David and GoliathDal 7 maggio al 7 giugno 2013 saranno presentati presso la Galleria newyorkese di Fabrizio Moretti, in collaborazione con Andrew Butterfield Fine Arts, due importanti inediti di arte veneziana del XVIII secolo: una scultura marmorea a grandezza naturale raffigurante Endimione, opera di Antonio Corradini (Venezia, 1688 - Napoli, 1752), e un dipinto di Sebastiano Ricci (Belluno, 1659 – Venezia, 1734) che rappresenta La vittoria di Davide su Golia (fig. 1).

E’ proprio su quest’ultimo pezzo, di altissima qualità, che intervistiamo Francesca Baldassari, grande specialista di pittura italiana del Sei e Settecento, che ha studiato accuratamente la tela scrivendo il saggio di catalogo che ne accompagna l’esposizione americana.



D. Per prima cosa ti chiederei di presentarci le caratteristiche salienti di questo bellissimo inedito di Sebastiano Ricci che sta per essere esposto a New York.


R. Comincerei rilevando che il soggetto biblico, La vittoria di Davide su Golia, è uno dei più amati e frequentati nella pittura del Seicento, in particolare fiorentina. In genere il tema viene interpretato pittoricamente sottolineandone l’aspetto trionfale e dunque rappresentando David in posa eroica, entusiasta della sua vittoria. In questo caso, per contro, Ricci ne sottolinea l’aspetto sensuale, riflessivo e sin quasi malinconico. Si impone la bellezza di questo corpo ripreso direttamente dalla statuaria classica, in cui il busto nudo del giovane unisce la prestanza alla delicatezza dei lineamenti e alla dolcezza dell’espressione. Per questi motivi ho proposto un’esecuzione successiva al periodo fiorentino del pittore (1704-1711), considerando la fortuna del tema in quel contesto e i così sottili accenti psicologici che caratterizzano la tela di Ricci, che rimandano al mondo poetico della pittura fiorentina del Seicento. Ricordo, tra l’altro, che il dipinto di cui stiamo parlando costituisce l’unica versione nota di questo soggetto eseguita dal pittore.
Sebastiano_Ricci_Burlington_HouseNaturalmente la cronologia delle opere di Ricci è ancora assai problematica, non essendo un artista la cui produzione presenti grandi sviluppi stilistici e non potendo disporre di moltissime date certe alle quali ancorarci: e basti pensare, sotto questo profilo, alle enormi differenze che si riscontrano nelle due monografie moderne di riferimento sull’autore.
Era dunque essenziale, di fronte a un suo inedito dipinto di tema religioso “da stanza”, impegnarsi a individuare una collocazione cronologica ragionevole, coerente e il più possibile ben fondata in termini di comparazione stilistica. La mia principale esitazione a tale proposito è stata: si tratta di un dipinto eseguito a Firenze o a Londra?
Sebastiano_Ricci_Chiswick_HouseNel mio intervento analizzo i due periodi per concludere che molto probabilmente il Davide appartiene alla fase inglese di Ricci, alla luce dei confronti con le opere di Burlington House (fig. 2) oggi sede della Royal Academy, e di Chiswick House (fig. 3). Nel mio saggio di catalogo, tra l’altro, pubblico anche un’altra aggiunta al catalogo dell’autore, un Giuramento di Paride in collezione privata.
E’ chiaro che quando ci si occupa di Sebastiano Ricci, il nodo della cronologia costituisce il primo problema da affrontare, imponendo di stabilire dei punti fermi e magari anche di ripulire un po’ il suo catalogo. La Vittoria di Davide su Golia illustra chiaramente la ricchezza della cultura figurativa di Ricci e la sua vena quasi citazionista, esibendo evidentemente anche il tratto bolognese della sua pittura, memore di Guido Reni e soprattutto di Cagnacci (il cui celebre Davide con la testa di Golia, fig. 4, oggi al Museum of Art di Columbia, South Carolina, si trovava in Palazzo Colonna a Roma, dove Ricci, nel 1692, affrescò l’Allegoria della vittoria di Marcantonio II Colonna a Lepanto nella Sala dei Paesaggi).
Ricci fu veramente un pittore internazionale, che ha lasciato un segno marcato dovunque abbia soggiornato e che talora fu in grado addirittura di imprimere una svolta (come a Firenze) agli orientamenti dell’arte locale. Rivolgendomi al pubblico americano, presso il quale egli non vanta certo la popolarità di Tiepolo o ancor più dei grandi vedutisti, ho ritenuto che fosse mio compito anche cercare di chiarire il ruolo, la grandezza e l’importanza di Sebastiano Ricci.

Cagnacci_DavideD. Si tratta, tra l’altro, di un fenomenale bozzettista, come ha reso lampante una recente mostra veneziana della Fondazione Cini (Sebastiano Ricci. Il trionfo dell’invenzione nel Settecento veneziano, a cura di G. Pavanello, Venezia 2010), capace di una pennellata straordinariamente libera e sbrigliata e di brillanti invenzioni compositive.

R. In effetti è stata una mostra magnifica, che ha dimostrato al massimo livello la qualità dell’artista e la sua importanza nell’ambito della pittura di tocco settecentesca veneziana e europea. Si tratta, peraltro, di un pittore che ha una formazione accademica completa, rifinita nei lunghi anni trascorsi tra Bologna e Firenze, che gli ha permesso di essere ben più che un pittore di tocco, come può essere considerato Pellegrini, e di diventare anche un ottimo disegnatore, energico e inventivo.

D. Cosa è noto della storia del dipinto antecedente al suo odierno ritrovamento?

R. Quasi niente, in effetti. In dipinto era conservato in collezione privata, ma i proprietari non sapevano nulla su di esso, a cominciare dal suo autore. Quanto a eventuali supporti documentari, l’unico elemento che si può aggiungere è che è noto un riferimento documentario in cui si parla di un dipinto di Ricci raffigurante questo soggetto: ma si tratta di una tela soprapporta e dunque non può coincidere col nostro esemplare. Del resto sui dipinti privati eseguiti a Londra praticamente non sopravvivono testimonianze archivistiche.

D. L’ultima domanda che voglio farti riguarda lo stato di conservazione dell’opera.

R. Il dipinto è in condizioni eccellenti. E’ in prima tela e dopo la sua riscoperta è stato semplicemente pulito. Non ha nessuna ridipintura e presenta solo dei piccoli pentimenti ben visibili all’altezza della spalla e dell’omero.
Luca Bortolotti, 30/04/2013

fotoFrancesca Baldassari conta fra le sue pubblicazioni più importanti quattro monografie (Carlo Dolci, 1995; Cristoforo Munari, 1998, sul quale ha curato, l’anno successivo, un’ampia mostra a Reggio Emilia; Giovanni Domenico Ferretti, 2002; Simone Pignoni, 2008), il volume La collezione Piero e Elena Bigongiari. Il Seicento fiorentino tra favola e dramma (2004), il fondamentale Repertorio sulla Pittura fiorentina del Seicento: La Pittura del Seicento a Firenze. Indice degli artisti e delle loro opere (2009) e il catalogo della mostra di New York Il Seicento fiorentino. Allegorie sacre e profane (2012). Oltre ai pittori fiorentini del XVII e XVIII secolo, ha dedicato studi significativi ad Amedeo Laini da Pistoia, Giacinto Gimignani, il Guercino.


Moretti Fine Art
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