Anticoli Corrado e Sir Eric Hebborn.
La memoria dell’artista, l’incanto del luogo 

 
Nel ventennale della scomparsa l’artista viene ricordato con due appuntamenti: il 4 giugno alle 17:30 a Tivoli in Piazza Campitelli, presso la Casa delle Culture e dell’Arte, organizzatrice dell’evento, e l’11 giugno, stesso orario, ad Anticoli Corrado presso il Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea.
Conosciuto come "Il paese degli artisti e delle modelle"  Anticoli Corrado è borgo antico, dal paesaggio ora lieve ora rarefatto, addormentato com’è  nella sua roccia calcarea che domina la Valle dell’Aniene e la ridente atmosfera della campagna romana.  Dalla prima metà dell’Ottocento fu luogo d’elezione per numerosissimi pittori stranieri arrivati a Roma dal nord Europa alla ricerca di paesaggi incontaminati. Gli artisti affittarono molte abitazioni che trasformarono in studi d’artista (un censimento del 1935 ne contava ben 55) mentre le donne del paese divennero delle modelle molto richieste soprattutto per quadri e affreschi di tema religioso che ancor oggi arricchiscono le chiese della valle dell'Aniene e dintorni. Agli inizi degli anni trenta, ad Anticoli si incontrarono artisti come Oskar Kokoshka, Felice Carena e Luigi Pirandello, in paese con il figlio Fausto, noto pittore. Il paese ha ospitato  anche lo scrittore Ignazio Silone il quale è ricordato da una targa in pietra e Arturo Martini, autore della fontana con scene dell’Arca di Noè realizzata nel 1926 che domina la Piazza delle Ville. In questa cornice tanto suggestiva muove oggi un’importante mostra che vuol ricordare a distanza di venti anni quello che probabilmente è stato il suo cittadino più illustre, di certo il più amato dagli abitanti del luogo, il cui ricordo si può cogliere ancora vivo nella  memoria e negli occhi di chi ha avuto la fortuna di incrociarlo nel suo percorso di vita. Dotato di acutissimo sense of humor  alternato a momenti di profonda e solitaria inquietudine,  Eric Hebborn è stato l’artista che più di ogni altro ha saputo cogliere e tramandare la lezione degli antichi.  Inglese di nascita ma italiano d’adozione, Hebborn è stato pittore, scultore, incisore, docente in prestigiosi istituti internazionali, deve la sua fama soprattutto alla sua abilità nel disegnare ispirandosi alla lezione di Mantegna, Poussin, Piranesi, tanto da destabilizzare molti degli esperti del settore, i quali acquistarono le sue opere, credendole degli originali,  per alcuni dei più importanti musei del mondo. Da qui l’appellativo dato all’artista come il “Re dei falsari”  ma soprattutto, la delicata questione posta da lui stesso nella sua autobiografia, ovvero se falso possa considerarsi il disegno o l’attribuzione.  Le rivelazioni di Hebborn contenute in “Drawn to Trouble” (“Troppo bello per essere vero” nell’edizione italiana) suscitarono scandalo nel mercato dell’arte internazionale. Nell’appuntamento ad Anticoli è stato ricordato l’uomo e l’artista, le sue passioni per la vita semplice e genuina, la gente comune, il vino, la suggestione del luogo, il suo raffinatissimo genio a lavoro catturato dalle fotografie di Raimondo Luciani. E poi le sue squisite incisioni alla maniera degli Antichi Maestri (sì, proprio quegli Alte Meister amati/odiati da Thomas Bernhard nel suo romanzo). La serata è stata accompagnata dalla rappresentazione “Il sogno di Eric” di e con Claudio Rampini, con interventi musicali del M.° Maurizio Lopa alla viola da gamba. In questa occasione è stato inoltre presentato per la prima volta un incompiuto  olio su tela (230 x 120 cm) in cui viene rappresentato un capriccio raffigurante la mietitura ad Anticoli Corrado nell’Ottocento: pochi tratti, un segno grafico veloce e  incisivo, quanto sapeva essere l’animo dell’artista, più aderente forse al gesto lasciato al silenzio quanto a quello gridato a voce alta. Il dipinto, inedito, è l’ultima opera di Eric Hebborn, rimasta incompiuta a causa della sua tragica morte che non ha reso merito ad uno dei più noti esperti di disegno rinascimentale. Una morte strana e ingiusta avvenuta in una fredda e piovosa notte romana nel gennaio del ‘96, forse causata dall’alcol, dalla sua omosessualità, o forse ancora dall’atavico peccato originale che tocca in sorte espiare ai geni le cui vite normali sono per gli altri eccezioniali, nel senso che l’eccezione  è data dal dono/condanna di comprendere più oltre della gente comune. E’, quella di Eric, la storia di una vita che non merita di essere sepolta nella nostra memoria e di una morte squallida sopravvenuta nell’indifferenza generale in un ospedale di Roma, la città in cui viveva da tanti anni e che quel giorno niente seppe di lui, sbrigativamente creduto un barbone finito in ospedale perché stramazzato, ubriaco, per strada.
Fu scambiato per un invisibile l’ artista inglese dal nome celebre presso i critici d'arte, i galleristi, i mercanti, gli addetti alle case d'asta di tutto il mondo. E quell'uomo, che certo nemici ne aveva, non può non riportare alla mente un’altra geniale ed irredimibile storia, quella “Storia sbagliata” celebrata in musica dal nostro più grande poeta, Fabrizio De Andrè, che tanto e meglio di chiunque altro seppe catturare l’infinita varietà delle esistenze umane.
Roma 17 / 6 / 2016                                                       Elena Gradini