Un pittore toscano nella  Parigi della Belle
Époque

di
Mario URSINO

Giovanissimo, Vittorio Corcos (Livorno 1859 - Firenze 1933) fu dapprima allievo, all’Accademia di Belle Arti di Firenze, di Enrico Pollastrini (1817-1876) che insegnava con rigoroso accademismo, e successivamente a Napoli, nel biennio 1878-1880, sotto la guida del maestro napoletano Domenico Morelli (1826-1901), a lui molto più confacente per la libertà che concedeva ai giovani artisti di tradurre il "vero" senza trascurare però l’aspetto letterario e musicale che doveva necessariamente completare l’istruzione e la formazione di ogni personalità artistica. E Corcos ne assimilò presto la lezione, soprattutto nel rendere l’effetto delle stoffe e dei panneggi dei suoi celebri ritratti:
"Morelli voleva che del disegno si capisse bene l’andamento della piega, così da poterla colla immaginazione svolgere tirandone un lembo"1
Dopo due anni che passarono veloci, Morelli gli disse:
Io non ho più nulla da insegnarti, quello che da me potevi imparare lo hai già superato, è necessario, ora che tu faccia la tua carriera. Non vedo altra via che quella di Parigi. Vai là prima che puoi, e riuscirai a fare la strada che meriti2
E così fu. Il ragazzo con pochissimi soldi si trasferì a Parigi, dove i primi tempi per vivere copiava carta da musica con la sua nitida calligrafia, dipinse ventagli, come aveva visto fare a Napoli da Dalbono (e come a Parigi aveva già fatto Degas) e copertine per le romanze di Massenet, musicista di gran moda durante la belle époque: "Les flots sirupeux des mélodies de Massenet faiseient verser des torrentes de larmes,..."3.
Le decorazioni di codesti ventagli e copertine erano costituite principalmente da fiori, nastri e veli, e Corcos divenne davvero maestro di tali elementi compositivi che si ritrovano quasi sempre nei suoi ritratti di signore. Ma la sua principale fortuna fu dovuta all'incontro con il più famoso mercante d'arte a Parigi, Goupil che intuì (allo stesso modo del Morelli) le grandi qualità della pittura del giovane Corcos, offrendogli un contratto per quindici anni che gli assicurarono il successo e la stabilità economica. L'artista così cominciò a lavorare alacremente dopo il primo famoso dipinto presentato a Goupil, Les pensionnaires à l'église, 1880, e in seguito partecipò ai Salon del 1881, 1882 e 1885, con altri suoi dipinti di spiccata vocazione mondana, tanto da guadagnarsi la definizione di "peintre des jolies femmes". In realtà Corcos era versatissimo anche nei ritratti maschili si vedano ad esempio il suo Autoritratto, 1913, Firenze, Uffizi [fig. 1], e quelli del Carducci [fig. 2], del Molmenti, e dei tanti suoi amici, pittori, letterati, poeti e musicisti, Mascagni, Fucini, Lega, Liegi, Yorick (alias, Pietro Coccoluto Ferrigni), La Bolina, Treves, Biagi, il suo, realizzati secondo gli insegnamenti di un altro celebre ritrattista francese (forse il più celebre della belle époque) Léon Bonnat (1834-1922).
Certo, nel ritratto muliebre il Corcos si esprime al massimo delle sue possibilità, invogliando, con le sue capacità, una clientela più facile, più sensibile e incline alla vanità, quali erano le signore alto-borghesi della società internazionale fin de siècle. E la sua fama di abile ritrattista si estese persino a varie corti europee, così che ebbe l'onore e l'incarico di ritrarre l'imperatore Guglielmo II e l'imperatrice nel 1904, i sovrani Carlos e Amalia del Portogallo (1904), la Regina Margherita nel 1922.
 

Pittura, letteratura e società

A Parigi Corcos  conosce Edmond de Goncourt, Zola, Flaubert, Daudet, frequenta il Cafè Anglais e il Café Larochefoucauld, all'incrocio con rue Chaptal - vicino alla Galerie Goupil - dove si incontrano e discutono animatamente Boldini, Degas, Duez, Gerveux, Gérôme, e tanti altri artisti e letterati4; stringe particolarmente amicizia con De Nittis, molto ospitale e prodigo di consigli, e difatti molte sono le affinità del Corcos con il linguaggio denittisiano, tanto intriso di vita parigina, che si svolge all'aperto, tra caffè, concerti, teatri, corse di cavalli e passeggiate sui boulevards. (si veda, ad esempio di De Nittis, il grande trittico dipinto a pastello, Le corse al Bois de Boulogne, 1881, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). Si tratta insomma sempre di quella società, un po' frivola e appagata, che nelle occasioni mondane, fa soprattutto spettacolo di se stessa, ed ama specchiarsi nella musica delle romanze, nella ritrattistica elegante e nelle storie a sfondo psicologico dei Bourget e dei Prévost
E Corcos, per sua natura uomo colto ed elegante, ne interpreta appieno i desideri, rappresentando i suoi personaggi innanzitutto migliorandoli, ovvero attenuando eventuali difetti fisici, per poi "rappresentare il carattere e la posizione sociale del soggetto"5. In un'intervista rilasciata ad Ojetti nel 1907 l'artista afferma:
"Io faccio un primo schizzo, in un'ora o due, della testa - spesso ne faccio due o tre. Mi servono a cercare la categoria... che categoria? chiede Ojetti. Non è vero che gli uomini sieno tutti differenti fra loro. Uomini e donne appajono, almeno a me, divisi in alcuni gruppi, e tutti gli appartenenti ad un dato gruppo si assomigliano."6
Si tratta di un'affermazione da semiologo, diremmo oggi, ma è indubbio che la sua ritrattistica riflette perfettamente questa opinione di notevole arguzia sociologica.
Ed è proprio in questo suo stupendo grande ritratto Sogni, un olio su tela, cm. 159,5x135 [fig. 3] (sicuramente la sua opera più famosa, tanto che essa gode di una notorietà sua propria al di là dello stesso autore) che l’artista riesce a “rappresentare il carattere e la posizione sociale del soggetto” Eseguito presumibilmente nella primavera del 1896, il dipinto fu esposto dal dicembre dello stesso anno al marzo del 1897 alla "Esposizione Internazionale Artistica di Firenze, Festa dell’Arte e dei Fiori" (cat. n.327). E in tale importante rassegna, l’opera fu subito acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Per l’immediato successo di pubblico e della critica, Sogni (il ritratto di una giovane donna) vanta una ricca bibliografia e numerose esposizioni in Italia e all’estero a partire dal 1965, l’anno in cui fu dedicata a Corcos una prima e notevole retrospettiva a Livorno a cura di Dario Durbé. Successivamente, nel 1997, sempre a Livorno, e poi a Firenze, è stata la grande mostra diretta da Carlo Sisi con catalogo a cura di Ilaria Taddei, al quale si rimanda per la più completa bibliografia sul maestro livornese, e più recentemente la bella rassegna Vittorio Corcos. I sogni della Bella Époque, Padova, Palazzo Zabarella,  6 settembre - 14 dicembre 2014.
Corcos nel dipinto Sogni mette a fuoco perfettamente lo status sociale della ragazza: l'abbigliamento alla moda, i libri, la sicurezza dello sguardo che fanno emanare dal ritratto un fascino sentimentale di incontenibile forza, ed è per questo che ha generato tanta letteratura sin dal suo primo apparire nella sopra citata mostra fiorentina del 1896. Scriveva al riguardo il critico Enrico Montecorboli:
"Bisogna essere vissuti in Firenze in questi scorsi mesi di Gennajo e Febbrajo per avere un'idea del chiasso indiavolato suscitato dal quadro di Corcos: Sogni... In  letteratura abbiamo più spesso veduto la ragazza dei nostri tempi,... e di tutti i tempi, in pittura no. Ed il Corcos con il magico suo pennello questo ha saputo fare magistralmente"7.
E poi le parole di Ojetti: "pensosa non si sa se di un amore morto  o di un nascente amore" (1896), o ancora del Pica, che si domandava, forse per quella  posa disinvolta della ragazza, se si nascondessero "caldi desideri e torbidi pensieri"8, e così via.
A mio avviso tutto questo scatenarsi di eccitati quesiti dovrebbe necessariamente essere ridimensionato, soprattutto se andiamo a leggere le parole del Corcos scrittore nella novella più importante che dà il titolo ad un suo volume di racconti apparso nel 1901: Mademoiselle Leprince:
"Ella sognava una vita calma, tranquilla e modesta... sognava un ambiente silenzioso e sereno, un paese senza boulevards, una casa senza portinai...la campagna... la quiete... i bambini... sognava forse chi sa... il matrimonio [...] e intanto posava, posava rassegnata al suo destino, scrupolosissima nell'adempimento dei suoi impegni, come chi sa di non potere fare altro di meglio per vivere, ma sognando, sognando sempre."
Il racconto è apparso per la prima volta in "Fanfulla della Domenica", il 6 maggio 1894; fu poi ripubblicato nel 1901 in un elegante testo in pieno stile liberty disegnato dallo stesso Corcos  che significativamente si intitola “Collana Elena” [fig. 4]: infatti nel dipinto Sogni, 1896, la ragazza effigiata è Elena Vecchi, figlia di un ufficiale di marina, scrittore di storie marinare e amico  di Corcos,  Jack La Bolina, pseudonimo di Cesare Augusto Vecchi (1842-1932) [fig. 5], ritratto dall’artista nel 1897; sullo sfondo del ritratto si intravede anche il bozzetto del dipinto Sogni.
Elena è inoltre raffigurata in altri due dipinti dell’artista livornese: La Maddalena, 1896, coll. priv., e Alla Fontana (o Le due colombe), 1896, coll. priv. [fig. 6]

È singolare, inoltre, il racconto apparso sul periodico “Scena Illustrata”, Firenze 1-11 aprile 1935, dal titolo Idillio fra due arti belle [fig. 7], di Vincenzo Bruno, ispirato appunto dal dipinto Sogni di Corcos e dalla scultura L’eterno sognatore, 1890-1900 di Carlo Fontana (1865-1956). All’epoca le due opere figuravano assieme in una delle sale della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Con l’espediente letterario del sogno, il Bruno immagina l’animazione dei due personaggi che intrecciano un garbatissimo dialogo (preamoroso) sulla felicità

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Corcos illustratore e pubblicitario

Come si è detto, Corcos all'inizio della sua attività parigina decorava copertine, ventagli, tamburelli, con fiori, nastri, veli e, successivamente, quando frequentava lo studio di Bonnat, disegnerà anche manifesti pubblicitari, che nell'ultimo ventennio dell'Ottocento si impongono particolarmente all'attenzione del pubblico e che gli artisti moderni non disdegnavano affatto di realizzare (si pensi alla notorietà di quelli di Toulouse-Lautrec, anch'egli frequentatore dell'atelier di Bonnat). Poco nota, purtroppo, è la produzione pubblicitaria del Corcos, ma sappiamo però che è documentata presso la più importante raccolta italiana di manifesti pubblicitari, quella di Nando Salce a Treviso che annovera, ad esempio, del Corcos Pastiglie Panerai, 1899 [fig. 8], tra i lavori dei pittori e pubblicitari di professione, come Cappiello, Dudovich, Terzi, ecc.9
Illustra inoltre il Corcos testi di amici scrittori: di Renato Fucini, Fiorella, nella raccolta Le veglie di Neri, 1889; nel 1891 esegue disegni dei tredici conferenzieri (tra cui Boito, Martelli, Molmenti, Nencioni) su La Vita Italiana nel Trecento, Treves 1924; ancora nel 1892, insieme ad altri artisti aveva illustrato un capitolo delle Novelle Ridanciane del Morosi, con un disegno ironico ed elegante di un maestro di musica che corteggia una giovane e indifferente cantante dopo il concerto; inoltre di Matilde Gioli, Sorprese, Toscana Studi dal vero, 1899 e di Luciano Zuccoli, La freccia nel fianco, apparso a puntate in "La Lettura", 1913.
Si può dire, dunque, che le tre diverse attività del Corcos (illustratore, scrittore e pittore) si fondono tra loro ed interagiscono nei suoi lavori, ed è la ragione per cui l'espressività dell'artista livornese di fama e formazione internazionale ancora oggi ci seduce: la sua opera è un perfetto amalgama di tradizione e modernità, per la sua (penso anche inconsapevole) capacità di raffigurare un'epoca romantica e sentimentale con la tecnica (per noi oggi assolutamente normale) della pubblicità. E difatti lo sporgersi della ragazza di Sogni verso l'osservatore, la mano che sorregge il mento in una posa da diva del suo tempo; si veda, ad esempio, Sarah Bernhardt [fig. 9] nei manifesti del Mucha [figg. 10 e 11], o Eleonora Duse nel ritratto di Michele Gordigiani  (1835-1909) [fig.12], o ancora nell’elegantissimo Jeune femme en bateau, 1870 [fig. 13], di Jacques-Joseph Tissot (1836-1902).
Il dipinto di Corcos si caratterizza proprio per la distanza ravvicinata, quasi da obbiettivo fotografico, su tutta la composizione,  ed è affine a quella di opere pubblicitarie di noti autori che in quel tempo avevano lavorato a Parigi, si veda: Lippincott’s di William Carqueville (1871-1946) [fig. 14] e quelli sopra citati di Alphonse Mucha (1860-1939), artisti dediti quasi esclusivamente all'arte della comunicazione, la più incisiva della nostra epoca.
L’efficacia del senso della comunicazione nel dipinto Sogni anche sull’arte contemporanea è stata tale da ispirare due giovani artisti veneti, Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto, nell’opera Dreams, 2012 [fig. 15] in cui i due autori hanno reso reale la fonte pittorica e che fa parte di in una serie di composizioni fotografiche, dal titolo The Essence of Decadence, esposte in una mostra a Bologna, alla “Fiera d’Arte contemporanea SETUP”, dal 23 al 26 gennaio 2014.

Dunque ha ancora senso sostenere che nella nostra epoca, caratterizzata dal profluvio delle tecniche di riproduzione di massa di opere d’arte, abbia davvero l’originale perso la sua carica di “aura” magica, come voleva Walter Benjamin?

Direi di no, perché proprio il persistere di quell’aura nei capolavori, è divenuta, soprattutto nel nostro tempo, fonte di creatività,  come da de Chirico (e dai maestri del passato) al video artista Bill Viola, (e qui ai due autori sopra citati),  come ho scritto recentemente anche sulle pagine di questa rivista a proposito del valore intrinseco e di interpretazione della copia come autentica opera d’arte.
di
Mario URSINO                      Roma 31 / 3 / 2017
                               
                                                                   




Nota in margine

Il dipinto Sogni, 1896, di Vittorio Corcos, come era abbastanza prevedibile, si è aggiudicato il “Premio” del ritratto femminile più votato (e anche più noto) nel concorso-spettacolo Museum Beauty Contest, ideato dall’artista Cao Paco per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, concluso con la presentazione-performance nella serata del 27 marzo 2017. Il giudizio unanime è stato espresso dal pubblico frequentatore del museo.
La proclamazione è avvenuta ad opera di due attori, una giovane e un giovane in abiti ottocenteschi, diretti dall’artista di cui sopra e, con un espediente di natura teatrale, altri attori non visibili hanno dato voce ai dipinti oggetto della premiazione; il premio al miglior ritratto maschile è stato assegnato unanimemente dal giudizio del pubblico al Ritratto di Giuseppe Verdi, 1886, [fig. 16] notissimo pastello di Giovanni Boldini, che lo stesso autore tenne per sé fino al 1920, affermando  “mi piace di più di quello che ho fatto ad olio” (il pittore allude al Ritratto di Giuseppe Verdi, 1886, Milano, Casa di Riposo dei Musicisti, ndA.). Il pastello fu poi donato, sempre nel 1920, alla Galleria Nazionale per intercessione della Principessa Letizia di Savoia.  
 Come dicevo, con l’espediente di cui sopra, ovvero il “quadro parlante”,  il ritrattato e scorbutico  Giuseppe Verdi ha rifiutato categoricamente di ricevere il premio, suggerendo egli stesso a quale dipinto assegnare (forse per una sorta di beffa) il singolare riconoscimento, e cioè ad un’opera di Ignoto di scuola francese, Accademia di nudo virile, del primo decennio del sec. XIX, [fig. 17], di improbabile scuola davidiana,  presente nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
Si è concluso così questo gioco di arte con l’arte (a mio avviso non proprio di buon gusto)  che potrebbe (potrà?) suscitare polemiche sull’uso improprio di collezioni pubbliche messe a disposizione per ludiche e attrattive manifestazioni, non proprio pertinenti alla funzione tradizionale dello storico museo.
Inoltre, una menzione speciale per il ritratto maschile più elegante è stata assegnata al Ritratto del Principe Alexandre Bariatinskji, di Horace Vernet, di cui ho già recentemente narrato la storia sulle pagine di questa rivista.
M. U.
                                                                                                                                           
Note:
  1. Primo Levi, Domenico Morelli nella vita e nell’arte, Roma Torino 1906, p.254
  2. Memmi Strozzi Corcos, La vita di mio padre Vittorio Corcos, Livorno 1965, p.7
  3. Jean Paul Crespelle, Les maitres de la belle époque, Paris 1966, p.9
  4. cfr. Ilaria Taddei, Il fantasma e il fiore, in cat. Vittorio Corcos, Livorno 1965, p. 26
  5. M. Strozzi Corcos, op. cit,  p. 17
  6. Ugo Ojetti in "L'Illustrazione Italiana", 21 aprile 1907, pp. 377 e 380
  7. Enrico Montecorboli in “Natura e Arte", 1° marzo 1897, p. 882
  8. Vittorio Pica, in "Il Marzocco", 2 maggio 1897, p. 2
  9. cfr. Dino Villani, Storia del manifesto pubblicitario, Milano 1964, pp. 137-138
 
Didascalie delle foto
 
Fig. 1. Vittorio Corcos, Autoritratto, 1913, Firenze, Uffizi
Fig. 2. Vittorio Corcos, Ritratto di Carducci, 1892, Bologna, Casa Carducci
Fig. 3. Vittorio Corcos, Sogni, 1896, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Fig. 4. Vittorio Corcos, Copertina del racconto Mademoiselle Leprince, 1901
Fig. 5. Vittorio Corcos, Ritratto di Jack La Bolina, 1897, Viareggio, Società di Belle Arti
Fig. 6 Vittorio Corcos, Alla Fontana, 1896, coll. priv.
Fig. 7 E. Bottaro, Illustrazione per Idillio fra due arti belle, racconto di Vincenzo Bruno, 1935
Fig. 8 Vittorio Corcos, Manifesto per le pastiglie Panerai, 1899, Treviso, coll. Nando Salce
Fig. 9 Foto di Sarah Bernardt,  con la Tiara di Alphonse Mucha, 1895, protagonista in La Princesse  Lointaine di Edmond Rostand  a Parigi al Théâtre de la Renaissance
Fig. 10 Alphonse Mucha, Sarah Bernardt  in un manifesto del 1900
Fig. 11 Alphonse Mucha, Sarah Bernardt  in un manifesto, 1900c. per Waverley cycles
Fig. 12 Michele Gordigiani, Ritratto di Eleonora Duse, 1890c., Roma, Museo del Burcardo
Fig. 13 Jacques-Joseph Tissot, Jeune femme en bateau, 1870, coll. priv.
Fig. 14 William Carqueville, Manifesto pubblicitario per la rivista Lippincot’s, 1895
Fig. 15 Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto, Dreams, 2012
Fig. 16 Giovanni Boldini, Ritratto di Giuseppe Verdi, 1886, Roma, Galleria Nazionale d’Arte
            Moderna
Fig. 17. Ignoto di scuola francese, Accademia di nudo virile, primo decennio sec. XIX, Roma,
            Galleria Nazionale d’Arte Moderna