Una visione temporale che si afferma sulla materia stabile e definita. Un percorso di volontà mirato alla definizione di ciò che solo l’entropia può racchiudere come preciso impedimento alla chiarezza. Non aspetta  il tempo Dario Giancane, artista del ferro e accademico presso l’ABA di Lecce, ma, attraverso una propria azione che domina la materia, si spinge oltre fino a vulnerare la lastra di acciaio anticipando le corrosioni ed il degrado materico. La dimensione nel quale lavora è l’officina dove il nero del ferro domina e incoraggia la percezione visiva nello spazio. Martello e scalpello, il banco con gli strumenti  e la materia prima che resta in attesa di una volontà. 
Non lavora il ferro, non salda ma scolpisce  e estrae  da esso i frammenti superflui. Uno scultore del ferro che sorride con complicità e  seduce l’acciaio. Lo aspetta e lo percuote, batte e asporta creando, nel sibilo dello spazio-tempo, in una materia che è industriale, seriale, generica e quotidiana. Il passaggio tra il pensiero-idea dell’artista e l’azione dell’uomo sospende i concetti di continuità, ordine e simmetria per lo spazio e il tempo e genera squarci fisici che  con inconscia consuetudine riempie ad gemina metalla. Un evento generato dall’uomo Giancane sulla materia, che ha un proprio inizio ma non resta indefinito, perché il tempo della percussione resta decifrabile per poco mentre  una nuova stratigrafia appare nel piano d’acciaio. Un dato in negativo, l’asportazione, si ricolma in positivo con leghe di rame, ottone e talvolta oro. Anche in questo Giancane, ora ambizioso uomo nel tempo, anticipa cronologicamente il divenire ed il fluire degli eventi. Non sarà mai il caso a riempire quegli squarci.

Non sarà il tempo a fare il lavoro che gli si attribuisce. È Giancane, maestro e adescatore di questa nuova età del ferro. Colma e impreziosisce la materia. Sottolinea, allinea, risolvendo nell’antropocentrismo la propria visionaria frenesia. La lastra di acciaio talvolta corrosa, scavata, colmata e dipinta diviene astrazione da un tempo e da una funzione primaria alla quale non potrà più tornare. Il dialogo tra Giancane ed il ferro è palese e nessuno dei due nasconde all’altro il proprio limite o le proprie possibili intenzioni. Dario Giancane, forgiatosi in una officina, ha, attraverso studio, errore, sperimentazione, memoria e curiosa determinazione, creato il suo psicologico vocabolario di ossidi, reazioni, pulsioni e improvvise manifestazioni. Ora possiede il suo inventario chimico fisico e da esso trae spunto e in esso ha coscritto gli spiriti della bauxite e della limonite, roccia e miscela di idrossidi dai quali si estrae il metallo meno nobile della storia.  Lui dialoga con lo spettro visibile del ferro con il potere di declinarne gli elementi e farli insorgere.

di Dante Sacco
febbraio 2021