1b_Arturo-Martini_L'Aviatore_1931-32Grazie alla collaborazione tra la Cassa di Risparmio in Bologna e il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza prende vita il progetto una grande mostra dedicata ad Arturo Martini (Treviso 1889 - Milano 1947), uno dei maestri maggiori e più influenti della scultura italiana del Novecento. La celebrazione monografica è stata divisa in due parti - rispettivamente a Bologna e Faenza - che propongono selezioni di opere chiaramente distinte ma intimamente correlate e complementari, al fine di ricomporre un profilo a tutto tondo della produzione dell'artista.


La sezione bolognese, ospitata a Palazzo Fava (dal 22 settembre 2013 al 12  gennaio 2014) e a cura di Nico Stringa, ha per titolo Arturo Martini. Creature, il sogno della terracotta ed è riservata alle terracotte di grandi dimensioni ad esemplare unico realizzate direttamente dall’artista tra il 1928 e il 1932.

Lo spunto per l’organizzazione di questa mostra è stato offerto dalla recente acquisizione della Fondazione Carisbo di alcune importanti sculture dell’artista, tra le quali Madre folle (1929, fig. 2), Dedalo e Icaro (1937), La Carità (1937), L’abbraccio (1937-40), Odalisca (1930).

8_Arturo-Martini_Madre_folle_1929La mostra allinea così sedici opere di livello eccezionale, compresi i quattro capolavori di Arturo Martini conservati nel Museo Middelheim di Anversa, eseguiti tra il 1928 e il 1932, nel periodo forse della sua più alta ispirazione. Fu con le grandi terrecotte, infatti, che lo scultore si impose alla Prima Quadriennale di Roma (1931) e poi alla Biennale di Venezia (1932), imprimendo una scossa decisiva al clima monolitico della scultura italiana e aprendo il varco a tante successive sperimentazioni.

“Le grandi terrecotte, realizzate ad esemplare unico in argilla refrattaria cotta ad alta temperatura – scrive il curatore Nico Stringa –, sono oggi considerate ai vertici della scultura figurativa europea dell’epoca; in quel ciclo Martini ha messo a frutto la sua ventennale esperienza di scultore ceramista (...) Per raggiungere e mostrare questo estremo grado di identificazione, l’artista trevigiano ha lasciato da parte l’idea iniziale di riprodurre in diversi esemplari queste sculture, foggiandole invece una ad una in creta cava”.

9_Arturo-Martini_Chiaro-di-luna_1931-32Tra le opere in mostra si segnalano, oltre alla già citata Madre folle del 1929,  Donna al sole (1930), Chiaro di luna (1931-32, fig. 3), Gare invernali (Sport invernali) (1931-32, fig. 4),  L’Aviatore (1931-32, fig. 1), Attesa (La veglia) (1931-32, fig. 5), La Convalescente (1932, fig. 6), Venere dei porti (1932), Le sorelle (Le stelle) (1932), La lupa (1932, fig. 7).

La sezione della mostra ospitata dal MIC -  Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (12 ottobre 2013 – 30 marzo 2014) si intitola Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà. Curata da Claudia Casali, direttrice del museo, in collaborazione con i Civici Musei di Treviso, propone oltre cinquanta opere, che si concentrano, da un lato, sull’interpretazione, tra mito e realtà, della figura femminile, così peculiare dello scultore; dall’altro, sulle opere della sua maniera tarda.
Nella prima metà del ‘900 Arturo Martini è stato lo scultore più sensibile alle esigenze di rinnovamento della scultura italiana, sebbene si sia sempre mantenuto ben dentro l’ambito figurativo. L’artista trevigiano ha dato così vita a un dialogo serrato e di alta temperatura poetica e formale con la grande tradizione classica e rinascimentale, ripensata, metabolizzata e trasfigurata attraverso una sensibilità libera da vincoli precostituiti, lucidamente consapevole delle proprie istanze espressive e pienamente aperta al futuro.
14_Arturo-Martini_Gare-invernali-(Sport-invernali)_1931-32Le opere al MIC di Faenza completano la messa a fuoco del percorso artistico di Martini, dando adeguata rappresentazione alla molteplicità dei materiali da lui utilizzati (ceramica, bronzo, legno, marmo, pietra, gesso).

Scrive la curatrice nel testo introduttivo alla mostra faentina: “Libero e indipendente, egli seppe cogliere gli indizi che lo spirito del tempo proponeva, personificandoli e trovando sempre una propria, unica, via (…) La vera grandezza di Martini è stato il suo essere un insaziabile sperimentatore che, all’interno del suo percorso nelle tante fasi poetiche e progettuali differenti, ha fornito ai suoi contemporanei (e alle future giovani leve di artisti) possibili soluzioni moderne sulle potenzialità della scultura”.

Tra le principali opere in mostra si segnalano: Ritratto di Fanny Nado Martini (1905), Davide Moderno (1908), La lettura (1910 ca), La fanciulla piena d’amore (1913), La lussuriosa (1918), La pulzella di Orleans (1920), Leda (1926), La leggenda di San Giorgio (1926-27), Presepio piccolo e Presepio grande (1926-27), La pisana (grande frammento) (1928), Lo spaventapasseri (1928-29), Nena (1930), Odalisca (1930), Torso di giovinetto (1930), Donna sdraiata (1932), Vittoria in cammino (1932), Abbraccio-amplesso (1936-1940), Nuotatrice (1942), Signorina seduta (1943), Donna sulla sabbia (1944).

4_Arturo-Martini_Attesa-(La-veglia)_1931-32Arturo Martini (Treviso 1889 – Milano 1947)
Al principio della sua carriera emerge come ceramista e scultore dapprima nella natia Treviso e poi a Venezia, dove frequenta saltuariamente la Scuola Libera del Nudo. Nel 1909 trascorre molti mesi a Monaco di Baviera e nel 1912 è con Gino Rossi a Parigi per esporre al Salon d’Automne. Ritornato a Venezia vi tiene un’importante personale a Ca’ Pesaro dove espone incisioni, terrecotte, ceramiche e gessi. Con lo scoppio della guerra ha inizio una fase di profondo ripensamento stilistico, che culmina nella sua personale rilettura dell’antico e che vede Martini unico scultore del gruppo di Valori Plastici.
Trasferitosi a Vado Ligure, Martini è incaricato di erigervi il Monumento ai Caduti. Negli anni successivi si cimenta nella produzione di sculture di terracotta ad esemplare unico di grandi dimensioni, tra i vertici della scultura europea dell’epoca e negli anni ‘30 imprescindibile termine di confronto per gli artisti italiani. Dopo i prestigiosi riconoscimenti della I Quadriennale di Roma (1931) e della XVIII Biennale di Venezia (1932), Martini affronta tutti i materiali e diventa scultore monumentale. Notevole anche le attività di pittore e incisore, che nella seconda metà degli anni ’30 procedono a fianco dell’attività scultorea. Chiamato per chiara fama alla cattedra di scultura dell’Accademia di Venezia, rielabora e reinventa il suo linguaggio espressivo, rileggendo in modo personale l’apporto delle avanguardie storiche. Muore improvvisamente a Milano dove si era trasferito in attesa di fare ritorno in famiglia, a Vado Ligure.
Luca Bortolotti, 27/09/2013

16_Arturo-Martini_La-convalescente_1932A
rturo Martini. Creature, il sogno della terracotta
Curatore: Nico Stringa
22 settembre 2013 – 12 gennaio 2014
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2, Bologna
Apertura: lunedì-giovedì ore 10-19, venerdì-domenica ore 10-21
Info: 051 19936305, palazzofava@genusbononiae.it
www.genusbononiae.it
Ingresso: intero 10 euro, ridotto 7

 
Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà
Curatore: Claudia Casali
13 ottobre 2013 –  30 marzo 2014
MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza), viale Baccarini 19, Faenza (RA)
Apertura: martedì-venerdì ore 10-13.30, sabato-domenica e festivi ore 10-17.30, lunedì chiuso
Info: 0546 697311,
www.micfaenza.org
Ingresso: intero 8 euro, ridotto 5, gruppi 5


10a_Arturo-Martini_La-lupa_1930-31Didascalie immagini:

1. L’Aviatore, 1931-32, terra refrattaria, cm 120x145x70, Collezione privata
4. Attesa (La Veglia), 1931-32, terra refrattaria, cm 213x145x63, Collezione privata
8. Madre folle, 1929, terracotta, cm 180x65x65
Bologna, Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
9. Chiaro di luna, 1931-32, terra refrattaria, cm 180x133x54,Antwerpen, Museo Middelheim
10. La lupa, 1930-31, terra refrattaria, cm 87x137x64, Antwerpen, Museo Middelheim
14. Gare invernali (Sport invernali), 1931-32, terracotta e terra refrattaria, cm 206x103x41
Antwerpen, Museo Middelheim
16. La convalescente, 1932, terra refrattaria, cm 96x138x58, Genova, Galleria d’Arte Moderna