, giungendovi sul finire del XVI secolo per restarvi sino al 1619, l’anno prima della morte che lo colse circa quarantenne.
A Roma, stando a
Giovanni Baglione, fu dapprincipio a bottega dall’ottimo scultore
Camillo Mariani, sviluppando presto un linguaggio pittorico personale, in cui trovarono una singolare fusione colorismo di marca veneziana post-tizianesca (
Il banchetto del ricco Epulone, Roma Pinacoteca Capitolina;
Riposo durante la Fuga in Egitto, Frascati, Eremo dei Camaldolesi), elementi tardo-manieristi romani (
Andromeda, Digione, Musée des Beaux-Arts;
Gli amori di Venere e Marte, Madrid, Museo Thyssen, fig. 4), esempi della coeva pittura degli artisti nordici attivi nell’Urbe, nonché, decisamente per tempo, l’influsso irresistibile di Caravaggio (
Madonna col Bambino e Sant’Anna, e
Santa Cecilia con l'angelo, fig. 1, entrambe Roma, Palazzo Barberini;
Martirio di santa Cecilia, Los Angeles, County Museum;
Ostensione del Sacro Chiodo da parte di San Carlo Borromeo, Roma, San Lorenzo in Lucina, fig. 3;
Predica di S. Raimondo Nonnato, Roma, Curia Generalizia dei Padri Mercedari; le due pale d’altare eseguite per la chiesa di Santa Maria dell’Anima), filtrato, però, attraverso lo stile raffinatamente luministico del tedesco
Adam Elsheimer (i dipinti su rame con
Storie dalle Metamorfosi di Ovidio, oggi conservate al Museo di Capodimonte, fig. 2).

La produzione del pittore - piuttosto vasta nonostante la breve esistenza, e assai varia per carattere e tipologie affrontate - riveste un ruolo di speciale rilievo nella vicende straordinarie e vorticose dell’arte romana dei
primi due decenni del Seicento, incarnando al più alto livello - assieme a
Borgianni e in seguito
Serodine - una posizione di massima attenzione, ma anche di rimarchevole indipendenza rispetto alle vicende salienti che si succedevano all’epoca, a cominciare da quelle centralissime legate al
naturalismo caravaggesco.
E in effetti, piuttosto che come seguace in senso proprio, Saraceni può essere meglio compreso fra gli interpreti più fini e meno omologati del grande maestro lombardo, con un suo posto particolare e peculiare negli
sviluppi della pittura di paesaggio del XVII secolo.
La carriera capitolina del
Saraceni si legò ad alcuni fra i principali committenti del tempo, in ambito sia religioso sia aristocratico, raggiungendo forse l’apice del successo professionale nella partecipazione alla decorazione ad affresco della
Sala Regia al Quirinale.

Sebbene anche per le opere di Saraceni, come per quelle di tutti gli artisti in qualche misura legati all’area in senso lato caravaggesca, non siano potute mancare negli ultimi anni le occasioni di studio e approfondimento - nel profluvio incontrollabile di mostre, volumi e saggi dedicati a questa tematica - in realtà l’ultimo studio complessivo, con catalogo ragionato, dedicato al pittore è ancora quello ben noto di
Anna Ottani Cavina, che, ammirevole per l’epoca, risale pur sempre al 1968: quasi mezzo secolo nel quale è davvero successo davvero di tutto, nelle ricerche su Caravaggio & Co.
La mostra intende mettere a fuoco
l'evoluzione stilistica del Saraceni all’interno del contesto in cui egli fu attivo come personalità di primo piano, indagando i principali aspetti della sua cultura figurativa. Accanto a molte delle sue tele più celebri saranno presentati diversi dipinti inediti e numerose opere restaurate negli ultimi anni (in gran parte proprio in occasione della mostra), al fine di mettere adeguatamente in luce le qualità assolute della sua pittura.
Luca Bortolotti, 15/11/2013
CARLO SARACENI 1579 - 1620
un Veneziano tra Roma e l’Europa
a cura di Maria Giulia Aurigemma
Roma, Palazzo Venezia
29 novembre 2013 – 2 marzo 2014
Orari:
9.00 - 19.00. Chiuso il lunedì
Info e Prenotazioni 06 32810
Biglietto Intero: € 10,00
Catalogo De Luca Editori d'Arte