Dopo quattro anni di assenza i Bronzi di Riace sono tornati al Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Lo scorso 21 dicembre è stata riaperta una porzione del Museo, che dopo lunghi lavori è stato interamente rinnovato e ampliato. Progettato da Marcello Piacentini negli anni Trenta del Novecento, l’edificio è stato ora ripensato da Alfredo Pirri.
Trasportate in due speciali casse a bordo di una cella frigorifera, le due statue sono state trasferite dalla loro ubicazione temporanea presso la sede del Palazzo del Consiglio Regionale della Regione Calabria e collocate in una stanza appositamente creata all’interno del Museo, con basi antisismiche progettate per sostenere i due capolavori.
L’arrivo dei due guerrieri ha già creato numeri record di ingressi al Museo. Dopo appena due settimane dall’apertura il numero dei visitatori era già arrivato a 17.000: cifre che fanno ben sperare nel futuro della Regione Calabria, intenzionata, come afferma il Presidente Scopelliti, a «mettere in mostra la sua vera natura: quella culturale. La riapertura del museo rappresenta un grande ossigeno per la Regione, tanto più importante in questi momenti di crisi. Per questo nei mesi successivi saranno studiate strategie di rilancio in condivisione con il Mibac. E abbiamo già concertato di utilizzare un investimento corposo dei fondi comunitari per diffondere l’immagine dei Bronzi in Italia e in Europa». I due Bronzi sono dunque investiti dal delicato ruolo chiave di sponsorizzazione e promozione del patrimonio artistico e culturale della Calabria, importante e feconda area di colonizzazione greca.


Rinvenuti nel 1972 da un subacqueo in vacanza sulle coste reggine, i due Bronzi, databili intorno al V secolo a.C., sono opere di eccezionale valore artistico, il cui restauro è stato realizzato con tecniche e metodologie molto accurate. Alte quasi due metri, le statue rappresentano due guerrieri completamente nudi e dotati di scudo, elmo e lancia (andati perduti), e furono probabilmente gettate a mare durante un naufragio. La straordinaria cura dei dettagli del viso, la mirabile fattura delle ciocche dei capelli e della barba, la ponderazione a ritmo incrociato del corpo, la vigorosa plasticità nella resa dei muscoli rendono i Bronzi capolavori dell’arte greca o magnogreca, eccezionalmente ben conservati.
La soprintendente per i Beni archeologici della regione Simonetta Bonomi spiega così il valore dei Bronzi e l’entusiasmo che ha accolto il loro ritrovamento: «A parte gli elmi, gli scudi e le lance che dovevano avere, ma che noi non abbiamo trovato, sono integri e la loro imponenza e la loro perfezione, almeno apparente, hanno avuto successo e hanno colpito l'immaginario collettivo». Un’importante scommessa sulla cultura e un significativo banco di prova per la regione Calabria, culla e ospite di civiltà di estremo interesse, le cui vestigia sono meritevoli della massima valorizzazione.
Cristina Rendina, 05/02/2014