Il
serial killer infatti, al pari dell'artista, segue programmi, schemi e gesti ripetitivi, spinto da un’irresistibile necessità di dar sfogo all'ossessiva attitudine compulsiva del suo "lavoro". In tal senso la serialità va letta come modalità di produzione artistica alimentata da un'indagine estetica, reiterata nel gesto sempre unico in quanto attinge alla sfera individuale e intima della psiche. Le opere dei due artisti riflettono il confronto tra le diverse personalità dei loro autori, legati da un sodalizio artistico ed esistenziale, accomunati dal pressante impulso creativo del linguaggio seriale.
Di primo acchito, le creazioni di
Franko B. (
Visiting lecturer presso il Royal College of Art di Londra e dal 2009 docente all'Accademia di Belle Arti di Macerata; gli sono state già dedicate 4 monografie), esposte alla Tate Modern, a Mosca, Città del Messico, Vienna, Madrid, potrebbero apparire aggressive quanto il suo corpo tatuato.
Le sue opere sono tutte senza titolo: quella di maggior impatto visivo per le dimensioni imponenti, e di più antica datazione, raffigura ad acrilico un
ragazzo sul fondo nero della tela (cm. 183 x 153, 2007, fig. 1), che lascia emergere il luminoso profilo del colore a rilievo, in posa da
boxeur, ripreso da un video erotico. L'assenza dei guantoni dichiara la seducente finzione, nel gioco del ruolo attivo dell'attacco o passivo della difesa.
Fondamentale per capire la genesi dell'invenzione iconica è, nelle altre opere, la singolare e paziente
tecnica del ricamo con filo di cotone nella tela bucata dall'ago (con punti più o meno lunghi), usata per delineare la
silhouette dei contorni.
Franko B. riprende, con tale tecnica, lo stesso soggetto del giovane in posa da pugile nella tela grezza del 2013 (cm. 110 x 110), affascinato dalla possibilità di ripetere la medesima immagine, creata a mano con minime imperfezioni, nel linguaggio seriale, senza mai scadere nella replica o nella copia.
La grande tela (cm. 150 ×150, cotone su tela, 2010/2011) su cui ricama il volatile dall'occhio vigile nasce, invece, dalla volontà di rendere il piumaggio con questa tecnica a piccoli punti. Osservando queste tele ci sentiamo emotivamente chiamati ad assistere a soggetti di un'umanità fragile ed indifesa, quasi evocazione di un sofferto vissuto biografico, depurato di qualsiasi riferimento privato e individuale per assumere una dolorosa dimensione universale.
Il
giovane militare in divisa (cm. 150 x 150 cotone su tela, 2010/2011) - soggetto che avrebbe amato De Pisis - "innocente assassino", carnefice e al contempo vittima, rappresenta un (
evergreen) protagonista dei nostri giorni; obliterando,
sub limen, una assente presenza paterna.
Triste denuncia e/o memoria, drammatica e toccante testimonianza di violenze psicologiche e fisiche è la tela del 2010/2011 (cm. 150 x 150), nella quale un uomo seduto, con braccia legate (come le gambe) dietro la schiena, subisce torture da parte di due carnefici, dei quali uno incappucciato. L'associazione mentale con il serial killer va agli
autolesivi interventi cruenti operati da Franko sul proprio corpo durante le performances, all'azione catartica di diventare oggetto (come scrive la curatrice nel catalogo ed. Achillea Felix) di "stratificazioni dolenti e segni ossessivamente ripetuti".

Esemplare, in tal senso,
il bambino accovacciato (cm. 120 x 120, 2013, fig. 2), ritratto più volte: immagine che l'artista trae da un servizio fotografico in Vietnam con un esserino nudo abbandonato per la strada, depurandola dal contesto e trasformandola in icona, similmente a quanto accade nel
bambino disteso a terra (cm. 100 x 100, 2013).
Leitmotiv delle opere di
Franko B. è la bellezza, unica possibilità e modalità di espressione artistica, immediato veicolo di comunicazione universale. Proprio tale
fil rouge lega anche la tela (cm. 80 x 100, 2013) sulla quale l’artista ricama i
profili dei busti di una coppia di ragazzi, intenti in un appassionato bacio gay, con l'altra (dalle identiche dimensioni e datazione), con i
due giovani corpi nudi virili - resi acefali e mutili dal taglio da primo piano fotografico - itifallici come il demiurgo egizio Ptah, e di divina bellezza.
Le opere recenti del trentenne
Thomas Qualmann (sue mostre a Londra, Berlino e Lisbona, ma anche video proiettati a Parigi, in Canada e in Australia), a inchiostro o matita su carta, sono accomunate dalla stessa serialità è visualizzano codici disegnando figure geometriche (quadrati o triangoli) dalle dimensioni decrescenti, alternando il ritmo frattale dei bianchi, neri e grigi (con inchiostro variamente diluito) con certosina acribia, creando infinite varianti ovvero
ricercando il ritmo della Natura.
La serie '
A grey square', del 2012, formata da 64 moduli di cm. 16 x 16 (fig. 3), rappresenta - secondo Qualmann -
la linea del Tempo, in simmetrica correlazione tra passato, presente e futuro: ed è quest'ultimo a rappresentare l'interferenza che lo scandisce. La serie delle 9 fasi '
Vertical/Diagonal' (cm. 84 x 54, fig. 4) del 2013, a matita e inchiostro su carta, sviluppa una
texture che rappresenta, secondo Tiziana D'Acchille "i suoi mandala personali, i rifugi del pensiero, i sicuri ingabbiamenti dell'angoscia".
Antonio Giordano, 03/11/2013

Serial Killer. Franko B. e Thomas Qualmann
Galleria Porta Latina
via Latina 15/A, Roma
Fino al 30 novembre
Orario:
giovedì, venerdì, sabato dalle 16 alle 19
(o su appuntamento)
06 77073098 - 349 5789425
info@galleriaportalatina.it
www.galleriaportalatina.it
foto: courtesy Galleria Porta Latina