La narrazione del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è - si osa dire - da documentario televisivo, con "panoramiche" e "zoomate" a dir poco impeccabili. I quattro evangelisti concorrono, ognuno per la propria parte, a restituire di questo evento un quadro quanto mai suggestivo. I quattro “registi” non rinunciano, infatti, a precisi dettagli per presentare e illustrare il teatro di questo segno tra i più sconvolgenti operati da Gesù.
L'"attacco" è effettivamente scenografico. Si può immaginare, sullo sfondo del lago di Tiberiade, il brusio di una moltitudine che si fa sempre più dappresso. Poi, l'obiettivo s'alza sulla folla per inquadrare Gesù e i suoi che precedono tutti.
Il Maestro, alla vista di tale raduno, si dirige verso l'altra riva del lago, forse nella speranza di trovare un luogo più confortevole e ristoratore per sé e i suoi. Ma la folla, ancora una volta attratta dalla fama di demiurgo di cui gode il nuovo profeta, Lo segue, anzi, Lo incalza.
Il preludio di questo accadimento lo si è visto nel racconto di Marco: Gesù ha già ammaestrato questa folla, che, non paga, ora attende, ansiosa e interessata, la "seconda parte" degli interventi che solitamente opera il Maestro: quella dei "segni", da raccontare, magari, di ritorno ai villaggi.
Uno dei “registi” non trascura di precisare che c'era "molta erba in quel luogo": niente di meglio, allora, per chi non è alieno a costumi, come dire?, spartani. Gesù si siede a terra in compagnia dei suoi.

La zoomata, ora, si restringe, in primissimo piano, sul volto del Maestro. I suoi occhi scrutano ancora una volta quella moltitudine, che va essa stessa apparecchiandosi a sedere intorno come nella cavea di un teatro greco.
Noi, forse, ci si meraviglia a scoprire, scena dopo scena, quello che avviene e che, invece, è già presente nella mente di Gesù.
Questa volta è Egli stesso a porre la domanda che accenderà il seguito della vicenda. Gesù si domanda, anzi, chiede a Filippo dove sia possibile comprare tanto pane da sfamare tutta quella gente. In questo frangente, Gesù non pare, comunque, avere compassione, preso, come sembrerebbe, dalla fretta di giungere all'epilogo della giornata.
La "svolta" per questa situazione critica si compie con l'offerta (piccola ma strepitosamente esemplare) di un ragazzo: mette a disposizione cinque pani d'orzo e due soli pesci: quanto la mamma, evidentemente, gli aveva sistemato nello "zainetto".
Al naturale e molto probabilmente dubbioso scetticismo di Andrea, Gesù impone un perentorio «Fateli sedere!».
I circa cinquemila uomini, compresi donne e bambini , come una sol persona, si pongono a sedere.
La “panoramica”, questa volta, si muove mostrando un assembramento di persone sedute che circondano il Profeta, a mo' di pacifico assedio.
L'immagine è eloquentissima: nella televisione della nostra mente, essa si fa anche struggente. Il silenzio della folla è assordante. Tutti attendono che avvenga “qualcosa”.
Per la seconda volta, Gesù assume l'iniziativa: Egli stesso distribuisce pani e pesci, raccomandando ai suoi di raccogliere i pezzi avanzati perché nulla vada perduto.
Del cibo distribuito personalmente dal Signore (è facile qui arguire) nulla, neppure una briciola, deve andare perduta. E tutti sono abbondantemente sfamati. Dopo di che i loro sguardi si fanno perdutamente stupiti. Era vero quello che avevano visto? Erano avanzati ben dodici canestri di pani e pesci!
Il brusio che fino ad allora si era sedato, rimonta fino a esplodere in un'esclamazione trionfale: "Questo è davvero il Profeta, colui che viene al mondo!".
Ma agli occhi e alle orecchie di Gesù quell'esclamazione suona solo come il fremito che annuncia la tempesta.
Gli uomini non hanno capito. Lo vogliono acclamare re, re della terra, quando Egli si è proclamato Signore, Signore del Cielo e della terra.
A nulla, è evidente, sono valsi i suoi insegnamenti e i suoi segni: la Parola e i segni, cioè i miracoli, non hanno prodotto che meraviglia, un cieco stupore incapace di intravvedere la sconfinata verità di quella Parola rinsaldata dai segni.
Quanta generosa misericordia nel Signore! Quanta incredula pochezza negli uomini!
Eppure, tra quella folla, si aggira un personaggio che nessuno avverte come persona reale: infatti trattasi dell’ologramma di uno di noi, presente suo malgrado come spettatore in quel frangente. Viene dal futuro ma si sente stranamente contemporaneo a quel tempo lontanissimo, partecipe di quella vicenda e capace anche – da uomo a uomo - di scrutare negli occhi Gesù, di vederLo operare e ascoltarLo.
Lo sguardo del Maestro lo colpisce e lo sorprende con il sorriso “complice” ma benevolo di chi scopre e riconosce l’incauto (o forse interessato) “spettatore”. Costui mostra in tutta la sua apparenza un non si sa che di esitante, irresoluto, titubante, dubbioso portamento. Porta con sé il carico della spregiudicata presunzione del XXI secolo d.C. di spiegare il mondo e il meta-mondo con lo strumento che più gli si confà: la ragione, per la quale è fuor di dubbio solo ciò che è sensibilmente avvertibile, in ciò condensando la fede plurisecolare – forse scaturita dall’incredulità di Tommaso – di filosofi illuministi e positivisti.
Il pellegrino, invisibile ai più, è preso, tuttavia, gioco-forza dallo “spettacolo” e dalla “vicenda” a cui misteriosamente gli è stato dato di assistere e partecipare. Vede il lago della pesca miracolosa e la riva dalla quale Gesù aveva comandato agli sfiniti pescatori di rigettare le reti e un brivido gli percorre la schiena: la “scoperta” di tale veduta gli si dipana in tutta la sua mai sospettata sacralità. Il luogo, sul quale si muove con la leggerezza di un drone, gli concede poi la vista di pressoché cinquemila persone presenti nell’attesa di qual che fosse l’”evento”: una folla di curiosi certamente, ma anche – c’è da crederlo – di inappagati e devoti figli dell’attesa del vero Messia.
Il pellegrino avverte, a questo punto, una spinta irrefrenabile di accostarsi a Gesù: Lo vede, Lo guarda, Lo osserva in tutta la Sua ieratica vera persona, Che gli rivolge ancora una volta uno sguardo di fiduciosa accondiscendenza. Egli “ha visto” il miracolo propiziato dal ragazzino e operato da Gesù, L’ha scrutato negli occhi, ha percepito il Suo sguardo e, finalmente, ha creduto.
Il "documentario" degli evangelisti si chiude "in solitaria": Gesù, sconsolato, anzi con un presagio tristissimo nel cuore, lascia tutta quella folla, a suo modo festante, e si ritira "lui da solo" sul monte.
L'obiettivo cala di nuovo, per "sfumare", sulle acque del lago, anch'esse trepidanti sotto un venticello per nulla tranquillo.
Maggio 2025 Luigi Musacchio
I quattro Evangelisti di Mattia Preti, credito Wikipedia