In mancanza, allo stato attuale, di documentazione sull'affresco di
Raffaele Ursini (Roccella Jonica
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1851-1945), l’opera è stata datata genericamente agli anni Quaranta del Novecento dalla studiosa
Annunziata Maria Oteri nel suo accurato testo
Chiese di Roccella tra passato e futuro (2006)
1; tuttavia un indizio sicuro è stato da me trovato in un articolo dell'illustre studioso calabrese,
Alfonso Frangipane (1881-1970), fondatore nel 1922 della celebre rivista di arte e storia "
Brutium", che il 20 dicembre 1932 riporta la seguente notizia:
“A Roccella Jonica, nella nuova chiesa arcipretale, il pittore Cav. Raffaele Ursini ha compiuto a decorazione figurativa della vasta abside, con un'ampia composizione raffigurante la scena della
Discesa dello Spirito Santo fra gli Apostoli"
2
E non c'è da stupirsi, poiché
Raffaele Ursini, valente pittore della vita popolare dell'epoca e di paesaggi dell'amata terra nativa, è stato (giustamente) considerato come "specialista" nella tecnica dell'affresco. Purtroppo, come dicevo più sopra, non esiste ancora, allo stato attuale degli studi, un repertorio storico-artistico inteso a ricostruire il percorso della sua qualificata attività di frescante diffusa nel territorio della
Calabria
Ultra, secondo frammentarie notizie poco descrittive che riferiscono suoi lavori nelle chiese di
Fabrizia, Caulonia, Gioiosa, Mongiana e
Roccella Jonica. Ripeto quindi, una campagna fotografica e ricerca documentaria ancora non è stata fatta, né tantomeno esiste un catalogo della sua vastissima produzione di pittore nella sua vita ricca e longeva
3: il maestro
è scomparso nel 1945, e non nel 1944 (come spesso si ritrova in qualche sporadica nota sull'artista e come anche
Alfonso Frangipane riporta, evidentemente per un refuso, sulla sua rivista (Brutium) nel maggio-giugno del 1945: "
Raffaele Ursini, pittore infaticabile di Roccella Jonica, s'è addormentato accanto alla sua tavolozza [...] decano dei pittori calabresi contemporanei [...] con la
vetusta rupe della Roccella negli occhi miti e buoni, il 30 gennaio 1944")
4[sic].
Ora, prima di tentare una descrizione dell'opera dell'Ursini nella
Nuova Matrice, possiamo affermare che l'artista dovette lavorare circa tre anni all'imponente affresco dell’abside, ovvero dalla data degli inizi dei lavori approvati nel 1927 dalla Soprintendenza su progetto dell'Ingegnere
Giuseppe Foderaro (1856-1932?), a seguito di una lunga disamina tra un progetto ispirato a un modernismo senza rinunciare ad antiche tradizioni di chiese romaniche nel meridione (si veda la riguardo il confronto molto significativo con la facciata della
Cattedrale di Gerace, riportato dallo studioso
Bruno Mussari nel suo testo
Le trasformazioni del patrimonio ecclesiastico, tra il Settecento e gli inizi del Novecento e il precedente progetto ispirato ad "
un barocco meridionale sentito con ispirazione moderna").
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Il prevalere di una soluzione di evidente semplicità all'esterno come all'interno è riportato in una lettera di
Giuseppe Foderaro
6 al Soprintendente
Edoardo Galli il 21 dicembre 1928, nella quale l'ingegnere afferma tra l'altro, "...
si è cercato di far sì che dominasse quella semplicità di spazi ritmati da elementi verticali [...] si è posto un costante sforzo per esprimerci sinceramente con parole moderne... "
7.
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Tale concetto, dunque, sottintende anche la semplicità degli apparati decorativi, tenendo conto del trasferimento degli altari settecenteschi provenienti dalla
Vecchia Matrice, sita nell'antico
Palazzo Carafa, e distrutta dal terremoto del 1908.
L'affresco di Ursini, dunque, dai colori delicati e sfumati doveva convogliare lo sguardo dei fedeli verso l'altare maggiore nel celestiale catino absidale: nelle cappelle laterali furono collocati gli antichi altari (della Vecchia Matrice) e altri cimeli di pubblica devozione, peraltro di ottima fattura settecentesca di artigiani locali della cartapesta (si veda ad esempio la composizione rappresentante
La Trinità)
8
Oggi, chi entra nella
Nuova Matrice, purtroppo, non riesce più a percepire la purezza modernista di questa architettura degli anni Trenta, ispirata però, come si è detto più sopra, al rigore delle costruzioni romaniche (appunto Gerace), poiché la Nuova Matrice è stata decorata con opere pittoriche molto recenti che "
sembrano ignorare da un lato il rapporto con il patrimonio artistico esistente nella fabbrica [...], dall'altro quel carattere di estraneo rigore modernista che aveva ispirato il progetto di fine anni Venti al quale, tra l'altro si erano accordate le decorazioni degli anni Quaranta [sic]
con l'interessante affresco che orna la calotta absidale. In quest'ultimo caso si tratta di un'opera quasi del tutto oscurata dalle recenti chiassose decorazioni."
9
Così giustamente scrive la
Oteri alla quale si associa l'altra studiosa
Eleonora Uccellini nel suo testo
San Nicola di Bari, Nuova Matrice, quando

conclude il suo articolo sulla chiesa: "
Le pareti interne sono quasi interamente coperte da dipinti realizzati in epoca moderna che hanno stravolto il desiderio di semplicità manifestato dal progettista, compromettendo la percezione dell'affresco e degli altari settecenteschi”
10. Da notare che entrambe le studiose hanno evitato di nominare l'autore di queste nuove e invadenti decorazioni.
Chi scrive non può che non essere d'accordo con questi giudizi, poiché, quale frequentatore dalla mia adolescenza, seppur occasionale di questo Sacro Tempio (vivendo abitualmente a Roma) ricordo bene come era "prima" la Nuova Matrice, e il mio sguardo andava dritto al catino absidale durante la funzione religiosa; oggi mi disturbano molto quei colori squillanti che ornano tutta la chiesa, che l'artista, a me sconosciuto, ha firmato in ogni sua scena concepita secondo quell'orrore del vuoto, detto in antico "
horror vacui" di cui molte cattedrali, prima dell'avvento del romanico, avevano adottato tessendo decorazioni in ogni elemento interno architettonico, come sarà più tardi anche con il Barocco.
Non conosco le ragioni di una tale scelta di responsabilità vescovile rispetto ai dettami della
CEI, della
Commissione Pontificia di Arte Sacra e del
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali in fatto di autorizzazioni per decorare gli edifici sacri; certo è che l'esecutore di questi recenti affreschi, al quale si può riconoscere una certa maestria e personalità (ripeto, non lo conosco), ha realizzato lavori che sarebbero stati meglio destinati ad una chiesa a lui contemporanea, tra le tante che sorgono nei quartieri nuovi di molte città italiane, da Catanzaro a Reggio Calabria, tanto per citare le maggiori della nostra Calabria Ultra.
NOTE
- cfr. Annunziata Maria Oteri, Chiese di Roccella Jonica tra passato e futuro. Restauri Conservazione Manutenzione, in AA.VV., Le Chiese di Roccella Jonica nello sviluppo urbano della città storia e restauri, a cura di Simonetta Valteri, Roma, 2006, p. 226
- Alfonso Frangipane, in Notizie, “Brutium”, Anno XI, nn. 10-12, 20 dicembre 1932, p. VI
- “Il Mattino”, Napoli, 8 maggio 1941, Da Roccella Jonica, i novant’anni del pittore Ursini: “Il nostro valoroso artista del pennello, il comm. prof. Raffaele Ursini compie sereno, sorridente, pago della sua operosità i novant’anni, essendo nato nella primavera del 1851. […] Durante i suoi novanta anni ha profuso tesori ovunque: in Italia, all’estero, a Buenos Aires con il Tempio di Santa Lucia. […]”
- Alfonso Frangipane, in “Brutium”, Anno XXIV, nn. 1-2 (maggio-giugno) serie III, 1945, p. 2
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- Bruno Mussari, Le trasformazioni del patrimonio ecclesiastico tra il Settecento e gli inizi del Novecento, in Chiese di Roccella Jonica […], op. cit., p. 167, e nota n. 158, p. 174
- Giuseppe Foderaro (Albi 1856-1932?), ingegnere e studioso di paleontologia calabrese, rivestì un ruolo importante nella cultura calabrese. Fu vicedirettore del Museo provinciale di Catanzaro e nel 1888 fu incaricato dalla Commissione conservatrice di monumenti e oggetti di arte e antichità di redigere l'inventario dei reperti e delle opere esistenti. Dal 1908 collaborò intensamente con l'opera Interdiocesana per la ricostruzione delle chiese di Calabria e per la di ricostruzione degli edifici di culto nelle provincie di Messina e Reggio Calabria dopo il terremoto del 28 dicembre 1908, con particolarità nella Locride.
- cfr. Annunziata Maria Oteri, op.cit., p. 224 e nota n. 23, p. 234
- cfr. Eleonora Uccellini, San Nicola di Bari, Nuova Matrice, in Chiese di Roccella Jonica […], op. cit., pp- 260-261, nota 5, p. 261
- cfr., Annunziata Maria Oteri, op. cit., p. 226
- cfr. Eleonora Uccellini, op.cit., p. 261