Attraverso le sue sette sezioni, la mostra cerca di dar conto dei
molteplici temi e aspetti che caratterizzano la pittura di Sartorio.
Il paesaggio, innanzitutto, che lo vide
ispirato e originale cantore della campagna romana, sua costante fonte di ispirazione; il
fronte simbolista, dove si concretizzano i suoi estri più inventivi (corrente di cui fu esponente tra i più influenti nella Roma tra fine Otto e inizio Novecento); la
produzione animalista, in cui prese corpo anche la sua attrazione nei confronti dell’esotico;

l’impegno imprescindibile sul
versante della grande decorazione, con commissioni di primissimo rango che esaltarono il suo virtuosismo tecnico e compositivo. Ma anche la produzione d'ispirazione decisamente
più realista (a partire dai lavori - sorprendentemente raccolti e originali tanto nell'impaginazione quanto nelle scelte iconografiche -
dedicati alla Grande Guerra);
i molti viaggi, occasioni per sperimentare motivi pittorici sempre nuovi; e infine il “paradiso inaspettato”,
la pittura di luce a Fregene, estremo crinale espressivo, tra i suoi più personali e incantati.
Dopo essere stato allievo dell'Accademia di San Luca,
Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860 - 1932) esordisce con quadri in costume settecentesco brillantemente virtuosistici, nello stile di
Mariano Fortuny. Nel 1883 invia all'Esposizione di Belle Arti di Roma
Dum Romae consulitur morbus imperat ovvero Malaria, dipinto neo-caravaggesco oggi disperso.

Stringe amicizia con
Francesco Paolo Michetti, che lo avvicina al pastello e al paesaggio. Esegue il trittico
Le Vergini Savie e Le Vergini Folli per il conte Gegè Primoli, opera intrisa di
umori neo-bizantini, e poi il dittico raffigurante
Diana d'Efeso e gli Schiavi e
La Gorgone e gli Eroi -
summa della sua stagione simbolista - che alla Biennale di Venezia del 1899 viene acquistato dalla
Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Tra il 1908 e il 1912 realizza
il fregio per la nuova aula del Parlamento, in cui approda a una sorprendente congiunzione tra
monumentalità michelangiolesca e la propria idiomatica
sigla stilistica simbolista e liberty. Fa parte in quegli anni del
gruppo dei XXV della Campagna Romana, perlustrando coi compagni gli amati dintorni di Roma. Nel 1915 parte volontario per la guerra, che documenta con una serie di dipinti caratterizzati da
arditi tagli fotografici. Negli anni '20 compie una serie di
viaggi in Oriente e Sud America, realizzando una serie di opere contraddistinte dall'
immediatezza del reportage.

Nel suo ultimo periodo
ritrae la famiglia sulla spiaggia di Fregene, approdando a una pittura inondata di
un’abbagliante luce post-impressionista. Muore nel 1932, mentre sta progettando la decorazione del Duomo di Messina.
Lu. Bo., 21/10/2013
SARTORIO. Mito e Modernità
Galleria Berardi, Roma - dal 24 ottobre al 14 dicembre
Corso Rinascimento, 9 – 00186 Roma
Orario. 10 – 13; 16 – 19. Domenica chiuso. Ingresso libero
info: tel. / fax. 06.97.606.127
info@maestrionline.it
www.maestrionline.it
Catalogo a cura di Gianluca Berardi, in collaborazione con l’Archivio dell'Ottocento Romano.
Didascalie immagini:
1. Tigre che lotta con serpente
olio su tela, cm 43 x 78, firmato in basso a destra “G. A. Sartorio”
2. Monache in riva al mare (1930)
olio su tela, cm 130 x 200, firmato in alto a destra “G. A. Sartorio Fregene MCMXXX”
3. Tra Monfalcone e Duino (1917)
olio su tela, cm 61 x 81, firmato in basso a sinistra: “G. A. Sartorio Da Quota XXI bis”
4. Bolivia. Tiahuanaco. Rovine della città preistorica (1924)
olio su tela, cm 40,5 x 46,5, firmato in alto a sinistra “Bolivia. Tiahuanaco Le rovine. G. A. Sartorio MCMXXIV”
5. I piccoli tritoni (1928)
olio su tela, cm 60 x 78, firmato in basso a sinistra “G. A. Sartorio Fregenae MCMXXVIII”, etichetta della “Galleria Pesaro” e numero “54” sul retro