Al tempo di Caravaggio, nonostante la limitatezza dei mezzi d’informazione, la fama del Merisi riusciva a varcare i confini italici e a raccogliere lontani ammiratori.
Un caso d’importanza storica e documentaria non trascurabile è l’apprezzamento per il maestro da parte del vescovo Juan de Ribera (1563/1611), membro dell’aristocratica famiglia dei duchi di Alcalà, beatificato nel 1796 e canonizzato da Papa Giovanni XXIII nel 1960. Nel 1596 questi divenne vescovo di Valencia e vi fondò il Real Colegio y Seminario del Corpus Christi, destinato alla formazione di sacerdoti istruiti e virtuosi. In questo collegio, sotto la sua reggenza, furono collezionati libri, tappeti, dipinti, sculture e fu creato un piccolo giardino con annesso parco zoologico.
Per quanto riguarda i dipinti, il vescovo riuscì a raccogliere un nucleo imponente di circa 350 pezzi, variabili per qualità e genere, composto non solo di temi religiosi ma anche di soggetti profani e mitologici. Tra le opere ancora oggi conservate nel piccolo museo del collegio, oltre che nell’annessa chiesa e nel palazzo, vi sono opere di Luis Morales, Federico Zuccari, Scipione Pulzone, El Greco, Vincenzo Campi, Francisco Ribalta e un’interessantissima Crocifissione di San Pietro copia dal capolavoro di Michelangelo Merisi nella cappella Cerasi a Santa Maria Popolo a Roma. Secondo quanto scrive Fernando Benito Domenech nel catalogo dei dipinti del Collegio (1980, p.254), la Crocifissione di San Pietro si trovava già in loco nel 1611 alla morte del mecenate. Le dimensioni dell’opera sono cm. 230x170, quindi identiche al dipinto ancor oggi conservato nella chiesa romana. Il dipinto, secondo lo studioso, sarebbe arrivato a Valencia attraverso Siviglia, dove è provato che il patriarcafosse solito principalmente acquistare le opere per la sua collezione.
Nel suo celebre trattato Arte de la pintura, l’artista spagnolo Francisco Pacheco, suocero e maestro di Velasquez, sembra essere stato a conoscenza in Siviglia, ante 1611, di almeno due Crocifissioni di San Pietro caravaggesche, di cui una, citata nel Settecento anche da Antonio Ponz (Viaje, p.971), allocata presso la Chiesa sivigliana di San Filippo Neri e un’altra in vendita sul mercato, che potrebbe essere quella qui presentata.
L’opera, di buona qualità, testimonia come, essendo ancora vivente Caravaggio, le sue opere fossero ambitissime e molto copiate non solo in patria. Del resto le dominazioni spagnole in Italia, attraverso gli ambasciatori a Roma e ancor più dopo la fuga del pittore da Roma e il suo soggiorno a Napoli, sede del Viceregno iberico, contribuirono notevolmente, sin dai suoi esordi pubblici nella Cappella Contarelli, alla conoscenza di Caravaggio in Spagna prima che in tutte le altre nazioni europee.
Renato Di Tomasi
Copia da Caravaggio, Crocifissione di San Pietro, Valencia, Museo del Collegio del Corpus Christi
Copia da Caravaggio, Cattura di Cristo, Valencia, Museo del Collegio del Corpus Christi