Giovanni Cardone Ottobre 2022
Fino al 22 Gennaio 2023 si potrà ammirare alla National Gallery di Londra di la mostra di Lucian Freud : Nuove Prospettive a cura di Daniel F. Herrmann. L’esposizione e stata organizzata dalla Galleria Nazionale e dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza. Questa prima grande mostra del lavoro di Lucian Freud in 10 anni riunisce dipinti di oltre sette decenni. Freud è considerato uno dei più grandi artisti del Novecento . Il 2022 segna il centenario della sua nascita e per commemorare questa occasione, la National Gallery di Londra organizza una mostra storica. Questa prima grande raccolta dei dipinti di Freud raccoglierà un’ampia selezione delle sue opere più importanti di sette decenni, dai primi lavori fino alle sue famose opere tardive. La fama di Freud ha spesso ostacolato la considerazione critica del lavoro dell’artista. Questa esibizione cerca di presentare nuove prospettive nell’arte di Freud, concentrandosi sul suo impegno instancabile e sempre alla ricerca del mezzo pittorico. Attraverso più di sessanta dipinti, vedrai lo sviluppo di un artista i dipinti di potenti personaggi pubblici sono seguiti da studi su amici e familiari l'ambiente familiare e domestico lascia il posto allo studio macchiato di pittura dell'artista un luogo che diventa sia palcoscenico che soggetto a sé stante e le caratteristiche approssimative dei suoi primi dipinti sono completate dalla carne sapientemente resa delle sue opere finali. La celebrità di Freud ha spesso messo in ombra gli approcci al lavoro dell'artista e ai contesti storici in cui è stato realizzato. Questa mostra cerca di presentare nuove prospettive sull'arte di Freud, concentrandosi sul suo impegno instancabile e incessante per il mezzo della pittura. Dai suoi quadri più intimi alle sue celebri tele su larga scala, darà ai visitatori l'opportunità di vedere la sorprendente gamma di opere e il notevole sviluppo artistico di uno dei migliori pittori figurativi britannici.

Nella sua carriera successiva, Freud ha spesso inquadrato i suoi soggetti in ambienti domestici e nel suo studio schizzato di vernice, un luogo che è diventato sia il palcoscenico che il soggetto dei suoi dipinti a pieno titolo. Mostrando come la pratica di Freud sia cambiata nel corso del XX e dell'inizio del XXI secolo, la mostra culmina in alcuni dei monumentali ritratti nudi di Freud, che si dilettano nella rappresentazione della forma umana. Come afferma Gabriele Finaldi, Direttore della National Gallery: “La mostra del centenario di Freud alla National Gallery offre l'opportunità di riconsiderare la realizzazione dell'artista nel più ampio contesto della tradizione della pittura europea. Era un assiduo frequentatore della Galleria i cui dipinti lo sfidavano e lo ispiravano.” Mentre Daniel F. Herrmann dichiara : “Con uno sguardo incrollabile e un impegno intransigente nei confronti del suo lavoro, Freud ha creato capolavori figurativi che continuano a ispirare gli artisti contemporanei oggi. La sua pratica è stata spesso oscurata dalla biografia e dalla celebrità. In questa mostra offriamo nuove prospettive sul lavoro dell'artista guardando da vicino i contesti in cui si è sviluppato e alla maestria di Freud stessa nella pittura.” In una mia ricerca storiografica e scientifica sulla figura di Lucian Freud apro il mio saggio dicendo : Lucian Freud è uno dei più grandi pittori inglesi del Novecento. Nato a Berlino nel 1922, a 11 anni segue la famiglia in Gran Bretagna, dove avviene la sua formazione: prima alla Central School of Arts and Crafts di Londra e poi alla East Anglican School of Painting and Drawing sotto la guida di Cedric Morris, pittore inglese che suggerisce a Freud l’attenta osservazione dal vero e che gli consente di lavorare nella propria stanza, isolato e direttamente sui modelli. Nel 1948 sposa Kitty Garman, figlia dello scultore espressionista Jacob Epstein, protagonista di molti ritratti degli anni Quaranta e Cinquanta, tra cui
Ragazza con rose (1947-1948), edita nel catalogo della XXVII Biennale di Venezia del 1954, dove Freud, trentunenne, è invitato a rappresentare la Gran Bretagna assieme a Ben Nicholson e Francis Bacon.William Feaver, curatore delle due retrospettive dedicate a Freud alla National Gallery di Londra (2002) e al Museo Correr di Venezia (2005) definisce
Ragazza con rose il primo capolavoro dell’artista. L’olio è una variazione di
Ragazza col gattino (1947, collezione privata);
Ragazza con la giacca scura (1947, collezione privata) e
Ragazza con foglie (1948, New York, Museum of Modern Art), dipinti nei quali il soggetto è sempre Kitty. Freud definisce ogni dettaglio dell’immagine: l’incresparsi dei riccioli, il riflesso della finestra nelle pupille della modella, la paglia della sedia, il velluto della gonna. Kitty posa immobile per giorni e in una recente intervista ha ricordato come si sentisse
arranged (“fissa”). Quando il dipinto appare in Italia il giudizio sull’artista non è unanime. John Rothenstein, che firma la presentazione nel catalogo veneziano, sottolinea come in passato Freud sia stato erroneamente considerato “un classico eccentrico” o “un seguace di Ingres ostinatamente spinoso”. Secondo Rothenstein, Freud “vede qualcosa con suo occhio, interno o esterno e, più il suo sguardo è lungo, più affascinante diviene: tanto affascinante, che nulla, neppure una macchia deve essere omessa”. Quando posa per questo ritratto, Kitty è incinta della figlia Annie e alla luce di questo elemento il dipinto si carica di una forte valenza simbolica: la rosa, così ostentata dalla ragazza, allude al fiore dell’annunciazione e Kitty incarna così, indirettamente, una Vergine moderna. L’atteggiamento dimesso, le spalle incurvate e lo sguardo assente legano
Ragazza con rose all’
Ecce Ancilla Domini (1850, Londra, Tate Gallery) dipinto di Dante Gabriel Rossetti, che Freud può ammirare nel museo londinese. È lo stesso Freud, del resto, ad ammettere l’importanza della lezione dei maestri del passato, in particolare Hals, Velázquez, Vermeer, Chardin e Cézanne, fonti individuate anche dal critico inglese Lawrence Gowing, autore della prima e fondamentale monografia sull’artista (1982). E quando nel 1987 Neil Mac Gregor, in veste di direttore della National Gallery di Londra, invita Freud a selezionare 27 opere del museo per una mostra immaginaria intitolata
The Artist’s Eye, la scelta dell’artista cade in massima parte su tele del Seicento olandese, e poi Chardin, impressionisti e postimpressionisti francesi, Constable e Turner. Freud ha dunque presente modelli rigorosi, che traspaiono nella nitidezza pittorica di
Ragazza con cane bianco del 1952.
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La modella è di nuovo Kitty che, dopo una crisi, è tornata nel ruolo di moglie, come dimostra la fede all’anulare sinistro. L’atmosfera è familiare; nonostante l’apparente distacco l’artista concede all’osservatore di entrare nella sua vita privata.
Ragazza con cane bianco è un quadro che narra anche della loro vicenda matrimoniale: Kitty, che è di nuovo incinta, mostra un seno come talvolta accade nei dipinti rinascimentali indossa l’anello nuziale e ha accanto a sé il bull terrier, dono di nozze dell’artista. Per la precisione della pennellata e la linearità nella definizione dei contorni, la critica ha visto in quest’opera un richiamo formale ai ritratti del pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres. La ritrattistica occupa buona parte della carriera di Freud: “il mio lavoro è autobiografico riguarda me e chi mi sta attorno. Lavoro con persone che mi interessano e di cui mi importa, in stanze che conosco”. Nel 1945, grazie all’amicizia con Graham Sutherland, conosce Francis Bacon, il pittore inglese con cui condivide vita, critica e anche mercato: entrambi infatti hanno difeso la linea del figurativo anche in anni in cui questa sembrava non pagare affatto. I loro reciproci ritratti sono l’emblema della loro differenza: Bacon dipinge una grande figura intera studiando il soggetto da una fotografia, mentre Freud impiega tre mesi per un ritratto del solo volto di Bacon (1952, Londra, Tate Gallery). Entrambi toccano la sofferenza dell’esistenza: Bacon in maniera più spregiudicata e urlante, Freud è più riflessivo e intimo. Ha bisogno di creare un contatto con i suoi soggetti, siano essi amici, parenti, amanti, bambini, levrieri o conoscenze estemporanee; così anche gli ambienti gli devono essere familiari. Dipinge nel suo studio, lentamente, pulendo il pennello in una pezza dopo ogni colpo e lasciando sul pavimento pile di stracci sporchi, le stesse che spesso compaiono nelle sue tele. Gli anni Sessanta si possono definire di transizione: Freud abbandona la precisione dei contorni per una pennellata più densa, strabordante. Ha raggiunto un virtuosismo pittorico che gli permette di dipingere qualsiasi cosa: la venatura di una cravatta in seta, lo scintillio di una luce, la trasparenza di una foglia. Tecnicamente infatti un dipinto come
Large Interior, Paddington è inappuntabile. Il quadro mostra una ragazzina, seminuda, addormentata sul pavimento dello studio. Freud calibra perfettamente il rapporto tra immobilità e angoscia: da un lato il sonno inerme, la giacca del padre appesa alla parete, la grande pianta e dall’altra l’ambiguità della scena. È innaturale infatti che la ragazzina dorma nuda per terra. L’incongruenza iconografica è sostenuta dalla tecnica pittorica: l’assoluto controllo sulla luce che si diffonde pacatamente nella stanza è in contrasto col vertiginoso innalzamento del punto di vista. Quest’ultimo aspetto si deve anche a un cambiamento di posizione davanti al cavalletto: Freud infatti inizia a dipingere in piedi di fronte alla tela imprimendo un ritmo vitalistico ai suoi dipinti. Per
Large Interior, Paddington William Feaver ha individuato una fonte visiva in
Il pittore e la modella di Matisse (1917, Parigi, Musée d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou), a prova di come il ricordo del soggiorno parigino del 1946 sia ancora vivo. Nel dipinto del 1968-1969 compare un nuovo tipo di bianco, granulare e pastoso, che caratterizzerà l’opera della maturità in cui i contorni divengono sempre più sfaldati e i nudi brutali. La forza introspettiva di Freud, il toccare l’essenza di ciò che dipinge, è stata per anni messa in relazione dalla critica con le ricerche del nonno, Sigmund Freud, che per altro Lucian ha appena conosciuto. Freud indaga impietosamente i suoi soggetti anche quando si trova di fronte a personalità dell’alta aristocrazia inglese come Andrew Parker Bowels, protagonista di
The Brigadier (2003-2004, collezione privata), o bellezze della carta patinata come la modella Kate Moss (1974-), immortalata nel 2002 in una posa innaturale e tutt’altro che “bella”. Come non può dirsi adulatorio il ritratto a Elisabetta II d’Inghilterra per cui la regina ha posato 74 volte, contro le cinque convenzionali.
Ritratto della regina (2001) è un olio di piccole dimensioni a cui Freud lavora per un anno e mezzo. Quando lo presenta alla Queen’s Gallery a Buckingham Palace, viene giudicato come un atto di lesa maestà. La pennellata materica e stratificata attribuisce al dipinto i tratti della caricatura, la corona assomiglia a un cappellino. Freud non è pittore celebrativo, dipinge un volto cupo che rivela le ansie di una regina che ha assistito prima allo sgretolarsi del suo impero e ora vede a rischio il destino della monarchia. L’eredità di Lucian Freud, morto a Londra nel 2011, è stata raccolta da alcuni esponenti della young british art, come Jenny Saville, Mark Wallinger, Victoria Chalmers e, in modo meno letterale, Simon English. Lucien Freud nella sua profonda ricerca ‘dell’Io’, lo trasmette attraverso la sua pittura posso dire che i suoi primi dipinti sono stati accostati all’Espressionismo tedesco e al Surrealismo.

Tuttavia, al termine della Seconda Guerra Mondiale egli iniziò a sentire il bisogno di dipingere ciò che si trovava realmente davanti ai propri occhi e questa sua necessità venne esplicitata attraverso l’impiego di uno stile più vicino all’estetica naturalista e l’adozione di un nuovo soggetto: il ritratto. La sua prima modella fu la moglie Kathleen "Kitty" Garman, con la quale Freud convolò a nozze nel 1948. Nonostante il loro matrimonio sia stato breve e turbolento a causa delle numerose infedeltà dell’artista, Freud dimostrò un iniziale interesse per la figura di Kitty e i dipinti che ne derivarono segnarono la svolta definitiva dell’artista verso il naturalismo. Ne è un esempio Ragazza con il cane bianco realizzato nel 1951-1952. Il dipinto ha come soggetto Kitty nel momento in cui la donna era incinta del secondo figlio della coppia e uno dei cani di Freud. Sia la donna che l’animale distolgono lo sguardo dal pittore e lo fissano sullo spettatore. Il seno destro di Kitty fuoriesce dalla vestaglia che sta indossando, ma lei, forse in un momento di distrazione, sembra non farci caso e preferisce appoggiare la mano su quello sinistro, ancora coperto dall’abito. L’ambientazione, la posa di Kitty e dell’animale sembrano inizialmente conferire al dipinto un’atmosfera intima. In quanto spettatori abbiamo l’impressione di star assistendo a un episodio della vita privata dei due sposi, un episodio in cui noi risultiamo essere totalmente estranei. In realtà nel momento in cui Freud realizzò Ragazza con il cane bianco il suo matrimonio con la moglie era ormai arrivato al capolinea e uno sguardo più attento ci permette di notare la malinconia negli occhi della donna, quasi preferisse trovarsi ovunque tranne che su quel letto e la distanza emotiva tra i due è sottolineata dal titolo generico dell’opera che allontana qualsiasi riferimento alla relazione tra Freud e la presto ex-moglie Kathleen. In Ragazza col cane bianco possiamo trovare molti degli elementi che in seguito divennero caratterizzanti dei dipinti di nudo di Freud: i soggetti sono spesso rappresentati distesi su un letto o sul pavimento, talvolta accompagnati da animali, lo sguardo è di frequente rivolto verso il vuoto. I protagonisti dei nudi di Freud furono sempre amici, familiari, amanti, figli e colleghi del pittore, ovvero persone con cui egli aveva un legame molto forte e consolidato che fosse in grado di resistere alle numerose ore di seduta a cui Freud faceva sottostare i suoi modelli. Egli era solito dipingere molto lentamente, concentrandosi in maniera quasi maniacale sul corpo dei suoi soggetti richiedendone la presenza anche quando era concentrato a dipingere parti del quadro che tradizionalmente non necessitano la partecipazione di terzi, quali lo sfondo. Ria, naked portrait, dipinto del 2007, venne completato dopo sedici mesi e circa 2400 ore di lavoro. Joseph Dodds suggerisce che tempi così lunghi sono paragonabili a un ciclo completo di psicoanalisi e forse era proprio questo che Freud, seguendo in parte le orme di suo nonno Sigmund, voleva conseguire: solo stando a contatto con i suoi modelli a lungo egli era in grado di conoscerli in profondità lasciando che il loro inconscio emergesse liberamente.130 Il nudo divenne il tema prediletto da Freud a partire dagli anni Sessanta. L’adozione di un nuovo soggetto fu accompagnata dall’adozione di un nuovo modo di dipingere che prevedeva l’utilizzo di un pennello in setola di maiale (ampio e dal tratto pesante) al posto di un pennello di setola di zibellino (dalla finitura fine e delicata) quasi non volesse più limitarsi a rappresentare la carne dei suoi modelli, ma desiderasse rendere palpabile la sua consistenza e solidità.

Questa sua scelta appare totalmente in linea con l’interesse che Freud aveva per il carattere narrativo e prosastico della carne ponendosi come obiettivo, attraverso una loro (letterale) messa a nudo, la rappresentazione dell’io, del carattere e della natura più grezza dei propri soggetti. In particolare, la pelle rappresentava per Freud il mezzo principale per esprimere l’interiorità dei suoi modelli in quanto veicolo di espressione della loro salute mentale, del piacere e del dolore, della sessualità e del passaggio del tempo.I suoi ritratti sfuggono al culto della bellezza coltivato dall’arte pompier: i volti appaiono spesso affaticati, segnati dal passaggio del tempo, arrossati dal sole, troppo magri o troppo carnosi. Nonostante ciò, Freud non intendeva esaltare “il brutto”, ma rappresentava la realtà così come filtrata dai suoi stessi occhi cogliendone l’essenza più genuina. Con i suoi dipinti, egli si inserì all’interno di una tradizione (quella anglosassone) da sempre caratterizzata da una continua ricerca del “bello” e in un tale contesto le sue opere risultano lacerare la patina idealizzata dei dipinti inglesi e americani mostrando l’asprezza della vita reale. I ritratti di Freud paiono in grado di andare oltre ciò che l’occhio umano è in grado di vedere riuscendo a cogliere i drammi e le ferite che ognuno di noi si porta dietro svelando la vera essenza dell’essere umano. Come scrive Ellen Handler Spitiz: “his portraits are meant not to be like the sitters, but of them”. Nel 1988 Freud fece la conoscenza dell’artista, drag queen e designer australiano Leigh Bowery. Bowery era solito avvalersi del nudo nelle sue performance e accettò con entusiasmo l’invito di Freud di fargli da modello sottolineando come i due fossero accumunati dal desiderio di addentrarsi negli aspetti spesso celati delle persone. Freud rimase talmente affascinato dalla figura di Bowery che lo elesse a sua musa dipingendo dozzine di dipinti dell’uomo nell’arco di quattro anni. Il primo dipinto della serie , forse tra i più belli e significativi, risale al 1990. Bowery ci appare in tutta la sua maestosità (Freud ne esagerò deliberatamente le forme) e la pelle seppur cadente a causa del passare del tempo risulta essere viva grazie all’accostamento di tonalità diverse di colori. In questo dipinto Bowery viene letteralmente messo a nudo da Freud. Grazie ai numerosi incontri tra i due, il pittore era stato in grado di notare che nonostante Leigh fosse solito ostentare al proprio pubblico la sua personalità più dirompente e vivace, indossando spesso tacchi alti, calze a rete, maschere e i travestimenti più eccentrici e particolari, egli era in realtà una persona timida e riservata e questo suo aspetto emerge nel ritratto. Senza abiti, Bowery non può più nascondersi ed è costretto a mostrarsi per quello che è realmente. Inoltre, le forme accentuate, la posa scomoda presentano un riferimento al rapporto spesso difficile che il performer aveva con il proprio corpo, con la propria omosessualità e con una grave malattia, l’AIDS, che ne determinò la morte nel 1994. Dopo la morte di Bowery, Freud ritrovò le stesse forme e la stessa fisicità nell’amica dell’artista australiano Sue Tilley, scrittrice londinese. A partire dal 1993, Freud dipinse numerosi ritratti della donna; il dipinto del 1995 Benefits Supervisor Sleeping venne battuto all’asta da Christie’s a New York nel maggio 2008 alla cifra eccezionale di 33,6 milioni di dollari, detenendo per sette anni il record mondiale per il prezzo più alto pagato per un dipinto di un artista vivente. Dati i propositi di questo elaborato, si è ritenuto di concentrarsi su un altro dipinto avente come soggetto “Big Sue”. Il dipinto in questione è Sleeping by the lion carpet del 1995-96. La donna siede addormentata su una poltrona marrone di pelle. Il suo corpo, posto in primo piano, si staglia in tutta la sua interezza riempiendo la tela e catturando immediatamente lo sguardo dello spettatore, anche grazie all’uso che Freud fece della luce: gli enormi seni, il ventre carnoso, le cosce della donna sono illuminati da una luce proveniente da destra, mentre il viso appare in penombra. Occupando il corpo nudo di Sue circa i due terzi della tela, appare evidente la cura e l’attenzione con cui Freud si è concentrato sul corpo della donna. La sua pelle non è liscia e perfetta, ma presenta segni, iperpigmentazioni, lividi e ammaccature lasciando che essi si facciano rivelatori del passaggio del tempo e delle numerose esperienze di vita vissute. Nel suo saggio “How deep is the skin? Surface and depth in Lucian Freud´s female nudes”, Rotraut De Clerck suggerisce che il braccio destro della donna a contatto con il suo seno e la mano sinistra appoggiata nelle vicinanze del pube inseriscono il dipinto in una dimensione auto-erotica e le fantasie di Sue sembrano “prendere vita” reincarnandosi nell’arazzo con leoni che fa da sfondo al dipinto riprendendo le teorie psicosessuali di Sigmund Freud. Ciò a cui Lucian Freud sembra alludere in Sleeping by the lion carpet è che in una società altamente sessualizzata (quale quella in cui viviamo) in cui pare che il sesso sia solo alla portata dei corpi più atletici e attraenti, la sessualità è in realtà un bisogno universale presente nelle dimensioni più intime e alla portata delle persone che nulla hanno da spartire con i modelli sui cartelloni.

Il nudo fu per Freud un veicolo per esplorare l’essenza più intima e pura dei suoi modelli e ciò lo portò a realizzare dipinti in cui il sesso e la lussuria erano in costante relazione con l’irrigidirsi dello spirito e la decadenza della carne. Nel 1993, poco dopo il suo settantesimo compleanno, Freud dipinse un nudo integrale avente per la prima volta un soggetto d’eccezione: sé stesso. In Painter working, reflection , egli si rivolge nudo (fatta eccezione per un paio di scarponi ai piedi) agli spettatori brandendo una spatola nella mano destra e una tavolozza ancora intrisa di colore nella sinistra. Come affermò egli stesso, il dipinto non si fa portatore di alcun tentativo di auto-analisi, forse per timore di quello che sarebbe potuto emergere, e ha rappresentato una vera e propria sfida per il pittore, posto di fronte alla realtà del proprio corpo oramai invecchiato. Eppure, definire questo un semplice “autoritratto” sarebbe riduttivo: esso permise a Freud di diventare un tutt’uno con i soggetti che aveva minuziosamente studiato durante la sua carriera. Con Painter working, reflection, l’artista da osservatore divenne soggetto.
National Gallery di Londra
Lucian Freud : Nuove Prospettive
dal 1 Ottobre 2022 al 22 Gennaio 2023
dal Lunedì alla Domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.00
Venerdì dalle ore 10.00 alle ore 21.00