Ad altitudine di crociera splende sempre il sole. Pensieri in libertà sull’arte. Chi la fa e chi le sta intorno,

recentemente scritto da Paolo Cremonesi per la casa editrice Il Prato (aprile 2015, 93 p., € 13,00), è un libro foriero di intense meditazioni sull’arte. Si tratta certamente di un taglio completamente nuovo per gli appassionati lettori del noto chimico e restauratore dei Beni Culturali, dedito alla continua formazione dei restauratori di tutto il mondo. Il testo non è infatti un manuale di chimica (cfr. Collana I Talenti, Ed. Il Prato), ma è denso di spunti di riflessione e di interrogativi inerenti alle sorti del nostro Patrimonio culturale, a partire dalla definizione stessa della locuzione “Bene Culturale”.

Come argutamente rilevato dall’Autore, finché si continuerà a parlare dei Beni Culturali intesi come «biglietto da visita del nostro Paese» da sfruttare come beni di consumo, e non come Patrimonio Culturale da conservare e salvaguardare, non ci sarà nessun cambiamento. Per avviare un’inversione di rotta, occorre considerare «la potenzialità di generare cultura attraverso la cultura» stessa. Cremonesi insiste pertanto sul ruolo centrale dell’educazione scolastica e universitaria, linfa vitale del futuro del nostro paese. Il depotenziamento dell’insegnamento della Storia dell’arte (e dell’educazione civica) nelle nostre scuole sembra infatti aver interrotto il dialogo fra la popolazione italiana e il suo patrimonio storico-artistico e ambientale. Di conseguenza, l’Italiano ha smesso di custodire la propria eredità culturale. Secondo l’Autore, le nostre attenzioni dovrebbero essere rivolte non al singolo manufatto ma all’interezza del Patrimonio e soprattutto al contesto ambientale di conservazione. Negli anni ‘70-80, Giovanni Urbani fu il primo a parlare di un’“ecologia culturale”, intesa come impellente necessità di custodire il legame inscindibile fra la natura e la storia culturale del nostro paese. La simbiosi fra il nostro Patrimonio Artistico e il Patrimonio Ambientale nel quale è profondamente inserito e radicato è innegabile, e la sua conservazione di vitale importanza per salvaguardare la nostra identità culturale.
Attraverso intime riflessioni e intense metafore piene di poesia, Paolo Cremonesi racconta la sua idea di “restauro”, inteso come un’attività manuale e intellettuale, ovvero un atto critico che richiede un approccio multidisciplinare. Sono quindi necessari «un’intera comitiva di viaggiatori. Almeno un altro punto di vista, se non molteplici», per affrontare il restauro di un manufatto. Allo stesso modo, occorre ridimensionare il ruolo di alcune indagini scientifiche, forse utili più allo studio delle tecniche esecutive che a orientare in maniera risolutiva le scelte operative di un restauro. Ma non solo. Partendo dal presupposto che tutti i materiali subiscono una trasformazione ineluttabile, sia quelli originali sia quelli di restauro, diventando pertanto difficilmente distinguibili fra loro, il chimico rileva l’impossibilità di una rimozione selettiva delle sostanze presenti su di un manufatto e definisce perentoriamente la sua «Etica del restauro», ovvero «cosa è realmente fattibile nel modo più selettivo possibile».
Il libro, rivolto soprattutto ai giovani, nei quali Cremonesi ripone giustamente molta fiducia, contiene alcuni moniti che chiunque operi nel settore dei Beni Culturali dovrebbe raccogliere: dall'esortazione all’«umile e rigoroso rispetto della materia di cui il manufatto è costituito», fino alla metafora della «tela bianca», che invita il lettore a mettere in dubbio le proprie conoscenze in chiave socratica. Tuttavia, la sfida più complessa lanciata dal chimico risiede nel proporre al lettore di accettare «l’ineluttabile caducità della materia, che un giorno porterà alla scomparsa del manufatto», poiché «anche questo vuol dire rispettare la materia e le intenzioni del Maestro che l’ha plasmata». Paolo Cremonesi ci illumina l’opera d’arte con una luce diversa che svela il lato oscuro e nascosto dei Beni Culturali, così come sconosciuto sembra essere il corretto approccio che l’uomo di scienza (o di buona volontà) dovrebbe avere nei confronti dell’opera d’arte. Pensieri in libertà sull’arte è uno scritto denso di riflessioni sul ruolo della cultura nella nostra epoca e più precisamente sul senso dell’arte del passato nel nostro presente.