a cura di
Francesco PETRUCCI
L’incontro di sabato 12 si presenta come uno dei più importanti tra i tanti promossi ad
Ariccia ad opera dell’infaticabile architetto
Francesco Petrucci, che abbina al lavoro di ricercatore e di studioso quello fondamentale di infaticabile curatore del
Museo del Barocco di Palazzo Chigi, divenuto grazie alla sua geniale conduzione, un’autentica gemma nel panorama museale italiano e internazionale, un vero e purtroppo raro modello di competenza, capacità gestionale, promozione di cultura e ricerca cui dovrebbero rispecchiarsi non pochi tra coloro che hanno in mano i destini di altri istituti museali.
E’ a tutti noto quale importanza ebbe per il pontefice
Alessandro VII Chigi la residenza e la collegiata di Ariccia per edificare le quali non badò a spese; è significativo il verso finale di un sonetto satirico apparso a Siena dopo la sua dipartita :”
E il prezo che cavò dal sangue humano / Lo pose per la Riccia, e Campagnano”.
Scarso come diplomatico (aveva partecipato alle trattative per la pace di Westfalia subendo un accordo “infame”, ricavandone poi il bruciante giudizio di “incapace” da parte di
Mazzarino) ma attratto dalle arti e dalla architettura –a suo tempo aveva studiato
Vitruvio e perfino catalogato parte delle pitture di Siena- il
Chigi si affidò completamente a
Bernini, quando non era neppure passato un giorno dalla sua salita al soglio di Pietro :”Non era ancor tramontato il sole di quel giorno –scrisse infatti il
Baldinucci- ch’egli medesimo mandò a chiamare il cavalier Bernino”.
Ma il grande genio del barocco fu allora e per molti anni un punto di riferimento universale. Ed a lui si rivolse anche papa
Clemente IX nel 1668 per rappresentare gli “
angeli della passione” che dovevano comparire sul
ponte di Castel Sant’Angelo quali espressione liturgica della Via Crucis, per dare visivamente l’idea ai fedeli e ai pellegrini diretti a
San Pietro del tragico cammino del Salvatore. E’ noto come due di queste sculture berniniane –l
’angelo con il cartiglio e l’angelo con la corona di spine - furono ritenute così perfette dal pontefice che volle proteggerle non facendole esporre. E nonostante che il maestro insistesse –come racconta il figlio
Domenico, nella
Vita del Cavalier Gio Lorenzo Bernino- per porle dove egli credeva dovessero assumere un preciso significato simbolico-architettonico, le due statue furono sostituite da copie ed oggi appaiono ai lati dell’altare maggiore della
Basilica di Sant’Andrea delle Fratte (fig 2), dopo che furono donati nel 1729 da gli
eredi Bernini.
Non fu peraltro la sola difficoltà che ebbe a superare
Gian Lorenzo Bernini nella progettazione e realizzazione dello straordinario gruppo scultoreo, come testimoniano le cronache dell’epoca e soprattutto le prove grafiche arrivate fino ai nostri giorni.
E’ il caso di questo disegno dell'Angelo con la croce -una penna, inchiostro e acquerello su carta, mm. 260 x 185 che proviene dalla collezione di
Charles Rogers Esq., tra i massimi raccoglitori e promotori di arte grafica del XVIII secolo; negli anni ’30 del secolo scorso si trovava a Londra nella raccolta di
H. Harris, fino alla vendita all’asta presso Christie’s nel 1937. Comprato dall’antiquario e collezionista romano
Aldo Briganti, passato per successione ereditaria al figlio, il famoso storico dell’arte
Giuliano Briganti, è stato acquisito dall’attuale proprietà nel 2016.
La sua importanza è confermata, oltre che dalla elevata qualità che ne attesta la piena autografia e la pertinenza al processo creativo berniniano, anche dalle prestigiose provenienze e dal fatto che il disegno ha costituito il modello per una rara incisione di
William Wynne Ryland edita a cura di
Charles Rogers nel 1778, tramite di massima divulgazione della geniale invenzione.
La
Galleria Antonacci Lapiccirella www.al-fineart.com ha saputo acquisire e proporre l'opera al pubblico nella recente
Biennale Antiquaria di Palazzo Venezia; riconosciuto immediatamente da
Francesco Petrucci come importante lavoro autografo del grande maestro il disegno sarà oggetto della conferenza che lo studioso stesso terrà nel salone principale di
palazzo Chigi.

La dott.ssa
Francesca Antonacci ci ha spiegato come la sua Galleria è riuscita ad entrarne in possesso e le ulteriori iniziative.
1- La prima domanda non può che essere relativa all'acquisizione di questo importante disegno di Bernini: avete seguito una pista precisa o è stato un ritrovamento casuale? E’ stato il frutto cioè di una ricerca approfondita ?
-Da anni conosciamo il collezionista e la sua importante collezione di disegni e da sempre il disegno era attribuito a
Bernini. Abbiamo approfondito e poi ci siamo rivolti a
Francesco Petrucci in quanto massimo esperto del
Bernini che ha confermato l'autografia al sommo artista e rintracciato tutta l’illustre provenienza
2- Il disegno è stato una delle novità di grande rilievo scientifico presenti nella recente
Biennale dell’antiquariato svoltasi a
Palazzo Venezia; volevo sapere quale è stato il giudizio del pubblico, al di là del suo valore antiquariale?
-Il disegno è stato presentato nella nostra galleria a Via Margutta 54 nell’ambito della
Biennale dell’antiquariato di Roma ed ha riscosso moltissimo interesse da parte dei collezionisti,curatori e appassionati
3-
Francesco Petrucci è stato autore di importanti clamorosi ritrovamenti (da ultimo, il disperso busto in marmo di
papa Poalo V Borghese di
Gian Lorenzo Bernini, riemerso a
Bratislava ed ora al
Getty Museum di Malibù); ecco, volevo sapere quale è stata la sua reazione immediata di studioso di fronte al disegno ?
-Da serio studioso e conoscitore di
Bernini ha prima visionato il disegno e riconosciuto la mano dell’artista e l’importanza del ritrovamento. Attraverso un profondo e attento studio ha ricostruito la genesi del disegno da cui è scaturito un magnifico lavoro che abbiamo pubblicato. Cogliamo di nuovo l’occasione per ringraziarlo ancora per l’importante contributo
4- Siete consapevoli, come antiquari, che questo disegno rappresenta un’importante aggiunta al catalogo delle opere certe del grande maestro del barocco? e dunque, sotto questo aspetto, la
Galleria Antonacci Lapiccirella ha in serbo altre iniziative che possano favorire l’avanzamento degli studi storico artistici?
- Si tratta certamente di una scoperta molto rilevante, che aggiunge un nuovo importante tassello alla complessa progettazione dell'importante ciclo scultoreo del pontificato di
Clemente IX Rospigliosi (1667-1669). La nostra galleria è molto attenta nel reperire opere provenienti da collezioni private, studiarle, anche avvalendoci del contributo di esperti storici dell'arte che spesso pubblichiamo portandole all’attenzione dei collezionisti e dei curatori. Questo ci ha portato spesso a presentare opere poi acquistate da musei internazionali e proprio in questi giorni abbiamo definito l’acquisizione da parte di uno dei principali musei italiani di un opera primaria per il museo, opera di cui si erano perse le tracce da molte generazioni.