La rivista austriaca Ver Sacrum, il cui nome rimanda alla Primavera Sacra degli antichi popoli latini e che disegnava un rito di rinnovamento, fu il press media della Secessione viennese. Presentò in modo innovativo nuove forme di progettazione e di illustrazione editoriale.

La Secessione (in tedesco Sezessionstil) si manifestò attraverso lo sviluppo di variegati stili artistici tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. La vera e propria concretizzazione di questo movimento avvenne con la cosiddetta Wiener Secession (Secessione Viennese), un’aggregazione di 19 artisti tra cui pittori (come Egon Schiele) e architetti (Otto Wagner, Koloman Moser , Joseph Hoffmann e Joseph Maria Olbrich tra i nomi piu’ rilevanti), che si “separarono” dall’Accademia di Belle Arti per costituire un gruppo autonomo e indipendente, che si “ribellava” ai rigidi canoni e regole artistiche del tempo.
Questo movimento è contemporaneo ad altri simili sviluppatosi nel resto dell’Europa come ad esempio l’Art Nouveau, propensa a recuperare la tradizione, ma con l’utilizzo di nuove tecniche e materiali. Originariamente nata in Francia e Belgio, ripresenta in chiave moderna un classicismo barocco rifiorito, estremizzandolo e riformulandolo con ricchi e raffinati particolari.
La ricerca del bello e della ludicità accurata diventano le caratteristiche desiderate dall’èlite intellettuale, che gradualmente influenzano anche il gusto dell’intera popolazione.
Ver Sacrum fu il periodico-manifesto del gruppo secessionista. Tra i padri fondatori spicca l’austriaco Gustav Klimt, con la sua camicia blu, come lo ritrasse Egon Schiele in un dipinto del 1913.
Klimt fu anche il primo e più prestigioso protagonista del movimento secessionista viennese. Un’artista eclettico che non si limitava alla pittura: i suoi impegni spaziavano infatti dall’organizzazione di mostre, alla realizzazione di manifesti e di allestimenti. Nel 1903 l’artista austriaco si recò due volte a Ravenna, dove conobbe lo sfarzo, la preziosità, lo splendore e la luminosità dei mosaici bizantini, che riverserà anche nelle sue opere del cosiddetto periodo aureo o dorato.
Simbolo del Secessionismo viennese era Pallade Atena dea greca di saggezza e di intraprendenza, che lo stesso Klimt raffigurerà nel 1898 in uno dei suoi capolavori.
Vienna in quel periodo era una città in pieno cambiamento mentale e fisico, dal punto di vista di trasformazioni urbane e di ampliamenti stradali. Tutto questo lasciava spazio ad un rinnovo delle idee e dell’arte, impossibile da contenere. Musicisti come l’atonale e provocatorio Schönberg, filosofi esistenzialisti come Freud e scrittori come Musil e Rainer Marie Rilke la rendevano una delle città più affascinanti e colte di fine Ottocento. Una città sospesa tra passato e futuro, tra vecchio e nuovo in un sperimentale ed inebriante secolo. Una Belle Époque che intonava, in un’atmosfera magica ed effimera, il suo canto del cigno, che si sarebbe poi volatilizzato con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
La rivista illustrata nacque nel 1898 ed ebbe una regolare tiratura periodica fino al 1903, racchiudendo tra le sue pagine oltre ad importanti interventi sulla letteratura, la musica e le arti contemporanee, invenzioni decorative dei maestri della Secessione. Il titolo del libro Ver Sacrum è tratto da dall’omonima locuzione latina, utilizzata per un poema dal romantico e liberale Ludwig Uhland, d’ispirazione al gruppo. Durante i sei anni di pubblicazione furono realizzati esattamente per la rivista 471 disegni, 55 litografie e calcografie e 216 xilografie.
Sei anni non sono molti, ma come direbbe anche l’architetto designer milanese Achille Castiglioni “in un progetto che dura poco, si può sperimentare e quindi rischiare di più”. E se per caso si sbaglia, l’errore avrà vita breve. Ma se si fa la cosa giusta, se si trova una soluzione innovativa valida, l’idea dura a lungo e può ripetersi per perfezionarsi od essere riutilizzata in altri ambiti. L’architettura di Castiglioni racchiuse un concept di regia teatrale dello spazio: c’era il design degli arredi e dei complementi, ma anche la grafica e la fotografia, le luci e a volte i suoni come in una vera Gesamtkunstwerk viennese, ossia un’opera d’arte totale frutto di un lavoro di gruppo, messo in atto da professionisti di singole discipline e supervisionato dal designer stesso.
Ogni numero della rivista austriaca nella fusione tra parole, immagini, note musicali ed invenzioni grafiche era anch’essa un’opera d’arte in se. Questi artisti progettavano, dipingevano, decoravano in vista di una unione completa delle arti. Del resto si sa: ogni matrimonio ben riuscito nasce dall’incontro tra personalità complementari e non uguali, altrimenti si rischia la noia dell’uniformità. E’ l’armonica differenza che genera bellezza, a maggior ragione quando si tratta di realtà che trattano figurazioni ad elevato contenuto estetico. Artisti, che hanno storie e stili diversi, ma che condividono una profonda vocazione all’innovazione ed alla sperimentazione. Come in una melodia, che si libera da uno strumento, facendo risuonare un passo di Novecento dello scrittore Baricco: “Ora tu pensa un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, non sono infiniti. Tu sei infinito e dentro quei tasti infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Come lo straordinario repertorio di invenzioni grafiche, che operava in sinergia con i testi, risultato del lavoro collettivo di più menti.
Ogni numero era caratterizzato dalle opere di un particolare artista: il numero del 1899 di Moser Koloman è stato il più ricercato dai collezionisti: sulla copertina è raffigurato un soggetto in bianco e nero realizzato con una tecnica stencil, che crea un forte contrasto fotografico. Una stilizzazione del  tratto che ritroveremo anche nei manifesti pubblicitari di Depero e Dudovich.
Il decorativismo grafico degli autori della rivista veniva “contaminato” nella stessa pagina da forme astratte e figurative, da un linearismo ornamentale e da una predilezione per la bidimensionalità delle figure.
Un’iniziativa editoriale fra le più fortunate e memorabili, il simbolo di una rivoluzione artistica e culturale, che ha risvegliato il suo tempo.
“Ad ogni tempo la sua arte, ad ogni arte la sua libertà”. Così recitava il primo editoriale, accompagnato dall’immagine di un albero in fiore, che si ergeva dirompente dal vaso restrittivo in cui era contenuto. Via libera quindi all’inserimento di motivi floreali e decori, che spaziavano dal simbolismo al liberty.
Ver Sacrum fu il terreno in cui coltivare direttamente la sperimentazione artistica, il frutto dell’integrazione fra arti eterogenee.
Una rivista originale anche per l’inversione dei bianchi e dei neri nel rapporto fra figura e sfondo, per l’armonia tra il testo e l’ornamento tipografico nella pagina, che conferiva un carattere poetico agli elementi (Honoré de Balzac scrisse nel suo “Trattato sulla vita elegante” pubblicato su Le Monde: “Il principio della vita elegante è un alto pensiero di ordine e di armonia, destinato a trasmettere poesia alle cose”) e per il suo format quadrato: un formato precursore del quadrato nero dell’artista russo Malevi?, che tramite questa figura geometrica, il cosiddetto “zero” delle forme, l’elemento base del mondo e dell’esistenza, raggiunse il suprematismo assoluto di una lineare libertà figurativa.
Tra le pagine di Ver Sacrum nascevano così visioni verticali ed orizzontali, nelle quali si fondeva il piacere di viaggiare con lo sguardo lungo la purezza delle linee grafiche. Un vero e proprio Rinascimento artistico ricoperto da foglie di alloro, come la cupola traforata del Palazzo di Secessione viennese luogo simbolo espositivo del movimento.
Il volume, pubblicato in occasione dei 120 anni dalla realizzazione dello storico periodico, è edito dalla casa editrice Skira e curato da Valerio Terraioli (che ha definito Ver Sacrum la prima rivista di arte moderna) autore di numerosi saggi e volumi sull’arte. Un’inedita e straordinaria raccolta delle più creative copertine, nonchè delle più significative xilografie, litografie e calcografie.
Un periodo gold per l’arte racchiuso in questo volume-scrigno raffinato e sublime, che seduce a prima vista, coinvolgendo con immediatezza le nostre percezioni sensoriali e diramandosi in un elaborato ricamo di bagliori e di colori. Oh my God it’s Ver Sacrum!
 
 
 

Maria Cristina Bibbi

 
Info:
 
La rivista d’arte, musica e letteratura più bella del mondo
La Secessione Viennese tra il 1898 e il 1903
Bookcity, Domenica 18 Novembre, ore 17, Biblioteca d’Arte del Castello Sforzesco
Con Marco Carminati e l’autore Valerio Terraroli
Web: http://www.skira.net/books/ver-sacrum-1