Totò e Picasso, talune (a)simmetrie in vite
parallele 
di
Mario URSINO
Nel mese di aprile, in anni diversi, per una singolare coincidenza sono scomparsi due straordinari personaggi, ultranoti e attivissimi artisti del Novecento:
Pablo Ruiz y Picasso, nato a Malaga il 25 ottobre 1881, e morto novantunenne a Mougins l’8 aprile 1973 [Fig. 1];
Totò, al secolo
Antonio De Curtis, nato a Napoli il 15 febbraio 1898, morì, molto più giovane dell’artista spagnolo, a 69 anni, a Roma il 15 aprile 1967 [Fig.2] e quest’anno ricorre il cinquantenario dalla sua scomparsa. A parte la curiosa (parziale) coincidenza, come dicevo in principio, li accumuna, a mio avviso, l’aver vissuto entrambi nello stesso periodo storico,
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attraversando le due guerre mondiali, e di essersi affermati, dopo i primi difficili anni della loro gioventù negli anni Venti (
Totò a Roma e a Napoli,
Picasso a Parigi), per raggiungere poi, tra gli anni Trenta e Quaranta e Cinquanta, fama e ricchezza fino a quando fu dato loro di vivere.
Il cercare di stabilire qualche eterodosso parallelo fra le diverse arti
da loro esercitate ci viene dato dalle notizie recentemente apparse sulla stampa: finalmente dovrebbe essere inaugurato (fra “diciotto mesi”, come è stato dichiarato dal Comune di Napoli) un museo dedicato a Totò nello storico settecentesco Palazzo dello Spagnolo [Fig.3] (o dello Spagnuolo, altrimenti detto) dell’architetto Ferdinando Sanfelice (Napoli 1675-1748), sito a Napoli in via Vergini, nel Rione Sanità, il quartiere ove era nato il grande attore comico. Picasso, invece, di musei ne ha anche troppi, e solo in Europa se ne contano sette. Ma a parte questa dichiarazione di intenti dalla istituzione napoletana, va detto che sono vent’anni che la figlia di Totò, Liliana De Curtis, con la sua “Fondazione De Curtis”, lotta per la realizzazione di un museo da dedicare al famoso padre nello storico palazzo, con annesso un piccolo teatro e un laboratorio per attori giovani, con la speranza che proprio per la ricorrenza del cinquantenario dalla scomparsa dell’attore, il Comune di Napoli realizzi quest’ultima recente promessa.
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E ora veniamo a quelle “(a)simmetrie” che in qualche modo mi pare accumunino i due artisti.

È indubbio che
Totò e Picasso rappresentino figure artistiche tra le più significative del secolo ventesimo per aver eversivamente e creativamente rinnovato il linguaggio
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nel segno di un’assoluta libertà espressiva; entrambi sono da considerarsi geni della scomposizione lessicale,
Totò inventando strampalati canoni di recitazione surreale, al di là di ogni senso logico e grammaticale (se vogliamo, in un certo modo involontariamente futurista e dadaista),
Picasso, invece, ha stravolto ogni regola compositiva nella sua pittura, con elementi divenuti poi caratteristici della successiva arte contemporanea.
Con tale novità recitativa, al di là della incontenibile comicità,
Totò è stato
una figura di attore a tutto campo; egli è riuscito ad interpretare magistralmente tipologie umane con straordinaria verosimiglianza, dall’uomo poverissimo e

affamato, al sussiegoso e borghese generale in pensione, dal truffatore al tartassato, dal nobile come macchietta, all’ autentico aristocratico [fig. 4], nel quale fieramente si identificava, con la tenace volontà di farsi riconoscere la lunga serie di titoli nobiliari di cui si riteneva legittimo erede, sia per parte del
padre naturale, che in seguito lo riconobbe, il
Marchese Giuseppe de Curtis, sia da parte del
padre adottivo il
Marchese Francesco Maria Gagliardi Focas; ottenne quindi il diritto di fregiarsi dei titoli e i nomi di:
Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte Palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.
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Caricaturista inimitabile,
come appare in quella notissima esilarante “gag” su
Picasso che si svolge nella Capri degli anni Cinquanta, insieme ad una bravissima
Franca Valeri, nella parodia di una ricca e snob padrona di casa,
Totò si improvvisa nella figura di un eccentrico capitato per caso tra gli pseudo-annoiati ospiti, alla moda esistenzialista del tempo, rendendo ridicoli gli originali frequentatori dell’isola.
Totò dunque, ad un certo momento, sobbalza per lo spavento di fronte ad un improbabile dipinto di
Picasso e chiede: “
Cos’è questo?” “
Ma questo è un Picassò! C’est une imitation de Picassò!” [Fig. 5], risponde il malcapitato autore al nostro Totò che, seduta stante, si inventa il “premio” che ne consegue da assegnare all’ospite francese; ogni volta che rivediamo questa scena, nel famoso film di Steno,
Totò a colori, 1952, ci fa morir dal ridere.

Ma a parte questo famoso sketch, molti altri ce ne ha regalati l’attore nei suoi numerosissimi film, guardati, finché egli fu in vita, con molta sufficienza dalla critica, ma oggi unanimemente osannati (si veda in P.S.). Del resto
Totò stesso affermò profeticamente:
“
Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo Paese, in cui però per venire riconosciuto qualcosa, bisogna morire”.
Vorrei porre ancora l’attenzione, dal punto di vista formale, sul
volto asimmetrico e stralunato di Totò che non esiterei a definire “cubista”, se lo raffrontiamo a certi ritratti dello stesso
Picasso [Fig. 6 e Fig. 7]. Non sappiamo se i due personaggi si siano mai incontrati, né come realmente
Totò considerasse l’arte contemporanea, ma resta il fatto che anche il suo corpo incredibilmente disarticolato come una marionetta [Fig. 8], assumeva nelle sue comicissime pose qualcosa di abbastanza simile alla
scomposizione cubista della figura umana nelle opere di
Picasso.
* * *

Ed infine un’ultima osservazione di natura drammatica

che accomuna, a mio avviso, i due geniali personaggi: entrambi hanno amato intensamente, a modo loro, le donne;
Totò era ossessionato dalla gelosia,
Picasso, viceversa, diventava sprezzante con le donne, che tuttavia non smisero mai di amarlo, anche dopo essere state brutalmente abbandonate. Per Totò si suicidò la bellissima soubrette
Liliana Castagnola (1895-1930) [Fig. 9], quando l’attore volle interrompere il loro rapporto a causa della sua patologica gelosia; per lo stesso motivo fu abbandonato dalla moglie
Diana Rogliani (1915-2006) [Fig. 10] nel 1950 con grande dolore di Totò;
Picasso quando venne in Italia, giusto cento anni fa, nel 1917, per
Parade, conobbe la ballerina
Olga Kokhlona (1891-1955) [Fig. 11], che sposò nel 1918 (attualmente è in corso una mostra a Parigi al
Museo Picasso, dal titolo
Olga Picasso, fino al 3 settembre).
Olga in seguito fu abbandonata quando
Picasso incontrò
Marie-Thérese Walter (1909-1977) [Fig. 12] e alcuni anni dopo

impazzì;
Marie-Therése invece si suicidò, come anche
Jaqueline Roque 
(1927-1986) [Fig. 13], l’ultimo suo amore, sposata da Picasso ormai ottantenne.
di
Mario URSINO Roma 5 / 4 / 2017

P.S.: Da recenti notizie apparse sulla stampa, viene annunciato il conferimento
post mortem a Totò della laurea
honoris causa in “
Discipline della musica e dello spettacolo” il 5 aprile c.m. all’
Università Federico II di Napoli, su proposta di
Renzo Arbore; anche Cuneo si prepara a commemorare il grande attore, in virtù della
famosa battuta di Totò:
“
Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo”, parole che hanno ispirato la nascita nel 1998 in quella città dell’ “
Associazione Uomini di mondo”. Per inciso, va detto, e forse non tutti sanno, che il
principe De Curtis si

arruolò volontario nella
Prima Guerra Mondiale e nel 1918 fu trasferito realmente in Piemonte per un certo periodo del suo servizio militare [Fig. 14]. (M.U.)
Didascalie delle foto
Fig. 1 Foto di Picasso allo specchio
Fig. 2 Foto di Totò
Fig. 3 Palazzo dello Spagnolo a Napoli, 1738 dell’Architetto Ferdinando Sanfelice
Fig. 4 Il Principe Antonio De Curtis
Fig. 5 Scenetta dal film
Totò a colori, 1952 di Steno
Fig. 6 Confronto tra un autoritratto di Picasso del 1907 e una foto di Totò
Fig. 7 Confronto tra un autoritratto di Picasso del 1971 e una foto di scena di Totò
Fig. 8 Totò in abiti da Robot in
Bada che ti mangio, 1949-50, Teatro Nuovo, Milano
Fig. 9 Liliana Castagnola
Fig. 10 Diana Rogliani
Fig. 11 Olga Kokhlova
Fig. 12 Marie-Thérèse Walter
Fig. 13 Jaqueline Roque
Fig. 14 Totò in divisa militare nel 1918