di
Nica FIORI
L’Italia è da tempo impegnata nella lotta al traffico illecito di opere d’arte e di beni archeologici. Il
comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale (TPC), in particolare, ha permesso di individuare e recuperare migliaia di importantissimi beni sottratti illecitamente e di restituirli alla comunità. La mostra archeologica “
Recuperare il passato per avere un futuro”, che si tiene nella
Rome international School della
Luiss fino al 30 aprile 2017, illustra le operazioni investigative condotte dai
Carabinieri del TPC, con l’esposizione di 75 oggetti da loro recuperati, e lo fa in un contesto espositivo decisamente originale.
La scuola, immersa in un parco di tre ettari e mezzo, cui si accede da una strada secondaria che si imbocca da via della Camilluccia, si affaccia su Monte Mario e sullo Stadio Olimpico, con sullo sfondo la Farnesina. È un ambiente decisamente elitario con un corpo docente internazionale (le lezioni sono tenute in inglese), che facilita l’accesso alle più importanti università estere. L’interesse per le scienze, per la musica e per le belle arti qui è di casa, a giudicare dai diversi laboratori didattici, compreso uno di restauro. Del resto è la stessa scuola che ha finanziato il restauro di un’antica armatura in mostra: un modo per rinforzare il senso della collaborazione tra pubblico e privato, che sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni.
Gli alunni della scuola, dai 2 ai 18 anni di età, provengono da 50 Paesi diversi e costituiscono un uditorio internazionale cui affidare un messaggio importante, il rispetto per il bene culturale, che va visto non in termini puramente commerciali, ma in quanto memoria storica del paese di appartenenza. In effetti, secondo le parole del
colonnello Alberto Deregibus, vicecomandante del
TPC “
La cosa più importante è far conoscere ai giovani il valore della propria cultura”.
E, ovviamente, il valore della legalità, che va trasmesso agli alunni della scuola, a partire dalla più tenera età. Questi giovani torneranno nel loro paese d’origine e probabilmente si faranno strada in un mondo dove non sempre questi concetti sono così scontati.
“
Il passato ci riguarda, più che mai in questi tempi attraversati da cambiamenti continui”, scrive
Ivano Boragine (
Head of School) nel catalogo della mostra. Il nostro passato “
ci consente di scoprire che arte e bellezza sono state compagne del percorso millenario dell’uomo su questo pianeta. Grazie all’approccio multidisciplinare proprio dell’archeologia, gli oggetti esposti ci parlano di antiche guerre e dei loro strumenti, ma ci parlano anche di quell’aspetto, complesso per tutte le civiltà, che è il rapporto con la morte”.
Portare il museo direttamente in una scuola non è del tutto una novità, e diverse scuole svolgono un’attività didattica esponendo opere d’arte, ma per lo più si tratta di lavori contemporanei (nella stessa
Rome International School si è tenuta due anni fa la mostra
Pop Icons con opere di
Andy Wahrol,
Keith Haring, Roy Liechtenstein), o di riproduzioni, mentre in questo caso sono presenti capolavori autentici di arte romana, magnogreca ed etrusca che potrebbero fare un’ottima figura in un museo archeologico nazionale.
Le opere esposte sono state sottratte illegalmente, per lo più da contesti funerari e, per quanto ormai decontestualizzate dal luogo di origine, contribuiscono alla conoscenza della nostra storia, o meglio dei popoli che ci hanno preceduti in questa nostra penisola. Sono oggetti di grande bellezza e interesse storico-scientifico: lastre dipinte provenienti da una tomba lucana, armi di bronzo, statuette bronzee, crateri e altri vasi attici e apuli. Sono stati selezionati tra quelli di tre operazioni dei
carabinieri della Tutela svolte negli ultimi anni, l’ultima delle quali è stata “
Antiche dimore”, che ha consentito il recupero dalla Svizzera di 45 casse di reperti archeologici. Le altre operazioni, denominate “
Andromeda” e “T
eseo”, prendono il nome dai personaggi raffigurati nei pezzi più importanti.
Nella
hall del piano terra accoglie i visitatori un reperto eccezionale: un
vaso funerario di grandi dimensioni,
tipico di Canosa (Apulia). La caratteristica di questo tipo di produzione (IV-III secolo a.C.) è quella di presentare ornamenti costituiti da vere e proprie sculture aggiunte. In questo caso si nota la figura di una donna in posizione dominante, probabilmente raffigurante la defunta, tra vittorie (o veneri) alate, cavalli, una testa alata femminile e altre figure.

La mostra prosegue al secondo piano ed è suddivisa in quattro sale.Tra i reperti più appariscenti c’è un pregevole
sarcofago etrusco in terracotta dipinta proveniente da Tuscania (III a.C.) che riproduce sul coperchio un uomo disteso sulla
kline (letto da banchetto) con una
patera in mano. Le fattezze realistiche fanno pensare a un vero e proprio ritratto del defunto più che a una figura idealizzata.
L’oggetto più antico è
un pugnale in bronzo databile tra l’età del rame (3500-2300 a.C.)
e quella del bronzo (2300-1000 a.C.).
Nel settore dedicato alle armi fanno una certa scena le
vetrine dedicate agli opliti (soldati della fanteria greca)
e ai guerrieri italici: quest’ultima mostra
una panoplia costituita da un elmo in bronzo di tipo corinzio, una corazza bivalve anatomica, una lancia e schinieri, tutti pezzi provenienti da più tombe e databili tra il VI e il V secolo a.C.
Queste armi degli eroi sono accostate a ceramiche che ci parlano anch’esse di guerra, come l
’anfora a figure nere (540-520 a.C.) che
raffigura la dea Atena davanti a un eroe (probabilmente
Agamennone), nascosto in parte da un grande scudo.
Il
pezzo più affascinante della mostra è forse l’anfora a figure nere proveniente dalla Peucezia (regione della Puglia preromana), del VI secolo a.C.,
raffigurante Teseo che uccide il Minotauro, ovvero quell’essere ibrido nato dall’unione di
Pasifae, moglie del re di Creta Minosse, con un toro inviato dal dio del mare.
Un cratere a volute lucano, attribuito al Pittore di Dolone (V-IV secolo a.C.)
raffigura la contesa tra Eracle e Apollo per il
tripode di Delfi, legato all’attività oracolare della sacerdotessa di Apollo.
Un altro episodio leggendario che colpisce la nostra fantasia è riprodotto in un’
hydria (vaso per l’acqua a tre manici)
etrusca a figure nere, attribuita al
Pittore di Micali (VI a.C.):
raffigura i pirati etruschi trasformati in delfini da Dioniso.
Al di là delle bellezza della pittura, molti di questi vasi sono interessanti proprio per i miti che vi sono raffigurati, come per esempio
Eracle nel giardino delle Esperidi e
il ratto delle Leucippidi, riprodotti entrambi in
una pelike apula a figure rosse del IV secolo a.C.
Quest’ultimo è un episodio mitico sicuramente meno noto rispetto ad altri, ma significativo nel contesto di una tomba femminile.
Le Leucippidi, infatti, erano
le due figlie di Leucippo, promesse in spose ai loro cugini e
rapite dai due Dioscuri Castore e Polluce.
Con questo tipo di rappresentazione
si voleva evidenziare in una fanciulla la perdita del suo stato verginale e la sua trasformazione in donna.
di
Nica FIORI Roma 15 / 3 / 2017
“Recuperare il passato per avere un futuro”,
Ingresso gratuito su prenotazione, dal lunedì al venerdì h.8,30-18 (fine settimana 10-20)
Per informazioni
www.romeinternationalschool.it