A dispetto di ciò,
l’attuale notorietà e considerazione di Maratti presso studiosi e appassionati paiono relativamente opache e come in attesa di un faticoso rilancio.
E’ sempre arduo, e anche rischioso, inoltrarsi nell’analisi dei motivi per cui in un certo periodo a un certo artista arride una maggiore o minore fortuna: quasi mai, in effetti, la ragioni che si individuano risultano abbastanza solide da reggere alla verifica dei contro-argomenti. Per lo più si finisce per invocare lo spirito del tempo (che notoriamente, come il vento, soffia in tutta le direzioni), di volta in volta classico o anticlassico, come meglio conviene: nel che, una quota (generica) di verità si combina sempre con una quota (sicura) di ingannevolezza mitografica.
Per restare nell’ordine del ragionevole si possono comunque segnalare alcuni motivi che consentono almeno di aiutare a comprendere l’aura davvero pallida di ammirazione che accompagna oggi un artista dalle qualità così notevoli e dallo spiccatissimo rilievo storico, ancor più singolare in un’epoca come la nostra che non lesina tributi e onori di cronaca anche a personalità decisamente di secondo piano.
Intanto c’è da dire che Maratti è un pittore di livello costantemente alto, ma mai altissimo. In altre parole,
non è un artista che abbia prodotto “grandi capolavori”, o opere che emergano chiaramente o siano realmente popolari. Non ha lasciato ampi cicli decorativi o affreschi imponenti (l’unico è il
soffitto di Palazzo Altieri, che non è la più celebrata delle grandi dimore nobiliari capitoline e comunque è chiuso al pubblico).
Pittore supremamente controllato e padrone del mestiere, i suoi dipinti non scaldano i cuori
e non vantano la scenografica spettacolarità, il dinamismo coinvolgente, la magniloquenza espressiva dei principali artefici del barocco romano.

A questi dati strutturali si aggiungono un paio di ulteriori e sfortunate contingenze:
non esiste attualmente sul mercato editoriale alcun titolo dedicato a Carlo Maratti. Da ormai circa tre decenni è annunciata la monografia di
Stella Rudolph, che ne è la massima specialista, senza che essa abbia effettivamente visto la luce. Situazione anomala, che penso si possa dire abbia oggettivamente fatto da tappo alle ricerche e alla sviluppo della bibliografia, compresa quella divulgativa,
nella perenne attesa, sempre frustrata, dell’imminente volume “definitivo”.
A ciò si somma la circostanza (non senza relazioni con la precedente) che
a Maratti non è mai stata riservata una mostra monografica, anche nella convinzione (ma parlerei di pregiudizio) sorprendentemente radicata che essa non avrebbe i numeri per bucare presso il fantomatico “grande pubblico”.
Si pensava che magari il centenario avrebbe potuto rappresentare l’occasione propizia: ma niente, a quanto pare. Invece di un'ampia esposizione restrospettiva (che per una volta sarebbe stata opportuna, fondata, utile alla causa, e che - pensata col giusto anticipo - avrebbe potuto dare frutti critici e filologici rilevanti) avremo però, a novembre, un convegno internazionale di due giorni, che si annuncia di notevole interesse, allienando i maggiori studiosi di Maratti e molti riconosciuti specialisti dell’arte romana del XVII secolo; e in più - in linea col titolo scelto, “
Maratti e l’Europa” - un necessario e sostanzioso allargamento di orizzonti intorno alla portata della sua opera sulla scena internazionale del tempo.
L'Accademia Nazionale di San Luca, presenta inoltre, dal 12 novembre al 15 febbraio,
la piccola mostra-dossier "I ritratti dei Santi Artisti. Una regia di Carlo Maratti per l'Accademia di San Luca" (alla quale News-art dedica uno spazio apposito) riservata a un nucleo di dodici ritratti di beati e santi artisti (in origine 14), eseguito dalla bottega dell'artista e restaurati per l’occasione. Caso di scuola di intervento pittorico realizzato dagli aiuti sotto l'attento controllo del maestri (di speciale interesse nell'analisi dei meccanismi di committenza e del funzionamento di una bottega di primissimo rango fra XVII e XVIII secolo), il ciclo di tele fu donato da Maratti all'Istituzione accademica in occasione della sua elezione a Principe perpetuo nell'anno santo 1700.
In coda al presente pezzo, dopo un
profilo biografico del pittore, forniamo dunque il
programma ancora provvisorio (in attesa che venga infine diffuso quello definitivo) del convegno a lui dedicato, che sarà ospitato nelle due sedi assolutamente appropriate, ed anzi ideali, di
Palazzo Altieri (giusto sotto l’affresco dell’
Allegoria della Clemenza, eseguito da Maratti intorno al 1675, fig. 2) e dell’
Accademia di San Luca, della quale
a lungo Maratti fu Principe.
Biografia di Carlo Maratti
Carlo Maratti nacque a Camerano, presso Ancona, il 18 maggio 1625. Appena undicenne si trasferì a Roma e colà si sarebbe svolta tutta la sua esistenza. Subito dopo il suo arrivo nell'Urbe Maratti entrò a far parte della
prestigiosa bottega di Andrea Sacchi, presso la quale rimase sino alla morte del maestro, nel 1661.
Alla maniera di Sacchi sono essenzialmente legate le sue opere di esordio, dipinte nel corso del quinto decennio: la
Nascita della Vergine per la chiesa di S. Chiara a Nocera Umbra, la
Gloria dei ss. Pietro, Paolo, Michele e Giacomo per il duomo di Monterotondo, gli affreschi su cartoni di Sacchi del
Battistero di S. Giovanni in Laterano e l'
Adorazione dei pastori per la chiesa romana di S. Giuseppe dei Falegnami.
In queste opere già si riconoscono gli ingredienti stilistici essenziali del linguaggio pittorico di Maratti, in cui la sigla classicista sacchiana coesiste coi modelli di
Raffaello e Correggio, coi riferimenti ad
Annibale Carracci, Francesco Albani, Guido Reni e Domenichino, con un colorismo neo-veneto che guarda principalmente a
Tiziano e con caute aperture verso
Pietro da Cortona, Giovanni Lanfranco e Giacinto Gimignani.

Dopo la metà del secolo, il Maratti avviò un'attività di collaborazione, come pittore di figure, con i maggiori specialisti di paesaggio e natura morta attivi a Roma:
Gaspard Dughet, Mario de' Fiori, Abraham Brueghel, Franz Werner Tamm e Christian Berentz.
Tra il 1653 e il 1656 circa Maratti eseguì un ciclo di tele e affreschi per la
cappella di S. Giuseppe nella chiesa romana di S. Isidoro, di cui le fonti non mancano di registrare l'immediata risonanza. Per volontà di
papa Alessandro VII Chigi, Maratti eseguì verso il 1656-58 la
Visitazione nella tribuna della chiesa romana di S. Maria della Pace, e contribuì nel 1657, con l'
Adorazione dei pastori, all'imponente fregio di affreschi della galleria del palazzo del Quirinale, realizzato sotto la direzione di
Pietro da Cortona, che scelse gli artisti a cui affidare la decorazione delle pareti (tra gli altri,
Pier Francesco Mola, Lazzaro Baldi, Guillaume Courtois detto il Borgognone, Ciro Ferri, Gaspar Dughet). Verso il 1656 eseguì in S. Marco, a Roma, la pala con l'
Adorazione dei magi, e intorno al 1656-58, il S
. Bernardo sottomette l'antipapa Vittore IV a Innocenzo II a S. Croce in Gerusalemme.
La sequenza serrata di impegni ecclesiastici non fece trascurare a Maratti
le commissioni private di tema pagano, come le figure di
Cerere con quattro putti nell'
Estate realizzata nel 1659 con
Mario de' Fiori per il
palazzo Chigi di Ariccia, e l'impegno nella celebre serie dei quattro grandi specchi dipinti dal Maratti intorno al 1660 per la
galleria di palazzo Colonna, pure in collaborazione con
Mario de' Fiori e con
Giovanni Stanchi.
Ammesso all'
Accademia di S. Luca nel 1662, due anni più tardi il pittore fu eletto per la prima volta
Principe dell'istituzione, che qualche decennio più tardi si sarebbe legata a filo doppio alla sua autorità. Il Maratti, infatti, fu nuovamente nominato principe dell'Accademia nel 1699,
status che nel 1706 gli sarebbe stato attribuito a vita: una gratificazione senza precedenti, che documenta l'insuperabile prestigio raggiunto dal pittore.

Sul finire del settimo decennio il Maratti realizzò un serie di ritratti che si collocano fra gli esiti più alti del genere nella pittura italiana del Seicento, come quello a figura intera di
Antonio Barberini (Roma, Galleria nazionale d'arte antica di Palazzo Barberini) e il
Clemente IX Rospigliosi, firmato e datato 1669, oggi nella Pinacoteca Vaticana (fig. 3). Negli stessi anni fu impegnato in una serie di imprese pittoriche per la
famiglia Altieri: la tela raffigurante il
Miracolo di s. Filippo Benizzi, nel salone al piano nobile di palazzo Altieri, la pala con
S. Pietro presenta alla Vergine cinque nuovi santi per l'altare della cappella di famigiia in S. Maria sopra Minerva, e infine l'affresco con l'
Allegoria della Clemenza per il salone dell'udienza ancora nel palazzo di Piazza del Gesù (ca. 1673-75): l'unico contributo del M. alla voga delle volte affrescate barocche, quasi una
risposta all'invenzione visionaria e straripante espressa dal Baciccio, a pochi metri di distanza, sulla volta della Chiesa del Gesù. Entro la prima metà dell'ottavo decennio si situa la
Madonna col Bambino tra i ss. Carlo Borromeo e Ignazio per la cappella Spada in S. Maria in Vallicella.
Proprio a partire degli anni Settanta Maratti si pose a capo di una
bottega ampia ed efficiente, in cui si sarebbero formati alcuni fra i più solidi professionisti della scena romana tra la fine del XVII e i primi decenni del XVIII secolo (
Giuseppe Chiari, Niccolò Berrettoni, Giacinto Calandrucci, Andrea Procaccini, Agostino Masucci, Giuseppe Passeri).
Nel 1681 dipinse per Luigi XIV l'
Apollo e Dafne oggi nei Musées royaux des beaux-arts di Bruxelles, opera che gli valse la nomina a "peintre du roi". Nel 1686, per volontà del cardinale Alderano Cibo, compì la
Madonna Immacolata tra i ss. Giovanni Evangelista, Gregorio, Giovanni Crisostomo e Agostino, sull'altare maggiore della cappella Cibo di S. Maria del Popolo (fig. 4), cui fece seguito, su commissione del cardinale Alvigi Omodei, la
Gloria dei ss. Ambrogio e Carlo, pala dell'altare maggiore della chiesa di S. Carlo al Corso. Risalgono all’ultimo decennio del Seicento la
Madonna del Rosario (Palermo, oratorio di S. Zita), e il
Battesimo di Cristo (Roma, S. Maria degli Angeli) originariamente destinato all'altare maggiore della cappella battesimale di S. Pietro in Vaticano.
Il 24 aprile 1704 papa
Clemente XI Albani insignì il Maratti, con cerimonia solenne in Campidoglio, del titolo di
Cavaliere di Cristo, e in più occasioni il pittore esibì il titolo di "eques" nella firma delle sue opere successive. Maratti morì a Roma il 15 dicembre 1713.
Luca Bortolotti, 02/11/2013
PROGRAMMA PROVVISORIO DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE “MARATTI E L’EUROPA”
I sessione: 11 novembre 2013
Palazzo Altieri, Sala della Clemenza
Presiede Liliana Barroero (Università RomaTre)
h. 9,30
Saluto di benvenuto degli organizzatori
10.30
Ann Sutherland Harris (University of Pittsburg)
Da Sacchi maturo a Maratta giovane nei disegni degli anni quaranta. [From Sacchi to Maratta: their relationship revealed in their drawings of the 1640s )
11.00
Stella Rudolph
Maratti e l’Inghilterra
11.30 coffee break
12.00
Jennifer Montagu (London, Warburg Institute)
Carlo Maratti and Sculpture
12.30
Wolfgang Prohaska (Vienna, Direttore del Kunsthistorischen Museum)
Maratti e gli Asburgo
PAUSA PRANZO
Presiede Elisabeth Kieven (Roma, Direttrice Biblioteca Hertziana)
14.30
Manuela Mena Marqués (Madrid, Museo del Prado)
Il disegno di Maratti e la Spagna
15.00
Stephane Loire (Paris, Musée du Louvre)
Carlo Maratti et les Français
15.30
Sabrina Leps (Dresda, Gemäldegalerie)
Maratti, Bellori e l'affresco della Clemenza in Palazzo Altieri
16.00
Simonetta Prosperi Valenti Rodinò (Università di Roma Tor Vergata)
Maratti e il disegno: il caso di Palazzo Altieri
II sessione: 12 novembre
Accademia di San Luca
Presiede Giovanni Morello (già Biblioteca Apostolica Vaticana)
9.30
Sebastian Schütze (Università di Vienna)
Maratti e l’Arcadia
10.00
Ursula Verena Fischer Pace
Diffusione del modello Maratti nei Paesi del Nord Europa: il caso di Hinrich Krock
10.30
Evelina Borea (già Direttrice di Bollettino d’Arte, Ministero per i Beni e le Attività culturali),
Fine Seicento, l’incisione a Roma
11.00 coffee break
11.30
Anna Lo Bianco (Roma, Direttrice della Galleria Naz. d’Arte antica a Palazzo Barberini)
Maratti e i Barberini
12.00
Angela Cipriani (Roma, Accademia Nazionale di San Luca)
Maratti e l’Accademia di San Luca
VISITA ALLA MOSTRA
Maratti nell’Accademia
PAUSA PRANZO
Presiede Annick Lemoine (Roma, Accademia di Francia)
14.30
Silvia Ginzburg (Università di RomaTre)
Maratti come nuovo Raffaello e Annibale
15.00
Paolo Coen (Università della Calabria, Cosenza)
Maratti e la 'questione' del mercato d'arte
15.30
Gonzalo Zolle (Università di Roma Tor Vergata)
Nuove aggiunte a Maratti e marchese Pallavicino
16.00
Stefano Cracolici (Durham University)
Maratti e l’Arcadia: il caso di Faustina poetessa
Tavola rotonda:
Antonio Paolucci (Roma, Direttore Musei Vaticani)
Michela di Macco (Università di Roma La Sapienza)
Erich Schleier (già curatore della pittura italiana presso la Gemaldegalerie, Berlino)
Sybille Ebert Schifferer ( Roma, Direttrice Biblioteca Hertziana)
Maria Giulia Barberini (già Direttrice del Museo di Palazzo di Venezia, Roma)
Matteo Lafranconi (Roma, Scuderie del Quirinale)