1_copertina_attiOrsi a Novellara. Un grande manierista in una piccola corte, a cura di Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta, atti della giornata di studi, Novellara, Teatro della Rocca, 19-20 novembre 2011, NFC Edizioni, Rimini, 2012.
 
A circa un anno di distanza dalla giornata di studi dedicata a Lelio Orsi che si svolse a Novellara nel novembre 2011 vengono ora pubblicati gli atti dal titolo appropriato Orsi a Novellara. Un grande manierista in una piccola corte (fig. 1).
Tra i massimi protagonisti della pittura emiliana di pieno Cinquecento, Lelio Orsi (Novellara, ca. 1508 – 1587) fu artista relativamente poco prolifico (in particolare nell’ambito della pittura su supporto mobile) a dispetto di un ingegno poliedrico, che lo vide affrontare con proprietà la progettazione architettonica e che gli permise di brillare tanto nell’esercizio del disegno, con invenzioni mirabili e perfettamente autosufficienti, quanto nelle decorazioni ad affresco.

2.Catalogo_Lelio_Orsi_Reggio_Emilia_1987(1)Nonostante una memorabile mostra a Reggio Emilia nell’ormai lontano 1987 (che ne illuminò appieno il genio, fig. 2), la bibliografia e in genere la stato dell’arte intorno a Orsi si presentano ancora decisamente inadeguati a un pittore che fu davvero tra i grandi creatori della stagione manierista, come dimostrano ampiamente le sue opere maggiori (per limitarsi a pochi esempi: Martirio di Santa Caterina, Modena, Galleria Estense, fig. 3; Cristo morto tra Carità e Giustizia, Modena, Gall. Estense, fig.  4; San Giorgio e il drago, Napoli, Gallerie di Capodimonte, fig. 5). Ma, come sottolineato nel volume da Massimo Pirondini, non hanno certo giovato alla sua popolarità né la sua biografia e la sua attività in larga misura confinati geograficamente tra i centri minori di Reggio Emilia e, soprattutto, del borgo natio (allora feudo Gonzaga); né le perdite cospicue che hanno colpito tanto le sue opere “da cavalletto” quanto i suoi pur numerosi cimenti di frescante.
 
3_Lelio_Orsi_Martirio_Santa_Caterina_Modena_Galleria_Estense4_Lelio_Orsi_Cristo_morto_tra_tra_Carità_e_Giustizia_Galleria-Estense


















5_Lelio_Orsi_San_Giorgio_e_il_drago_Napoli_Capodimonte
Il volume che qui presentiamo costituisce, dunque, un contributo significativo alla crescita e all’aggiornamento degli studi su Orsi, ad opera di un drappello ben selezionato di suoi riconosciuti specialisti. Il volume, peraltro, non è concepito in termini strettamente monografici, ma dedica un congruo spazio all’arte e all’architettura coeva nei contesti culturali, tra loro inevitabilmente legati e affini, di Novellara e Reggio Emilia: una scelta degna di nota, anche se nella fattispecie l’artista avrebbe ben meritato un approfondimento più capillare e specifico.

Imperniati interamente su Lelio Orsi sono comunque i contributi di Massimo Pirondini, il primo dei quali (“Lelio Orsi, aggiornamenti e inediti”) pubblica alcuni nuovi disegni e dipinti e sottopone a revisione il regesto biografico del pittore (tra l’altro anticipandone di circa 3 anni la data di nascita); nel suo secondo intervento Pirondini approfondisce tre opere di Orsi conservate nel Museo Gonzaga di Novellara: la celebre Annunciazione (fig. 6) e due magnifici disegni a 6_Lelio_Orsi_Annunciazione_novellara_museo_gonzagapenna.
A seguire, Maria Cristina Costa si concentra sul poco noto (ma assai brillante d’invenzione) fregio ad affresco eseguito dal giovane Orsi per un salone di rappresentanza della sede, minuscola e davvero decentrata, di Castello Querciola. Pierluigi Carofano pubblica poi una nuova, bella versione, che attribuisce persuasivamente a Lelio Orsi, dell’Agonia di Cristo tratta dal celeberrimo prototipo di Correggio conservato al Wellington Museum di Londra, cercando al contempo di fare chiarezza intorno all’intricato nodo delle varie copie antiche esistenti di quel capolavoro.
A un’inedita Madonna col Bambino del grande scultore reggiano Prospero Clemente è dedicato l’intervento di Emilio Negro, mentre attorno al maggiore pittore dopo Orsi attivo negli stessi luoghi nel secondo Cinquecento, Raffaellino da Reggio, e ad altri artisti di minore spicco, ruotano i saggi di Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta. Marco Ciampolini si concentra su un nucleo di dipinti che permettono di testare le connessioni fra la pittura emiliana e quella senese del ‘500 (in particolare quelle fra Marco Bigio e Innocenzo da Imola, oltre a quelle ben più note fra Anselmi e Beccafumi) nonché la presenza di opere emiliane all’interno delle collezioni senesi antiche e moderne. Conclude il volume l’unico contributo del tutto distaccato geograficamente, in cui Antonio Vannugli torna in modo assai dettagliato sull’Oratorio del Gonfalone a Roma (testo chiave, com’è noto, della pittura italiana di secondo Cinquecento e del tardo manierismo), rivedendone e puntualizzandone cronologia e nodi filologici alla luce degli studi successivi al volume monografico pubblicato nel 2002, a seguito dei restauri dell’Oratorio, a cura di Maria Grazia Bernardini.

A consuntivo direi che si tratta  di un volume senz’altro benvenuto, che contribuisce a ridurre le manchevolezze ancora esistenti della ricerca intorno a questo protagonista defilato, ma tra i più inventivi e catturanti, del nostro Cinquecento; limitandomi ad aggiungere che il lettore specialista avrebbe certo apprezzato una presenza più ampia, e magari più variegata dal punto di vista della proposta metodologica, di contributi ad egli specificamente dedicati.
Luca Bortolotti