Per illustrare efficacemente l'opera di un artista che conobbe successo e onori straordinari, e che, grazie alle sue perspicue virtù professionali, fu il favorito di alcune tra le principali famiglie nobili, soprattutto ma non solo capitoline (in testa Colonna e Medici, ma anche Caetani, Boncompagni, Orsini, Savelli, Aldobrandini), era evidentemente indispensabile metterne a fuoco con precisione la produzione nei suoi indiscussi generi di elezione:
il ritratto, in primo luogo, e i
dipinti di soggetto sacro.


A tal fine la mostra è stata suddivisa in sei sezioni, che alternano e combinano tre criteri: quello
cronologico, quello
tematico e quello legato alle due
principali committenze alle quali Pulzone prestò i suoi servigi.
Si comincia così, canonicamente, dagli esordi dell’artista. A rappresentarli, quattro dipinti: il
Ritratto di Giovan Battista Giordani, un
Ritratto di dama e il
Cardinale Giovanni Ricci di Montepulciano, a mezzo busto, dalla Galleria Nazionale di Palazzo Barberini, nonché il
ritratto dello stesso Cardinale, ma a tre quarti di figura, proveniente dal romano Palazzo Massimo alle Colonne.
La seconda sezione mette insieme
opere commissionate dai Medici e un gruppo di
ritratti femminili. Troviamo qui la
Faustina Orsini Mattei della Fondazione Cavallini Sgarbi, due
Ritratti di gentildonna di collezione privata, il
Ritratto di Bianca Cappello del Kunsthistorisches Museum di Vienna (Fig. 1), due
Ritratti di giovane dama da Palazzo Pitti, e i ritratti della coppia granducale,
Ferdinando de’ Medici (Fig. 2) e la moglie
Cristina di Lorena, dalla Galleria degli Uffizi di Firenze.


La terza e quarta sezione sono riservate a un’ampia selezione dell’attività di Pulzone nell’ambito dell’arte sacra, sia privata, sia pubblica.
E’ così possibile farsi un idea di prima mano, a contatto con le opere (e cercando di tenere alla giusta distanza automatismi e convenzioni storiografiche), intorno all’effettiva tenuta del
topos critico, affermato dal celeberrimo volumetto che
Federico Zeri dedicò all’artista negli anni Cinquanta, che vuole la pittura di Pulzone traduzione ideale, se non normativa, dei
principi artistici della Controriforma.
Interpretazione, per quanto suggestiva, assai ardua da argomentare rigorosamente e da delimitare entro confini epistemologici chiaramente verificabili: ma che, nondimeno, si trova riconfermata automaticamente in ogni scritto sul Pulzone, come un vestito che ormai gli aderisce perfettamente.
Non c’è dubbio, in ogni modo, che Pulzone mise a punto un tipo di immagine devozionale di indiscutibile efficacia e di grande successo, da cui derivò, in effetti, una messe cospicua di repliche, copie e derivazioni. Spiccano in particolare, all’interno di queste due sezioni della mostra, un
Cristo sulla via del Calvario, ritenuto perduto dal XVII secolo e recentemente ritrovato, la
Deposizione realizzata per la cappella della Passione del Gesù e oggi al Metropolitan Museum of Art, la
Sacra Famiglia della Galleria Borghese (fig. 3) e la
Crocifissione della cappella Caetani nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella (fig. 4).
Meritano, altresì, di essere segnalate la
Madonna degli angeli con san Francesco e santa Chiara dalla chiesa dei Cappuccini di Milazzo, l’
Immacolata con angeli, santi e Andrea Cesi, dall’altare maggiore della chiesa dell’Immacolata di Ronciglione, la
Santa Prassede dal Museo della Colegiata di Castrojeriz (Burgos) e la
Santa Chiara prestata dal Real Collegio de Corpus Christi di Valencia.


La quinta sezione si concentra sulla
committenza della famiglia Colonna, comprendendo il ritratto di
Martino V Colonna, che fu richiesto a Pulzone nel 1574, anno in cui il pittore eseguì anche la
Maddalena penitente per
l’altare di Marcantonio II in San Giovanni in Laterano (fig. 5), e due ritratti provenienti dalla
Galleria Colonna: quello dello stesso
Marcantonio II Colonna a figura intera (fig. 6), esempio paradigmatico della ritrattistica laica di Scipione, e il
Ritratto a mezzo busto raffigurante il medesimo condottiero (fig. 7).
La sesta sezione, infine, è dedicata ai
ritratti di papi e cardinali, e, accanto alla precedente, consente di verificare appieno le ragioni della fama raggiunta da
Pulzone negli ultimi tre decenni del secolo come specialista tra i più ammirati e richiesti nell'ambito del ritratto ufficiale.
Scipione, del resto, seppe elaborare, o, per meglio dire, condurre a perfezione, una formula pienamente funzionale a quelle esigenze auto-rappresentative e celebrative comuni tanto ai detentori del potere materiale, quanto alle più alte sfere ecclesiastiche. Grazie alla tecnica rifinitissima, alla capacità di discernimento e ponderazione compositiva, all’invidiabile e mirabilmente sintetica cultura figurativa (che spaziava con adeguato criterio da Raffaello a Tiziano, da Andrea del Sarto a Bronzino, ma includeva anche i maggiori specialisti nord-europei), Scipione fu così il ritrattista di ben quattro pontefici: Pio V Ghislieri, Gregorio XIII Boncompagni, Sisto V Peretti e Clemente VIII Aldobrandini.


Quest'ultima sezione è aperta dal
Cardinale Antoine Perrenot de Granvelle (fig. 8), conservato a Besançon, cui fanno seguito il
Ritratto di Gregorio XIII Boncompagni, proveniente da Villa Sora a Frascati, il
Ritratto di Pio V Ghislieri da Palazzo Colonna, il
Cardinale Michele Bonelli, già nella raccolta del Museo Diocesano di Gaeta, il
Cardinale Enrico Caetani della Fondazione Roffredo Caetani di Ninfa, il
Cardinale Alessandro Farnese di Palazzo Barberini e il
Cardinale Giacomo Savelli della Galleria Corsini (fig. 9).
Luca Bortolotti, 26/06/2013
Biografia di Scipione Pulzone
Nato a Gaeta tra il 1540 e il 1542, Scipione Pulzone fu probabilmente avviato alla pittura dal padre. Intorno al 1562 giunge per la prima volta a Roma, dove nel 1567 risulta registrato presso l’
Accademia di San Luca. Nel 1572 è chiamato a Napoli, su invito di don Juan de Austria, figlio naturale del re Filippo II d’Asburgo. L’anno successivo è di nuovo a Roma, accolto nella cerchia dei Colonna grazie a Marcantonio II, di ritorno dalla vittoria sui turchi a Lepanto. Nell’Urbe esegue ritratti e dipinti di soggetto sacro per le famiglie più prestigiose, essendo anche attivo, a partire dagli anni Ottanta, sul versante delle commissioni pubbliche. Nel 1584 è a Firenze,
ritrattista per la famiglia granducale, e in seguito ancora a Napoli. Nel 1587 dipinge per
San Domenico a Gaeta l’
Annunciazione attualmente conservata al museo napoletano di
Capodimonte. Risalgono alla sua produzione più matura pale d’altare destinate a chiese romane, come l’
Assunzione di San Silvestro al Quirinale, la
Crocifissione della Chiesa Nuova e l’
Assunta di Santa Caterina dei Funari. Sino all’ultimo fu impegnato nella prediletta produzione ritrattistica, mantenendo inalterato il proprio elevatissimo standard esecutivo. Scipione Pulzone muore a Roma nel 1598.
SCIPIONE PULZONE (1540 ca. - 1598) DA GAETA A ROMA ALLE CORTI EUROPEE
Gaeta, Museo Diocesano, Piazza Cardinale Tommaso De Vio 7
a cura di Alessandra Acconci e Anna Imponente
27 giugno - 27 ottobre 2013
Orari:
giugno, luglio, agosto:
da martedì a venerdì: 17.00/23.00; sabato e domenica: 10.00/13.00 – 17.00/23.00
settembre e ottobre:
da martedì a domenica: 10.00-17.00
Catalogo a cura di Alessandra Acconci e Alessandro Zuccari, Palombi editori.