Locandina Maurizo MariniMartedì 7 ottobre 2014, dalle ore 17, si svolgerà a Roma, presso la Sala della Crociera in via del Collegio Romano 27, un pomeriggio in memoria di Maurizio Marini a tre anni dalla scomparsa, avvenuta il 3 agosto 2011.

Offriranno il loro contributo di ricordi, testimonianze e riflessioni su Marini, grande conoscitore della pittura italiana del Seicento ed esimio studioso di Caravaggio, tanti storici dell’arte che gli furono amici, sodali e compagni di strada: Claudio Strinati, Alberto Cottino, Alessandro Zuccari, Stefania Macioce, Emilio Negro, don Sandro Corradini, Sergio Guarino, Rossella Vodret e Giorgio Leone.

L’evento è stato amorevolmente promosso e curato da Pietro Di Loreto.




Pubblichiamo qui di seguito il testo scritto per questa occasione da Stefania Macioce, che ringraziamo.




LETTERA A MAURIZIO MARINI
                 "Niente di grande è stato fatto al mondo senza il contributo della passione"                                                                                                                        G.Hegel

Caro Maurizio,

non vorrei, ma sarà inevitabile ricorrere ai ricordi personali. La nostra amicizia, in qualche momento tempestosa, è stata aperta e fondata su di un’indubbia simpatia umana. Ti ho conosciuto quando, appena laureata, fui travolta dalla tua personalità impegnata in avvincenti iniziative e sempre alimentata da un’autentica passione per l’arte. In quegli anni prese avvio una serie di frequenti incontri, assieme a Maurizio Calvesi e Alessandro Zuccari, non soltanto in occasione di convegni, come quello su Caravaggio in Sicilia e poi a Malta nel 1985, e ancora su Sisto V e su Innocenzo X Pamphilj, ma anche perché, a seguito di un mio rinvenimento documentario su Ranuccio Tomassoni - da te, rammento con vivo compiacimento, molto apprezzato - venni considerata anch’io, “umile in tanta gloria”, tra gli  amici di Caravaggio.

Il gruppo di “Caravaggio (cioè te) e i suoi…” si ritrovava per singolari celebrazioni da te puntualmente pianificate a Roma nei luoghi deputati, per celebrare la ricorrenza della nascita e della morte dell’insigne lombardo: questa sorta di sentite commemorazioni, coltivava dapprima con modalità quasi austere l’aspetto sacro comprensivo di una celebrazione religiosa ove non mancava mai il grande Don Sandro Corradini; seguiva quindi una riunione del tutto profana, fatta di risate e libagioni, sovente nella tua splendida casa di Piazza Navona. Una casa bella quanto accogliente, ove quadri preziosi e terribili soggiogavano i tanti storici dell’arte da te ospitati con generosità. Ti incontravo alla Shakespeare and Company con la tua compagna di allora, Nelide Giammarco, sempre cordiale, vitalissimo, gentile,  affettuoso e, tra battute audaci e scherzose, ascoltavo il tuo parlare d’arte appassionato. Era  un mare di informazioni, dettagli, collegamenti: un fiume in piena! E arrivò Caravaggio “pictor praestantissimus”, volume fondamentale più volte riedito, che tu, prodigo, mi regalasti personalmente con dedica, donandomi anche una piccolissima incisione, che naturalmente conservo ancora.

Mi avventurai poi, temeraria, in cene a casa mia e più di una volta ebbi l’onore di avere ospiti Maurizio Calvesi e Maurizio Marini, che si ritrovavano sempre con piacere e amicizia sincera, nel corso della quali, prima o poi, l’argomento convergeva, manco a dirlo, sempre su di lui, Caravaggio, di cui tu eri l’alter ego incontrastato. Si, Maurizio, credo che il graduale processo d’identificazione con il tormento e l’estasi di quel genio, fosse fondato su una tua conoscenza profonda dell’artista e dell’uomo: Caravaggio per te era passione autentica, un legame che nasceva dalla mente e si radicava nell’anima, in una osmosi incessante.
Venne però il fatidico 1995 anno in cui fui coinvolta, se pur riluttante per timore reverenziale e insicurezza di gioventù, nell’organizzazione del convegno Caravaggio, la vita e le opere attraverso i documenti. A quel tempo vivevi una bellicosa situazione personale e il mio invito cadde ovviamente nel nulla.
Caro Maurizio, sebbene non fossi io il centro della questione, come sapevamo entrambi, mi facesti vivere un momento assai problematico; non ero avvezza a certe ‘singolar tenzoni’, ti spiegai tempo dopo che per me era stata un’ottima occasione professionale che tu, al mio posto, non avresti lasciato sfuggire. Naturalmente ci fu comprensione da parte tua, ma qualcosa nella nostra amicizia cambiò e non ci vedemmo più per tanto tempo, anche perché in quegli anni fui spesso assente da Roma per il mio incarico presso l’Università di Udine. Ci rincontrammo soltanto a Madrid per una mostra, guarda caso su Caravaggio, cui entrambi prendemmo parte: ti vidi molto felice e ne fui lieta.

Ci ritrovammo in anni più recenti a Malta, per me luogo quasi fatidico, che per comunanza di studi aveva visto nascere venti anni prima la nostra amicizia. Ti trovai molto cambiato, lacerato e angustiato da un dolore profondo, che sembrava aver frantumato la tua gaia vitalità di un tempo: non ritrovai nulla della tua intelligente  e contagiosa allegria, e questo mi rattristò e forse mi turbò.
Mi raccontasti della tua amicizia con Sir Denis Mahon e parlammo della mostra imminente che in suo onore avresti curato nell’autunno del 2007 presso il National Museum of Archeology di Valletta.
La mostra si intitolava Caravaggio. L’immagine del Divino: vi presero parte tra gli altri Mina Gregori, Claudio Strinati, Philip Farrugia Randon, Rossella Vodret. Il tuo contributo al catalogo precisò sotto diversi aspetti la possibile autografia, a seguito di un accurato restauro, del dipinto noto come derivato da un perduto originale di Caravaggio e intitolato la Vocazione degli apostoli Pietro e Andrea, oggi nelle Raccolte Reali inglesi. A proposito di quel quadro scrivesti parole vibranti:
”Sublime provocazione visiva allo schema di un interno, dove il coinvolgimento di chi guarda all’evento assume un analogo esito emotivo-dinamico sebbene gli intenti narrativi siano evidenziati in una proposta intellettualmente complessa: realtà e finzione pittorica acronica invitano alla riflessione in un‘ottica di verosimiglianza fideistica.”

All’interno dello stesso catalogo si trova un altro tuo saggio, scritto in collaborazione con Sir Denis Mahon (nel quale si trova un’efficace sintesi del suo contributo agli studi caravaggeschi), ove alla questione storica relativa al dipinto si aggiunge una disamina iconografica e l’ipotesi circa la committenza: questa, nello scritto,  chiama parzialmente in causa il banchiere Ottavio Costa in base a raffronti con copie dell’originale di mano di Bernardo Strozzi, e ipotizza una presumibile committenza genovese. Un tuo ulteriore ed esaustivo apporto al catalogo di quella mostra si ritrova nelle pagine relative al periodo maltese del Merisi, dall’ingresso nell’Ordine di San Giovanni alla sua espulsione, fino all’avvincente fuga, ove si traccia quello che tu individui come “il destino di un cavaliere non osservante”.
Caravaggio a Malta è da te posto in parallelo con Apelle nell’isola di Kos: anche nelle singole schede delle opere il tuo intervento raccoglie con maestria e competenza, se pur appena velate da un indizio di stanchezza, i frutti di una vita dedicata al grande maestro lombardo, la cui pittura celebri come “metamorfosi della finzione visiva valida come una lettura evangelica” e, proprio in quella consolidata lettura in chiave spirituale dell’opera di Caravaggio, si cela forse un tuo personale anelito di anima sensibile, verso la pura bellezza dello spirito.
Ci ritrovammo ancora a casa di Pietro di Loreto, poi non più e mi dispiace.
Stefania Macioce, Roma, 7 ottobre 2014
"La vita è l'infanzia della nostra immortalità"
Wolfgang Goethe
Maurizio Marini(3)