La Fondazione Prada di Milano accoglie la soggettiva
dell’artista belga LucTuymans. Egli ha voluto dare la propria interpretazione del Barocco con un insieme di opere, di artisti moderni e contemporanei, scegliendo quelle più originali, esuberanti e difficili per contemplare in età post-moderna la riflessione di questo stile e di quanto ancora oggi esso ci appartenga. L’esposizione mette molto in difficoltà lo spettatore, sia perché priva di spiegazione riguardo alle scelte di Tuymans, sia per un fatto di mancata cultura e conoscenza del periodo descritto.
La mostra si sviluppa in più spazi e non riguarda soltanto le immagini figurative. Ci si trova spesso davanti a sculture strambe e di tanta fantasia, soprattutto quelle degli artisti giapponesi. In esse c’è la presenza di un’estetica capitalista come quella del Pop, infatti tutte molto colorate con cromi luminosi e artificiali. Ci sono anche una serie di video, alcuni in bianco e nero, che alludono tutti a una sola cosa, cioè all’inquietudine che l’umano può provare e di come esso può scaturire attraverso varie forme d’azione. Nel video esposto al primo piano della sezione
Podium è quello più significativo: non c’è una vera e propria storia, che inizia e finisce alla fine del film, tutto ruota intorno a questo perfetto protagonista, abbandonato al proprio destino in un luogo ormai isolato e vuoto. Esso cerca di uscire, di proteggersi, di cibarsi, di giocare con quello che trova aspettando qualcosa o qualcuno che forse non arriverà mai. E così per tutto il cortometraggio, che il regista ha dichiarato che “deve dar fastidio”(e ci è riuscito eccome!), creando quel vortice di ripetizione infinita tipica dei ghirigori barocchi all’interno delle chiese seicentesche.
L’atmosfera che si respira è veramente estrema. Al centro della stanza delle teche contengono modellini di zombie nazisti che dominano ovunque, con lance, fucili e carrarmati e trasformano qualsiasi cosa in teschi, morte e stupore orribile fino a definire luttuoso lo spazio che occupano quest’ultime. Gli autori del ‘500 e del ‘600 si spingono all’estremo legando i presupposti umani a ciò che è Barocco, che può essere, esuberante ma anche di severa semplicità.
La ricerca dello stupore in qualcosa di diverso è ciò che lega gli artisti del periodo. Ciò che spaventa sorprende nella sua grandezza e stranezza. Non manca un accostamento preciso e bello dei colori per tutta l’esposizione: le sfumature del rosso carminio risplendono con l’inossidabile oro, un blu scuro in contrapposizione col rosa antico. Il presentissimo giallo con il verde splendente ai fini di creare un delizioso gusto kitsch, che agli occhi dei contemporanei plasma l’estetica del barocco, che spesso e volentieri (purtroppo), viene considerato, appunto, kitsch.
Riscoprire il Barocco con la giustapposizione fra arte moderna e contemporanea è stata un’esperienza forte, nuova e creativa, in quanto il messaggio lanciato a chi guarda, e a chi ha esposto, ha fatto aprire una lunga e rigorosa riflessione sulla nostra umana parte in ombra di cui gli artisti seicenteschi rappresentavano attraverso l’idea di cercare qualcosa che vada oltre a noi stessi,
scoprendo una parte ben nascosta e che raramente sbuca fuori. Con questa esposizione LucTuymans tira fuori quest’ultima con la voglia di esagerare, esasperare, disarmare, l’epoca artistica odierna, facendo un ottimo lavoro. È sicuramente una mostra che fa riflettere.
Cecilia R. Rizzuto
, gennaio 2019
Fig.1, 2, Luc Tuymans on baroque. Fondazione Prada Milano