Si tratta senza dubbio di una proposta espositiva colta e raffinata, da cui trarranno notevoli motivi di interesse studiosi e ammiratori di
Luciano Fabro e dell’
Arte povera, nonché gli appassionati della grafica contemporanea. Cionondimeno ci si potrebbe chiedere se sia proprio l’evento grande-mostra il “formato” fisico, critico e concettuale più idoneo ed efficace per proporre questi materiali, stante sia il loro carattere di resa stenografica di un pensiero creativo appena insorto, sia la loro natura spesso più che minimale dal punto di vista formale: un po’ come eseguire in un concerto schizzi o abbozzi compositivi di un musicista (per quanto importante) nati come materiali intrinsecamente "privati" e non destinati a un’esecuzione pubblica.

Di là da questa riflessione di carattere generale, va detto che il percorso espositivo è forte di
oltre 100 disegni che presentano differenti connotati tecnici, tipologici e funzionali: più che disegni preparatori in vista della realizzazione di opere, si tratta principalmente di "fogli" che (similmente, in senso lato, alle concezioni neo-platoniche che sostenevano il disegno fiorentino di pieno rinascimento)
registrano - a volte stenograficamente, a volte con una maggiore articolazione - il momento aurorale del processo creativo, facendosi strumento immediato di traduzione della genesi di un’idea visiva. Ci sono disegni all’interno di questa vasta rassegna in cui il
riferimento alla scultura appare con maggiore esplicitezza e altri che si presentano come
puro e semplice campo di sperimentazione.
La personale della
GAMeC illustra oltre
quarant’anni di incessante esercizio grafico, una sorta di
laboratorio aperto di forme e segni che spesso Fabro destinava poi in regalo ad amici e parenti: e in molti casi, infatti, i pezzi in mostra appartengono a privati che li hanno ricevuti in dono dall’artista.

I disegni esposti sono eseguiti su
supporti eterogenei (dalla carta Fabriano alla carta paglia, da cartoncini a fogli di carta millimetrata), realizzati con
tecniche varie e fra loro
diversi per soluzioni stilistiche e morfologiche: disegni di solo testo si alternano così a disegni-collage e ad altri che richiamano il cinetismo (senza però presentare le caratteristiche di rapporto geometrico-matematico tipiche dell’Arte Programmata).
Sospensione e movimento sono temi centrali nelle sculture Fabro che si ritrovano anche nei suoi disegni: accanto a questi ultimi sarà dunque opportunamente presentata anche
una selezione di grandi opere (sculture e habitat)
che dialogano con lo spazio, investigando l’ambiente e i meccanismi della percezione. Tra queste ultime citiamo “
Struttura ortogonale” (1964), costituita da una griglia tubolare in ottone in cui le barre trasversali sono tagliate a metà al centro, o “
Passi. I miei passi hanno bucato il cielo. I miei passi hanno bucato la terra. Io sono zoppo” (1994), uno striscione di 12 metri che riporta il titolo dell’opera in ideogrammi giapponesi.
Oltre a testi critici di studiosi e artisti, il catalogo della mostra - edito da Silvana Editoriale - include le
quattro lezioni sul disegno che Luciano Fabro tenne durante gli anni di insegnamento all’Accademia di Brera, che forniscono una chiave di lettura preziosa tanto della sua attività grafica quanto in generale della sua opera.

Artista e teorico,
Luciano Fabro nasce a Torino nel 1936 e si trasferisce nel 1959 a Milano, dove frequenta, tra gli altri,
Piero Manzoni, Enrico Castellani e Lucio Fontana. Dal 1967 al 1969 prende parte al movimento
Arte Povera, di cui è uno dei massimi esponenti, il cui tratto comune (pur nella diversità delle soluzioni formali sperimentate) era costituito dall’
abolizione di ogni gerarchia espressiva e materica, e in cui la
relazione delle opere con le situazioni ambientali e contestuali risultava di basilare importanza. Nel 1968 inizia a realizzare le “
Italie”, una serie di lavori che di volta in volta ripropongono la sagoma geografica dell’Italia eseguita con materiali diversi e collocata in allestimenti differenti. Tra le sue principali mostre personali ricordiamo quella al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (1980), al Castello di Rivoli (1989), alla Fundació Joan Mirò di Barcellona (1990), al Museum of Modern Art di San Francisco (1992), al Centre Georges Pompidou di Parigi (1996) e alla Tate Gallery di Londra (1997). Espone più volte alla Biennale di Venezia e a Documenta di Kassel. Muore il 22 giugno 2007 a Milano.
Lu.Bo, 23/09/2013
Luciano Fabro. Disegno In-Opera,
A cura di Giacinto Di Pietrantonio, in collaborazione con Silvia Fabro
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso, 53 - Bergamo
4 ottobre 2013 - 6 gennaio 2014
Orari di apertura
martedì – domenica: ore 10:00-19:00
giovedì: ore 10:00-22:00
Tel. + 39 035 270272
www.gamec.it
Didascalie immagini:
1. Luciano Fabro, L’alba, 1994
Cm 78 x 54, Acrilico e grafite su cartoncino
Collezione privata, Foto: Annalisa Guidetti e Giovanni Ricci, Milano
2. Luciano Fabro, Nessun goda né di testa né di coda, 1998
Cm 33 x 48, Pastello su cartoncino
Collezione privata, Foto: Annalisa Guidetti e Giovanni Ricci, Milano
3. Luciano Fabro, Computer paesaggio per Cosimo, 1994-2006
Cm 42 x 29, Acquerello su serigrafia Computer (1994)
Collezione privata, Foto: Annalisa Guidetti e Giovanni Ricci, Milano
4. Luciano Fabro, Esistere insistere, 2003
Cm 61 x 46, Matite colorate su cartoncino
Collezione privata, Foto: Annalisa Guidetti e Giovanni Ricci, Milano
5. Luciano Fabro, Struttura ortogonale assoggettata ai quattro vertici a tensione, 1964
Cm 227 x 190 x 104; tubolare cm 1,5, Tubolare in ottone lucidato
Collezione privata, Foto: Giovanni Ricci, Milano